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Nuovo Farmaco Alzheimer

Una speranza made in Italy contro l’Alzheimer, ecco le novità

La fondazione Ebri di Roma, istituita da Rita Levi-Montalcini, sta studiando una molecola che potrebbe diventare la chiave per curare la malattia di Alzheimer. Tutti i dettagli

 

L’Italia è l’ottavo Paese al mondo più colpito da demenza, sono un milione e 400 mila i casi diagnosticati, 600 mila dei quali solo di Alzheimer. Si tratta di una malattia che poco alla volta o talvolta improvvisamente toglie la capacità di relazionarsi alle persone, anche quelle più care che non vengono più riconosciute e ricordate.

In Italia, però, la fondazione European Brain Research Institute (Ebri) di Roma, fondata da Rita Levi-Montalcini, è all’avanguardia per gli studi sul cervello e alcune recenti scoperte danno un po’ di speranza.

IL RUOLO DELLA PROTEINA A13

Nella video-intervista realizzata da Ruggero Po, la neuropsicologa Elena Fiori ha spiegato a che punto è e quali risultati sono stati raggiunti attraverso l’utilizzo della proteina A13 che si spera possa essere la chiave che aprirà nuove strade per la cura dell’Alzheimer.

“La malattia di Alzheimer – ha ricordato Fiori – è causata dal danneggiamento di una proteina chiamata Beta42, che si accumula in strutture sempre più complesse fino a provocare la morte dei neuroni. La A13 è un frammento di anticorpo specifico per la Beta42 nella sua forma più tossica, quella di oligomero”.

In particolare, “la A13 essendo molto piccola riesce a penetrare all’interno delle cellule molto facilmente risultando un ottimo candidato per la terapia genica per la malattia di Alzheimer. La molecola – ha spiegato la neuropsicologa – è infatti in grado di modificare i danni cerebrali provocati dagli oligomeri”.

A CHE PUNTO SIAMO

Come sottolineato anche da Fiore, restano ancora molti altri esperimenti da fare perché per ora la molecola è stata testata solo su alcuni modelli animali ed è inoltre necessario testarla ad altre fasi della malattia perché al momento i dati sono relativi a una fase pre-sintomatica, quindi sono in grado di prevenire i sintomi, ma sono in corso i test per capire se è in grado di rinvertire un processo iniziato e di stopparlo.

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