All’aeroporto di Roma Fiumicino si alza il livello di vigilanza nei confronti degli aerei provenienti e delle merci importate dai Paesi in cui è “frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia dengue”. Il provvedimento è arrivato agli Uffici di sanità marittima aerea e di frontiera su disposizione del direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, a causa dell’aumento globale dei casi di dengue, in particolare in Brasile e Argentina.
Tra le misure previste il monitoraggio attento “sulla disinfettazione degli aerei” e la valutazione di eventuali ordinanze per interventi straordinari di sorveglianza, sanificazione e disinfestazione.
LA ZANZARA VETTORE DELLA DENGUE E DEL VIRUS ZIKA
Le circolari si riferiscono alla specie Aedes Aegipty, in quanto è la zanzara vettore dei virus che causano la dengue e l’infezione Zika. Questa zanzara, ricordano gli esperti, non è presente nel nostro territorio e l’obiettivo è quello di impedirne l’arrivo in Italia.
Alcune misure in atto vengono già effettuate in maniera ciclica da Aeroporti di Roma e alcuni vettori. Nello scalo romano inoltre sono presenti, da diversi mesi, dei totem del ministero della Salute, in italiano e in inglese, che riportano consigli ai viaggiatori internazionali sulle malattie trasmesse dalle zanzare, con raccomandazioni comportamentali da adottare prima di partire, all’arrivo nel Paese di destinazione e poi al ritorno in Italia.
DECUPLICATO IL NUMERO DI CASI IN 20 ANNI
L’epidemia di febbre dengue non accenna a frenare. Dopo un 2023 da record, con oltre 5 milioni di casi, nel solo mese di gennaio sono già stati superati i 600mila contagi nel mondo.
Già nei mesi scorsi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva messo in guardia dall’impennata di casi: in venti anni si è registrato un aumento di dieci volte dei contagi, che sono passati dai 500mila del 2000 agli oltre 5 milioni del 2019. Dopo un rallentamento negli anni della pandemia, lo scorso anno la circolazione della dengue, che è comunque soggetta a intensificazioni ogni 3-4 anni, ha ripreso a crescere.
I DECESSI
Secondo l’Oms sono stati più di 5,5 milioni i casi e più di 5mila i morti. Oltre l’80% si è verificato in Sud America, con il Brasile che, da solo, ha contato circa 3 milioni di contagi.
Al di fuori del Sud America, aumenti importanti sono stati registrati in Bangladesh con oltre 300mila casi; Burkina Faso, che con 150mila casi è stato il Paese africano più colpito; e Vietnam con 170mila casi, in calo rispetto all’anno precedente.
Ma l’epidemia non ha risparmiato neanche l’Europa, dove sono stati registrati casi sporadici in Italia (82), Francia (43) e Spagna (3).
LA DENGUE NEI PRIMI DUE MESI DEL 2024
Il 2024 sembra confermare il trend dell’anno scorso. Sebbene i dati siano ancora parziali e frammentari, secondo i report diffusi dagli uffici regionali dell’Oms, nel primo mese dell’anno sono stati già superati i 600mila casi nel mondo. La gran parte dei contagi (550mila) continua a essere registrata nelle Americhe con un aumento del 189% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 263% rispetto alla media dei 5 anni precedenti. Finora sono 68 i decessi registrati.
Il Brasile continua a essere il Paese più colpito con 126mila contagi solo nell’ultima settimana di gennaio.
Tra i Paesi fuori dall’America per cui sono disponibili dati relativi al nuovo anno, si conferma l’alta circolazione della dengue in Burkina Faso (più di 2.000 casi nella sola prima settimana dell’anno) e si segnalano aumenti importanti in Malesia (con oltre 10mila casi fino a metà gennaio).
IL CONSIGLIO DI BASSETTI
“La circolare dengue della Prevenzione del ministero della Salute è un ottimo punto di partenza, anche se forse varrebbe la pena di dare linee di indirizzo su cosa fare. La tecnologia oggi ci può permettere di sapere chi viaggia dall’Italia al Brasile e viceversa: a loro si possono mandare dei messaggi sul telefono informando sulla dengue”. Questo è il consiglio di Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova, condiviso con Adnkronos Salute.
IL COMMENTO DI ANDREONI
“In questo momento l’attenzione alla dengue deve essere particolarmente alta per chi si reca o ritorna da parti del mondo in cui l’infezione è endemica. Queste persone dovrebbero mettere in atto strategie di prevenzione e, se presentano sintomi al loro ritorno, segnalarli al proprio medico”. Lo ha detto all’Ansa Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).
“Non tutte le persone che vengono punte, sviluppano un quadro clinico: una larga parte delle persone infettate è asintomatica o paucisintomatica”, ha spiegato. Quando la malattia dà sintomi, questi sono “febbre, forti dolori muscolari e articolari, arrossamento degli occhi, a volte vomito e diarrea o esantema”. “Di fronte a questi sintomi – prosegue l’infettivologo -, è importante che sia i pazienti sia i medici pensino alla possibilità che possa trattarsi di dengue”.
Andreoni ha poi ricordato che a oggi non esistono terapie specifiche: “La terapia è sintomatica ed è finalizzata a ridurre la febbre, idratare il paziente, combattere il dolore. Nella maggior parte dei pazienti l’infezione non lascia strascichi, tuttavia in una piccola porzione, specie in chi ha già contratto l’infezione, può dare luogo a quadri gravi, anche con febbre emorragica”. Tuttavia, bisogna prestare maggiore attenzione nei confronti delle persone più fragili, come anziani, persone con comorbidità, immunodepressi e donne in gravidanza.
La prevenzione, conclude l’esperto, oltre alle strategie per prevenire la puntura da parte delle zanzare, può basarsi sul vaccino: “Attualmente ne esistono due. Tuttavia, al momento il loro uso è da prendere in considerazione per chi vive nelle zone in cui l’infezione è endemica o per chi si reca in quelle aree, per lavoro o per turismo. Non c’è nessuna indicazione a vaccinare la popolazione generale”.