Il Pnrr è stato redatto da orfani dello Stato pesante (per dipendenti e per costi) in termini che lo rendevano difficilmente attuabile. Il governo Draghi lo ha messo in bella copia per non perdere i finanziamenti e per quieto vivere. Il ministro Fitto lo ha reso gestibile, bene integrando i fondi europei, ma poche correzioni di merito gli sono giunte dai ministri competenti. Sempre per quieto vivere.
Questo spiega la vicenda degli immobili denominati case e ospedali di comunità, di cui il Pnrr finanzia l’acquisto nonostante ci siano circa 400 piccoli ospedali generalisti da convertire a cure di bassa intensità e gli esistenti Distretti (per 100mila abitanti) siano contenitori diffusamente vuoti dei necessari servizi sociosanitari territoriali. Eppure la pandemia ha evidenziato la necessità di una più robusta prima linea dei servizi sanitari regionali.
Come non partire allora dalla funzione di cura e assistenza primaria, in quanto più prossima a famiglie e persone che vivono largamente in piccole comunità? Questa dovrebbe rappresentare il primo veicolo della prevenzione, il primo filtro per la individuazione di risposte appropriate ai bisogni, il primo riferimento per il trattamento domiciliare delle cronicità.
È il nodo irrisolto dei medici di medicina generale, lamentato nei giorni scorsi dallo stesso ministro della salute. Da tempo si è esaurita la capacità del singolo professionista di far fronte alla domanda sempre più complessa degli assistiti e si continua a perdere tempo prezioso dietro alla non soluzione della stabile assunzione. Questa introdurrebbe rigidità che imporrebbero la necessità di più medici, farebbe venire meno il rapporto fiduciario con il paziente e la flessibile prossimità alla sua residenza, determinerebbe il fallimento dell’ente di previdenza.
Al contrario, è ormai stata approfondita la soluzione degli studi associati fra professionisti convenzionati (almeno 6) con obblighi di reperibilità h 12, di tecnologie per la telemedicina e la diagnostica elementare, di personale tecnico e sanitario. Se il Distretto territoriale deve essere riempito di funzioni sanitarie pubbliche per il territorio di competenza (hub), la struttura più vicina alle comunità (spoke) può essere realizzata proprio dagli studi associati. Basterebbe cambiare le convenzioni, introducendo questi obblighi, e incentivare i necessari investimenti degli stessi medici. L’impiego sussidiario delle risorse del Pnrr ne moltiplicherebbe gli esiti.