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Test Minnesota Magistrati

Cos’è il Minnesota test previsto per i magistrati dal 2026?

Fa discutere il test psico-attitudinale che i magistrati dovranno sostenere a partire dal 2026. Ma in cosa consiste il Minnesota test, cosa ne pensano gli esperti e come procedono gli altri Paesi europei? Tutti i dettagli

 

Nato negli anni ’30 negli Stati Uniti, viene attualmente utilizzato per la selezione del personale di esercito e forze dell’ordine. Ma dal 2026 anche i futuri magistrati che parteciperanno al concorso pubblico dovranno sottoporsi al Minnesota test introdotto ieri con decreto legislativo dal Consiglio dei ministri.

Superata la prova scritta, e prima di accedere a quella orale, i candidati eseguiranno il test psico-attitudinale, che verrà giudicato da una commissione di docenti nominati dal Consiglio superiore della magistratura su indicazione del Consiglio universitario nazionale.

Il test precede, ma non sostituisce, il colloquio con uno psicologo e, in caso di fallimento, potrà essere ripetuto fino a 4 volte.

IN COSA CONSISTE IL MINNESOTA TEST

Il Minnesota test consiste in 567 affermazioni alle quali la persona, in due ore, deve rispondere vero o falso a seconda che le consideri prevalentemente vere o prevalentemente false. Esiste anche una versione per gli adolescenti dai 14 ai 18 anni composta da 478 affermazioni.

Alcuni esempi sono: “Mi sveglio fresco e riposato ogni mattina”, “Di solito ho le mani e i piedi caldi”, “Mi piacciono le riviste di meccanica”, “Vorrei fare il bibliotecario”, “Riesco ad esprimere i miei veri sentimenti solo quando bevo”, e così via.

A COSA SERVE

Come spiega il sito della scuola di preparazione per concorsi militari Serem, il test mira a identificare le tendenze della personalità ed eventuali disturbi mentali andando a indagare e valutare principalmente cinque aree: la stabilità emotiva, l’affidabilità, l’adeguata capacità di giudizio, il comportamento sociale e la resistenza allo stress.

LE SCALE DI VALIDITÀ

Come ha spiegato al Corriere della sera Giancarlo Cerveri, direttore del dipartimento Salute mentale e dipendenze della Asst di Lodi e membro del Consiglio esecutivo della Società italiana di psichiatria, il test si divide in due parti che vengono poi valutate con due scale, quelle di validità e quelle cliniche.

“Le scale di validità – ha detto Cerveri – sono 3, servono a indicare comportamenti volti a iper-rappresentare o ipo-rappresentare aspetti personologici. Il test cioè ci aiuta a capire se chi si è sottoposto tende a nascondere alcuni aspetti del suo pensiero o viceversa tende a renderli più evidenti”.

Le tre scale di validità sono legate alla menzogna, all’eccessivo controllo emotivo e alla atipia di risposta e “per tutte e tre esistono punteggi che rendono il risultato del test invalido”.

LE SCALE CLINICHE

Le scale cliniche, invece, aggiunge Cerveri, sono 10: ipocondria, depressione, isteria, deviazione psicopatica, mascolinità/femminilità, paranoia, psicoastenia, schizofrenia, ipomaniacalità, introversione sociale.

“In base al punteggio di ogni scala clinica – chiarisce l’esperto – si può inferire la presenza o assenza di specifici sintomi e l’eventuale correlazione con particolari sindromi psichiatriche. Tutto deve ovviamente essere rivalutato con esame clinico e supporto anamnestico”.

IL PARERE DEGLI ESPERTI

Gli esperti si dividono sull’effettiva utilità di questo test per i magistrati. “È un buon metodo di valutazione della personalità” ha detto a Repubblica Giuseppe Sartori, professore di neuropsicologia all’università di Padova. “Le risposte vengono analizzate da un algoritmo che evidenzia gli eventuali valori anomali rispetto alla media. È utile ad esempio nel far emergere depressione o altri problemi psicologici” e “molte domande servono in realtà a misurare la coerenza e la sincerità del candidato”. Tuttavia, aggiunge l’esperto, “non c’è dubbio che il test Minnesota funziona meglio se viene adattato alla categoria che vuole valutare”.

Decisamente meno indulgente il parere di Sarantis Thanopulos, psichiatra, psicoanalista e presidente della Società psicoanalitica italiana intervistato dal Fatto Quotidiano. Riferendosi ai test psico-attitudinali li ha addirittura definiti “pericolosi” in quanto “sottopongono la particolare funzione del magistrato, che è una funzione etica, ai parametri utilizzati per l’assunzione nelle aziende”.

“Premiano le personalità standardizzate, che tendono ad appiattirsi sulle convenzioni sociali, perciò non serviranno a reclutare magistrati migliori, anzi: rischiano di far perdere per strada i più adatti al delicato ruolo di decidere sulle vite altrui” poiché secondo lo psichiatra “la giustizia non è morale, è umanità”.

COSA FANNO GLI ALTRI PAESI EUROPEI

Per quanto il confronto con sistemi giudiziari diversi dal nostro vada fatto con cautela, guardando a cosa accede in Europa si osserva che anche in Austria, Belgio, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca e Ungheria per entrare in magistratura bisogna sostenere prove e colloqui con gli psicologi.

In Belgio, oltre ai test psicologici, ci sono quelli sulla personalità. In Germania le prove psico-attitudinali per i giudici esistono ma sono i vari land a decidere se utilizzarle. In Francia, invece, sono state abrogate nel 2017.

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