Advertisement
skip to Main Content

Tutte le novità nelle cure Covid fra tachipirina e monoclonali

Paucicomplottista

L’intervento di Stefano Biasioli, endocrinologo e nefrologo

E allora chi aveva ragione?
Pur non essendo virologi/microbiologi/igienisti, noi l’avevamo detto.
Modestamente, è dall’inizio della pandemia che il sottoscritto e l’amico Renzo Schiavon (autori di un recente libro sulla Senescenza e sulla Medicina Anti-aging) l’avevamo detto. La patologia da COVID-19 è caratterizzata da un’infiammazione generalizzata multi-organo + vasi.
Da almeno 15 mesi abbiamo detto e scritto che l’approccio del ministero della Salute e del CTS “osservazione e tachipirina“ era sbagliato, dal punto di vista concettuale e pratico. Perché? Perché la tachipirina ha una bassa attività antinfiammatoria e non riduce la produzione delle interleuchine.
Nonostante una campagna mediatica (evidentemente orchestrata nel ministero e nei suoi dintorni) che per lunghi mesi ha bocciato come negazionista la posizione di chi era contrario alla tachipirina, adesso – poco per volta – emerge la verità.
Le nostre convinzioni sono oggi supportate da alcuni lavori scientifici, che elenchiamo:
  1. Pandolfi S e Ricevuti G., sul J. of Medical Virology hanno dimostrato che il paracetamolo è dannoso perché riduce il glutatione corporeo, uno dei principali antiossidanti naturali. Ridurre il glutatione significa compromettere le difese naturali (antiossidanti) contro il virus, ovvero favorirne la  propagazione.
  2. Sestili P. e Fimognari C. erano anch’essi arrivati alle stesse conclusioni: la tachipirina abbassa drasticamente il glutatione;
  3. Remuzzi G. e Suter F. (aprile 2021) avevano già dimostrato scientificamente che l’uso dei FANS e dell’aspirina riduceva del 90% la ospedalizzazione, rispetto ai soggetti trattati con tachipirina.

Ebbene, nonostante questi studi, solo il 26 aprile 2021 le linee guida ministeriali hanno incluso – nelle cure – anche gli antinfiammatori non steroidei (NSAIDs), senza però togliere la tachipirina!

Da ultimo, ricordiamo il farmaco ANAKINRA (finora usato contro l’artrite reumatoide) sdoganato da Remuzzi come anti-COVID (riduzione del 55% della mortalità negli ospedalizzati) ma attaccato con una serie di sceneggiate TV contro Remuzzi e contro chi lo  proponeva come farmaco attivo contro il COVID. Tant’è.
Martedì sera l’AIFA ha finalmente diffuso un comunicato in cui afferma che, a breve, l’ANAKIRNA + due immunomodulanti (Baricinitib e Sarilumab) potranno essere usati anche contro il COVID.
E che dire dei monoclonali, usati per Trump e per monsignor Gristina?
Pochi giorni fa l’OMS ha codificato che funzionano: si tratta di almeno cinque monoclonali dai nomi difficili e di un paio di antivirali. Uno di questi (prodotto dalla Lilly) era stato offerto dalla Ditta – circa un anno fa –  in fornitura gratuita all’Italia, senza essere accettato.
Qualcuno, in Italia, dovrà un giorno rendere conto di queste scelte “ingiustificate”. Oggi, anche se la campagna mediatica continua a mandare segnali diversi, esistono cure appropriate. Adesso ci aspettiamo che il ministero consenta l’utilizzo di tutti questi farmaci, in modo adeguato e tempestivo, nei nuovi ammalati sintomatici. Ma, finora, quante morti sono avvenute, a domicilio, “grazie alla tachipirina e a chi l’ha lungamente supportata”?

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere la nostra newsletter

Iscrizione avvenuta con successo, ti dovrebbe arrivare una email con la quale devi confermare la tua iscrizione. Grazie da EnergiaOltre!

Errore

Back To Top

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Iscriviti alla nostra mailing list per ricevere la nostra newsletter

Iscrizione avvenuta con successo, ti dovrebbe arrivare una email con la quale devi confermare la tua iscrizione. Grazie da EnergiaOltre!

Errore