Che si sappia, l’unico animale ad essere mai riuscito a trasformarsi da carnivoro a erbivoro è il panda gigante, seppure con risultati ‘misti’. È già qualcosa che il WWF abbia recentemente annunciato il passaggio di questi simpatici orsacchiotti dalla categoria di animali in via d’estinzione a quella delle specie semplicemente ‘a rischio’.
Probabilmente non dovevamo aspettarci maggior successo dall’ondata di veganismo umano di questi ultimi anni. Il suo declino è ormai in atto da tempo nei paesi anglosassoni dov’è nato – con i suoi praticanti che tornano con sollievo agli hamburger e i conseguenti fallimenti a catena dei principali operatori del settore – ma finora ha tardato a emergere la ‘novità’ che prenderà il suo posto.
Come tutte le mode forti, il veganismo si è bruciato in fretta, lasciando un vuoto da riempire. La ricerca della prossima tendenza è già in corso. Coerentemente con una sorta di legge ‘sociale’, la nuova moda dovrà contrapporsi – idealmente in maniera radicale – a quella che sta tramontando. Infatti, almeno secondo quanto riportano i giornali inglesi, la gioventù ‘trendy’ britannica negli ultimi tempi starebbe improvvisamente acquisendo una passione per la carne da cacciagione: soprattutto il venison (la carne di cervo) e il pheasant, il fagiano. Sono, se vogliamo, carni ‘naturali’. Certo, gli animali che le forniscono devono essere uccisi con violenza, ma del resto le bestie destinate alla macellazione industriale non è che muoiano di vecchiaia.
Il nuovo carnivorismo spinto dei giovani anglosassoni è ovviamente concepito per offendere i gusti dietetici e ideologici della generazione precedente che ora lascia il palco. Se non altro, la caccia almeno offre alla selvaggina una chance di sopravvivenza in più. Inoltre, la giustificazione ‘ecologica’ è eccellente.
Secondo la BASC (British Association for Shooting and Conservation), la carne di fagiano conterrebbe più proteine, meno grassi, il quintuplo del ferro e il triplo di selenio rispetto al pollo. La carne di cervo invece, per essere prodotta genererebbe solo un ventottesimo delle emissioni di CO2 della carne bovina: 0,6 kg per ogni chilo di venison rispetto agli oltre 17 kg di CO2 generati per un chilo di manzo.
Tutto questo è carino, ma anche altamente improbabile. Dal punto di vista pratico, è difficile immaginare che le colline si riempiano di cacciatori a tal punto da poter soddisfare la domanda alimentare di una popolazione umana rimasta perlopiù testardamente carnivora anche di fronte a ogni refolo di moda dietetica.
L’utilizzo della carne di venison aiuterebbe però a risolvere un altro problema britannico: l’estrema sovrappopolazione di cervi che spogliano di verde gli alberi dei boschi del Paese, un incremento causato dall’annientamento da parte dell’uomo dei loro principali predatori naturali, linci e lupi. L’attuale popolazione dei cervidi nel Regno Unito supera i due milioni di capi, il numero più alto da mille anni.