Nella cocaina rosa di cocaina non c’è traccia. Eppure in Italia ha assunto questo nome perché il suo aspetto la ricorda: anche se talvolta può essere venduta sotto forma di pasticche, generalmente è una polvere rosa che si sniffa. Diffusa e apprezzata tra i più giovani, ha un costo importante, pari a circa 400 euro al grammo. Quest’anno le autorità l’hanno individuata a Roma, Milano e Torino, e anche la Relazione europea sulla droga 2024 ne conferma la presenza.
COS’È E DA DOVE VIENE LA COCAINA ROSA
La cocaina rosa è un mix di sostanze, tra cui ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack, che vengono mescolate insieme e colorate di rosa. Talvolta può contenere anche LSD, mescalina e oppioidi come il fentanyl. “È un intruglio che chiunque può fare se ha un paio di droghe e un colorante rosa”, ha detto Joseph Palamar, che studia le tendenze delle droghe alla NYU Langone Health di New York.
“Questo prodotto – spiega la Relazione della European Union Drugs Agency (Euda) – compare in alcune parti del mercato delle droghe dell’Ue, ma ha una storia più lunga in America Latina, dove è stato spesso segnalato come contenente la sostanza 2CB, che ne spiega la denominazione alternativa (di strada) ‘tucibi’. In Europa, tuttavia, una serie di sostanze sintetiche, tra cui la ketamina e l’MDMA, sono state individuate in questo prodotto dal colore brillante e caratteristico. Per molti aspetti, la cocaina rosa è un esempio di una più sofisticata commercializzazione di sostanze sintetiche verso i consumatori, che probabilmente hanno una conoscenza molto limitata delle sostanze chimiche che consumano effettivamente”.
Sempre in relazione alla sua diffusione, Vice afferma che “ha guadagnato popolarità anche tra i frequentatori di discoteche negli Stati Uniti e in Europa, in particolare in Spagna” e “secondo un rapporto delle Nazioni Unite sulle droghe pubblicato nel 2022, è stata trovata nel Regno Unito, in Austria, Svizzera, Canada e nel sud-est asiatico”.
GLI EFFETTI
Conosciuta come una “party drug”, la cocaina rosa viene spesso assunta in discoteca o appunto per “fare festa”. Come si legge sul Guardian, provoca infatti euforia ma i Centri per il trattamento delle dipendenze del Regno Unito ricordano che “ha anche proprietà allucinogene, a differenza degli effetti puramente stimolanti della cocaina tradizionale” e infatti chi ne ha fatto uso riferisce di esperienze “sia euforiche che psichedeliche, tra cui percezione sensoriale alterata e sbalzi d’umore”.
Questi centri aggiungono anche che “è facile andare in overdose” perché la variabilità di sostanze che la compongono complica le risposte sanitarie e i consumatori spesso non sanno nemmeno cosa stanno assumendo. Inoltre, “l’uso a lungo termine può causare attacchi di cuore, pressione alta, aumento del rischio di ictus, oltre a cambiamenti comportamentali, dipendenza, ansia persistente, depressione e psicosi”.
LA DIFFUSIONE IN ITALIA
Palamar riferisce che negli Stati Uniti ha sentito parlare per la prima volta di grandi partite di cocaina rosa importate lo scorso maggio, ma questo non significa che non possa essere prodotta facilmente nel Paese. In Italia, La Stampa scrive che “le indagini della Polizia di Stato hanno svelato un fiorente mercato della cocaina rosa nei quartieri nord di Roma, dai Parioli a Salario-Trieste”, dove “veniva anche consegnata direttamente a domicilio per ravvivare cene o feste”. A quanto pare “era nascosta in lampade di sale, fino a mezzo chilo alla volta”.
Anche a Milano questa droga non è più una novità. “Lo scorso ottobre – prosegue il quotidiano – i controlli all’aeroporto di Malpensa hanno portato al sequestro di un carico di oltre 300 chili di droga di vario tipo, cocaina rosa compresa. E a settembre la sostanza è stata trovata in un ostello e nelle tasche di diversi spacciatori”. Idem per Torino, dove il primo sequestro “risale all’ottobre dello scorso anno” quando i carabinieri l’hanno trovata “durante la perquisizione della casa di un pusher, insieme a 40 mila euro in contanti”.
IL PERICOLO DI RENDERE COOL LE SOSTANZE ILLECITE
Per Riccardo Gatti, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta, il pericolo di una diffusione tra i più giovani si annida anche nei social, luoghi perennemente frequentati ragazze e ragazzi fin dalla giovane età. “Qui è anche questione di marketing – afferma riferendosi all’insieme di nuove droghe che entrano nel mercato illegale -. Ho la sensazione netta che anche il mercato delle droghe giochi con la comunicazione. Ed è un segnale che sulla questione dipendenze bisogna lavorare di più dal punto di vista della prevenzione”.
“Se i messaggi diventano molteplici, veicolati in modi diversi, talvolta evidenti, talvolta sottotraccia e meno espliciti della scena di un film, talvolta come opinioni di ‘gente come noi’, talvolta, ancora, come notizie legate a fatti reali conditi, però, con semplici aggettivi che ci fanno capire ad esempio che una sostanza ‘spopola’ (e quindi è particolarmente gradita), anche quando (ancora?) non è così, allora le opinioni cambiano. La propensione al consumo aumenta” spiega Gatti.
Secondo il medico, tutto questo potrebbe essere successo “anche col fentanyl”. Per Gatti, infatti, sembra che l’arrivo della novità sul mercato sia “preceduto da una sorta di ‘campagna pubblicitaria’” e dunque, “la domanda è: stiamo cadendo in una specie di ‘loop’ in cui tutti hanno bisogno di novità e in cui anche social e media rischiano di diventare, a loro volta ed involontariamente, strumento di presentazione e promozione di prodotti? E intanto chi consuma corre a comprarsi la novità”.