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resistenza antimicrobica

Gli antibiotici (sbagliati) sono i migliori amici della resistenza antimicrobica. Report Oms

La resistenza antimicrobica è dura a morire, ma l'eccessivo uso di antibiotici non appropriati è il responsabile numero uno e i Paesi a medio e basso reddito sono i più esposti al fenomeno. Tutti i dettagli del report dell'Oms

 

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) torna a ribadirlo: il sovrautilizzo degli antibiotici ‘Watch’, ovvero quelli a spettro più ampio, alimenta la resistenza ai farmaci. Ma nonostante gli impegni dell’Onu solo un Paese su tre utilizza almeno nel 70% dei casi un antibiotico della categoria ‘Access’, quella a bassa probabilità di causare resistenza antimicrobica.

IL SISTEMA DI RACCOLTA DATI DELL’OMS

L’Oms ha realizzato un’analisi sull’uso globale degli antibiotici basandosi sui dati del 2022 – raccolti in 90 Paesi, territori e aree, di cui 74 hanno riportato dati nazionali – riuniti dai sistemi Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System (Glass) e Access, Watch, Reserve (AWaRe) dell’Organizzazione.

LA CLASSIFICAZIONE DEGLI ANTIBIOTICI

L’Oms classifica gli antibiotici in tre categorie: Access, Watch e Reserve.

La categoria Access comprende un tipo di antibiotici con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di provocare delle resistenze. Si tratta di antibiotici da prescrivere nella maggior parte delle infezioni più frequenti, come quelle delle vie aeree superiori. Sono anche quelli più economici.

Con Watch, si intendono gli antibiotici con spettro d’azione più ampio, raccomandati come opzioni di prima scelta solo per particolari condizioni cliniche.

E infine la classificazione Reserve identifica una categoria più ristretta di antibiotici ad ampio spettro che si utilizza solo nelle infezioni multiresistenti ma che, anche secondo l’ultimo report Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia, negli ultimi anni è stata prescritta sempre più spesso, nonostante sia a più alto rischio di generare resistenze microbiche.

GLI IMPEGNI PRESI DALL’ONU

Nonostante i progressi, l’Oms riferisce che persistono differenze significative nella capacità di sorveglianza tra i Paesi e i dati disponibili sul loro utilizzo sono spesso incompleti o poco sfruttati. Per questo motivo, nel 2024, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato un nuovo quadro strategico per affrontare le infezioni batteriche resistenti fino al 2035.

Poi nella Dichiarazione politica dell’Onu dello stesso anno, gli Stati membri si sono impegnati a ridurre del 10% le morti associate alla resistenza antimicrobica entro il 2030 e a garantire che almeno il 70% degli antibiotici usati a livello globale appartenga alla categoria Access del sistema AWaRe dell’Oms. Inoltre, i Paesi dovranno anche sviluppare sistemi nazionali di sorveglianza e fornire dati affidabili al GLASS entro il 2030.

LONTANI DALL’OBIETTIVO

Il report dell’Oms evidenzia una realtà preoccupante. Infatti, nonostante l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite, attualmente solo un terzo dei Paesi, territori e aree coinvolti ha raggiunto questo traguardo.

Il paradosso è particolarmente evidente nei Paesi a basso e medio reddito, dove gli antibiotici della categoria Watch, più potenti ma a maggior rischio di favorire la resistenza, sono sovrautilizzati. Al tempo stesso, gli antibiotici Reserve, fondamentali per combattere le infezioni più gravi, risultano spesso del tutto inaccessibili.

SOVRAUTILIZZO O MANCATO ACCESSO

Nel 2022, afferma il report, sono state somministrate in media 18 dosi giornaliere definite (DID) di antibiotici ogni 1.000 abitanti. Tuttavia, i livelli di consumo variano drasticamente: i Paesi, territori e aree con i consumi più alti registrano infatti un uso dieci volte superiore rispetto a quelli con i consumi più bassi.

Questo squilibrio indica quindi un doppio problema: da una parte il sovrautilizzo, dall’altra il mancato accesso.

PERCHÉ È IMPORTANTE CAMBIARE ROTTA

L’Oms e anche altre istituzioni sanitarie insistono sull’urgenza di intervenire e preferire l’utilizzo di antibiotici della categoria Access perché l’ampio spettro d’azione di quelli Watch li rende particolarmente problematici. Il loro uso eccessivo, specie quando potrebbero bastare antibiotici Access, è infatti uno dei principali fattori che accelerano la diffusione della resistenza antimicrobica.

“Gli antibiotici Watch – scrive l’Oms – contribuiscono in modo sproporzionato alla resistenza antimicrobica e occorre fare di più per evitarne l’impiego non necessario”.

MONITORAGGIO INSUFFICIENTE

Il report segnala poi che la partecipazione al sistema di sorveglianza globale GLASS è ancora insufficiente poiché meno della metà dei Paesi nel mondo raccoglie e condivide dati sull’uso di antibiotici, con gravi lacune soprattutto al di fuori del contesto europeo.

LE STRATEGIE DELL’OMS

L’Oms traccia infine le tre azioni prioritarie per far fronte a queste criticità. La prima è rafforzare la sorveglianza sull’uso degli antibiotici, costruendo capacità locali attraverso il potenziamento dei sistemi nazionali di monitoraggio e l’erogazione di corsi online tramite l’Oms Academy.

La seconda è promuovere un uso più razionale degli antibiotici. L’Organizzazione invita i governi ad adottare politiche di stewardship che privilegino gli antibiotici Access, lavorando in sinergia con organizzazioni come la World Medical Association per una prescrizione più consapevole.

E, infine, la terza consiste nel garantire l’accesso equo agli antibiotici essenziali. In collaborazione con iniziative come il Global Antibiotic Research and Development Partnership (GARDP), l’Oms punta a migliorare la disponibilità di antibiotici fondamentali, inclusi quelli della categoria Reserve, nei Paesi con risorse limitate.

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