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Covid Germania

Covid, tutte le difficoltà della Germania alle prese con la quarta ondata

La quarta ondata Covid, finita in Germania fuori controllo per un complesso di responsabilità, rischia di danneggiare ancora una volta l’economia, a partire dal settore dei servizi. Il punto di Pierluigi Mennitti

 

Ora l’appello arriva dal mondo economico: fate presto e fate bene. La quarta ondata del Covid, finita in Germania fuori controllo per un complesso di responsabilità, rischia di danneggiare ancora una volta l’economia, a partire da quei settori maggiormente esposti come i servizi.

“Più tamponi, più vaccinazioni, capacità di seguire i tracciamenti dei contagi, e soprattutto regole più restrittive per scongiurare nuovi lockdown”, chiede Clemens Fuest, presidente dell’Ifo di Monaco, uno degli istituti di ricerca economica più autorevoli del paese.

Ma proprio i lockdown cominciano a insinuarsi nelle pieghe delle decisioni prese da diverse regioni, almeno in quei distretti dove i contagi sono schizzati alle stelle, fino a oltre tassi di incidenza di 1.000 per 100.000 abitanti in sette giorni. Numeri mai visti durante le precedenti ondate che stanno mandando in tilt gli ospedali e le terapie intensive, tanto che dai luoghi più colpiti come la Baviera ci si prepara ai trasferimenti dei malati gravi anche in Italia: la Lombardia ha segnalato disponibilità, in nome della solidarietà per quel che avvenne, al contrario, nell’inverno 2020.

Fuest ha ricordato le cifre orribili dell’economia nei mesi della pandemia: in Germania le misure adottate nel 2020 e 2021 per contrastare le tre precedenti ondate sono costate 325 miliardi di euro di perdite, numeri che la stessa Ifo considera per difetto. È stata la più grande crisi economica dalla depressione degli anni Trenta, ha aggiunto Fuest, e bisognerà evitare a ogni costo di arrivare alla chiusura delle scuole, che produrrà ulteriori alti costi sociali ed economici a lungo termine.

Ma proprio le scuole, ultimo bastione della resistenza a ogni costo, cominciano a vacillare di fronte alla diffusione del virus tra i bambini non vaccinati. Per primo il Brandeburgo ha appena cancellato la promessa di non tornare alla didattica a distanza, reinserendo l’ipotesi tra le misure adottabili nei prossimi giorni. Nel complesso meccanismo burocratico tedesco, significa che presto potrà accadere.

Le misure che Fuest e altri economisti chiedono di introdurre urgentemente (forme di green pass, qui chiamate 2G e 3G a seconda delle restrizioni) sono state già giudicate insufficienti da Angela Merkel, che pure continua solo a lanciare appelli e fare dichiarazioni, senza incidere nelle decisioni da assumere. È vero che il governo è ancora in carica per l’ordinaria amministrazione, ma scaricare su quello futuro (che probabilmente arriverà all’inizio di dicembre) responsabilità che spettano ancora a quello attuale è un gioco puramente tattico. E che costa vite umane: lunedì 22 novembre sono decedute 309 persone per il Covid.

Da mercoledì sarà obbligatorio il green pass per i mezzi pubblici, a partire dai treni su cui finora poteva salire chiunque. Ci sono volute settimane per arrivare a questa decisione, con politici e funzionari che paventavano difficoltà operative e burocratiche: quel che in Italia funziona abbastanza semplicemente, in Germania sembra una cosa complicatissima.

Ora, sull’esempio austriaco, molti politici avanzano l’ipotesi di introdurre l’obbligo di vaccinazione, di fronte a quote di immunizzati fra le più basse dei maggiori paesi europei. Ma procede con intoppi già la sola campagna per la terza dose: molti centri di vaccinazione erano stati chiusi, riaprirli e riportarli a piena funzionalità richiede tempo, anche perché buona parte del personale si era ricollocato altrove. Quelli in funzione hanno liste di prenotazione già piene fino a fine anno.

Molti ambulatori restano legati in maniera pignola alla scadenza del sesto mese e non accettano prenotazioni prima. Nel frattempo ci si è messo anche il ministro della Salute Jens Spahn a creare ulteriore scompiglio, chiedendo agli operatori di rallentare la richiesta delle dosi Pfizer-Biontech per smaltire quelle Moderna. Entrambi sono vaccini efficaci, ma i tedeschi preferiscono il Pfizer elaborato dalla tedesca Biontech e forzare i cittadini a scegliere Moderna può rallentare l’operazione booster.

Che anche il ministro non veda l’ora di passare la mano lo testimoniano i continui incidenti di comunicazione. È stato fuorviante annunciare di non prorogare la legge di emergenza, non tanto perché le regioni non possano adottare lo stesso misure adeguate, quanto perché in piena partenza della quarta ondata ha lanciato il segnale di un rompete le righe. Non hanno poi aiutato né la già citata querelle sui vaccini, né la frase pronunciata in conferenza stampa (“Alla fine dell’inverno i tedeschi saranno tutti vaccinati, guariti o morti”). Spahn sembra aver perduto l’equilibrio indispensabile per gestire una fase così difficile. Comunque il ministro si è detto contrario all’introduzione dell’obbligo di vaccinazione, ma si può star certi che il dibattito proseguirà.

Tra le misure in discussione, un’ulteriore restrizione nei contatti privati specie per i non vaccinati, chiusure per bar e club (hotspot di contagi secondo un recente studio), limitazioni d’ingresso ai mercatini di Natale, che dal prossimo fine settimana prenderanno ufficialmente il via in concomitanza con il primo avvento. Ma come sempre ogni Land va per conto suo: in Baviera alcuni mercatini di Natale sono stati già annullati, a cominciare da quello storico di Monaco.

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