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variante BA.2.86

Covid, cos’è la variante BA.2.86

Ha attirato l’attenzione dell’Organizzazione mondiale della sanità per le sue 36 mutazioni. Al momento niente fa pensare che si possa tornare ai mesi critici della pandemia ma la sua diffusione in 3 continenti, tra cui l’Europa, ci ricorda che il Covid-19 rimarrà un problema di salute pubblica nel prossimo futuro. Fatti, previsioni e commenti sulla variante BA.2.86

 

Non ci pensavamo già più da mesi ma ora che anche l’ultima norma anti-Covid è caduta nei giorni scorsi la pandemia è ormai un lontanissimo ricordo. Dagli Stati Uniti, però, arriva la notizia di un nuovo lignaggio del virus SARS-CoV-2, denominato BA.2.86, lo stesso che fino a poco tempo fa veniva chiamato BA.X. Al momento, stando alle informazioni dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), è stato rilevato negli Usa, in Danimarca e in Israele.

La particolarità e l’aspetto a cui prestare attenzione, scrive Roberta Villa, giornalista scientifica laureata in medicina e chirurgia, è che “ha molte nuove mutazioni”.

Come ricordano gli esperti, tuttavia, niente fa pensare a una nuova ondata simile a quella del picco pandemico, ma è comunque un dato che ci ricorda che il Covid-19 rimarrà un problema di salute pubblica nel prossimo futuro e che se la pandemia è alle nostre spalle, la malattia non ci ha abbandonato del tutto.

COSA SAPPIAMO DELLA NUOVA VARIANTE BA.2.86

Il nuovo lignaggio BA.2.86 è stato individuato ieri dai Cdc statunitensi e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato di averla classificata come “variante sotto monitoraggio” per il gran numero di mutazioni che porta con sé.

 

https://twitter.com/WHO/status/1692255671687794902

Le mutazioni rispetto alla variante XBB.1.5, attualmente dominante, sono infatti ben 36 e, come ha spiegato il direttore di Microbiologia diagnostica dello Houston Methodist, S. Wesley Long, il nuovo lignaggio “si rifà a un ramo precedente”.

BA.2.86, che discende da BA.2, ha compiuto un salto evolutivo simile a quello che ha dato origine a Omicron.

“È interessante notare che l’ultimo discendente diretto di BA.2 (BA.2.85) è stato designato il 30 settembre 2022, cioè 10,5 mesi fa” ha scritto su X il ‘cacciatore di varianti’ Ryan Gregory del dipartimento di Biologia integrata dell’Università canadese di Guelph. “Questo non vuol dire che non ci siano molti discendenti di BA.2. In effetti, quasi tutto ciò che è in circolazione ora ha BA.2 come antenato, incluso il lignaggio ricombinante XBB, dominante a livello globale”.

Sulle possibili origini della variante, Gregory ha poi affermato: “Con così tante mutazioni, non discendendo da nessuna variante più recente dell’ormai scomparsa BA.2, la variante BA.2.86 deve essersi evoluta per molto tempo al di fuori della popolazione generale. Molto probabilmente all’interno di una persona con un’infezione cronica, o forse una specie-serbatoio non umano”.

NON SOLO BRUTTE NOTIZIE

Il nodo della questione è che l’elevato numero di mutazioni fa temere che BA.2.86 possa sfuggire alle risposte immunitarie che abbiamo sviluppato da precedenti infezioni o attraverso le vaccinazioni.

Le prime analisi, ha detto Jesse Bloom, virologo del Fred Hutchinson Cancer Center, indicano che la nuova variante “avrà un’evasione pari o superiore rispetto a XBB.1.5 dagli anticorpi suscitati dalle varianti pre-Omicron e Omicron di prima generazione”. Per il virologo, inoltre, “avrà anche un ulteriore vantaggio antigenico rispetto alle varianti XBB ora che buona parte della popolazione è stata esposta a queste varianti”.

“Ma per avere successo – afferma Bloom -, la variante BA.2.86 dovrebbe combinare questo vantaggio antigenico con una trasmissibilità intrinseca almeno vicina alle attuali varianti XBB”.

Come dichiarato anche dall’Oms, finora sono state segnalate solo alcune sequenze della variante da una manciata di Paesi, il che rende attualmente impossibile affermare che abbia un’elevata trasmissibilità e per questo è necessario continuare a monitorare.

Anche per Gregory, BA.2.86 “potrebbe essere un problema se inizia a mostrare segni di crescita, ma non è affatto chiaro se possa competere con le varianti XBB che si stanno evolvendo ormai da mesi”.

L’AUMENTO DELLA DIFFUSIONE DEL VIRUS NEGLI STATI UNITI

Tuttavia, negli Stati Uniti, sebbene il tasso medio di ospedalizzazione non sia un parametro perfetto, tra giugno e luglio il numero di ricoveri è aumentato di circa il 17% e anche altri segnali, quali le analisi delle acque reflue, indicano una maggiore diffusione del virus.

I VACCINI (MAI ABBASTANZA) AGGIORNATI

In caso di una nuova ondata, un potenziale problema potrebbe essere l’assenza di vaccini specifici per questa variante poiché, per quanto si tenti di velocizzarne l’aggiornamento è impossibile prevedere le mutazioni che il virus può presentare. Quelli in arrivo in autunno, infatti, sono pensati per colpire la sottovariante Omicron XBB.1.5, ma sembrano offrire una certa protezione anche nei confronti di EG.5 (Eris), altra variante – figlia di XBB.1.9.2 – che si è diffusa rapidamente negli ultimi mesi ed è predominante negli Stati Uniti.

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