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Esiste un legame tra cibi ultra-processati e cancro, diabete e malattie cardiovascolari?

Uno studio pubblicato su The Lancet ha indagato se esiste un collegamento tra cibi ultra-processati e la comparsa di almeno due malattie croniche tra cancro, diabete e malattie cardiovascolari. Tutti i dettagli e i dati dei Paesi europei. Spoiler: l'Italia non è messa così male...

 

Saporiti e facili da preparare, ma non ottimi per la salute. Sono i cibi ultra-processati, la cui diffusione negli ultimi anni è aumentata in tutto il mondo, arrivando a rappresentare oggi anche il 50-60% dell’apporto energetico giornaliero in alcuni Paesi ad alto reddito. Ad affermalo è uno studio, coordinato dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc) e pubblicato sulla rivista The Lancet Regional Health – Europe, che ha indagato il collegamento tra cibi ultra-processati e la comparsa di almeno due malattie croniche tra cancro, diabete e malattie cardiovascolari.

CIBI NON PROCESSATI E PROCESSATI

Come spiegano gli esperti della Harvard Medical School citati dalla Fondazione Airc, “il cibo è considerato non processato o minimamente processato quando si presenta integro, così come è presente in natura o con solo pochi cambiamenti rispetto al suo stato originario, con piccole modifiche magari effettuate per renderlo adatto al consumo umano. Carote, mele, pollo crudo sono solo alcuni esempi”.

“Un certo grado di lavorazione degli alimenti – affermano – è piuttosto comune e consiste, per esempio, nella cottura e nell’aggiungere sale o olio. Se ciò avviene industrialmente, come per esempio con i legumi in scatola, i cibi sono detti processati“.

COSA SONO I CIBI ULTRA-PROCESSATI

Il livello ancora superiore è quello dei cosiddetti ultra-processati che, come si legge nella ricerca su The Lancet, sono “prodotti fabbricati industrialmente che comprendono componenti alimentari decostruiti e modificati, ricombinati con una varietà di additivi”. Vengono infatti chiamati così sia perché contengono numerosi ingredienti aggiunti – per esempio sale, zucchero, coloranti, additivi – sia perché spesso sono prodotti dall’elaborazione di sostanze, quali grassi e amidi, estratte da alimenti più semplici.

Ne fanno parte molti piatti pronti e surgelati, le bevande zuccherate, i prodotti dei fast-food e molti snack confezionati dolci o salati. In alcuni casi, precisa Airc, sono cibi ultra-processati anche “alimenti erroneamente considerati salutari, come i cereali per la colazione, gli yogurt dolci alla frutta o i cracker”.

“Questi alimenti sono in genere ricchi di zuccheri aggiunti, grassi e amido raffinato che alterano la composizione del microbiota intestinale, ovvero i microrganismi che colonizzano il nostro intestino, contribuendo tra l’altro all’aumento di peso e all’obesità”, hanno detto gli esperti della Harvard Medical School.

LO STUDIO

Lo studio dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) si basa sui dati dell’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (Epic) e ha coinvolto 266.666 uomini e donne di sette Paesi europei, dove il consumo di alimenti ultra-lavorati è attualmente stimato a più della metà dell’apporto alimentare giornaliero di una persona.

L’obiettivo era verificare se esiste una relazione tra il consumo di questi alimenti e multimorbilità, vale a dire la comparsa di almeno due malattie croniche: nello specifico, almeno due tra cancro, malattie cardiovascolari e diabete.

I RISULTATI

I ricercatori, che hanno seguito i partecipanti per oltre 11 anni, hanno scoperto che all’aumentare dei consumi di cibi ultra-processati cresce anche il rischio di sviluppare simultaneamente cancro, malattie cardiovascolari e diabete. In particolare, per ogni aumento di 260 grammi al giorno di cibi ultra-processati si è registrato un aumento del 9% di malattie multiple.

Il rischio però non è lo stesso per tutti i prodotti. Infatti, se i prodotti e le salse di origine animale e le bevande dolcificate artificialmente fanno aumentare le probabilità di ammalarsi, per i prodotti ultra-processati di origine vegetale non è stato invece osservato alcun rischio.

LA CLASSIFICA DEI PAESI

La diffusione di cibi ultra-processati è aumentata in tutto il mondo e la multimorbilità è ormai un problema sanitario in crescita non solo in Europa ma in molte regioni del mondo, compresi i Paesi a basso e medio reddito.

Tuttavia, tra i Paesi coinvolti nello studio, i consumi più alti si registrano in Olanda per gli uomini e in Germania per le donne, mentre l’Italia – dopo la Spagna – è il secondo con il tasso più basso, con in media 207 grammi al giorno per gli uomini e 183 per le donne.

Fonte: The Lancet

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