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Lezioni Covid

Cosa penso, da medico, della circolare della Salute sul trattamento Covid a domicilio

Il post del medico Stefano Biasioli. Oggetto: la circolare del ministero della Salute sul trattamento Covid a domicilio

Oggetto: la circolare del ministero della Salute sul trattamento Covid a domicilio

Si tratta di 16 facciate, molte delle quali discutibili, per un vecchio medico ospedaliero (quale io sono) abituato da sempre ad affrontare le urgenze nefrologico-dialitiche e le patologie endocrinologiche acute.

Riassumiamo e poi commentiamo questa “classica circolare all’italiana”.

RIASSUNTO

Sarà un punteggio a definire lo stato dell’assistito Covid gestito al domicilio dal medico di famiglia: basato su alcuni  parametri, che consentirebbero  di dividere i pazienti in tre categorie di rischio.

Una scala a punti — chiamata all’inglese Mews (modified early warning score) —  ribadiamo, per definire lo stato del paziente Covid che dovrebbe essere dal medico di famiglia, probabilmente senza una visita domiciliare ma solo con supporto telefonico o informatico (e conseguenti aspetto medico-legali).

La novità è prevista nella circolare del ministero della Salute, pubblicata ieri, per la “gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2”, che fornisce a medici e pediatri delle linee guida per la cura a casa di questi pazienti: dai farmaci da utilizzare all’indicazione delle situazioni in cui si raccomanda una visita diretta da parte del medico.

Le raccomandazioni si riferiscono alla gestione farmacologica in ambito domiciliare dei casi lievi di Covid-19 e si applicano sia ai casi confermati sia a quelli probabili.

La scala Mews servirà a quantificare la gravità del quadro clinico del paziente Covid al domicilio e la sua evoluzione. L’instabilità clinica viene correlata nella scala all’alterazione dei parametri fisiologici (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, temperatura, livello di coscienza, saturazione di ossigeno) e permetterebbe  di identificare il rischio di un rapido peggioramento clinico o di morte. Attraverso la scala Mews, i pazienti vengono quindi stratificati in 3 gruppi di rischio: basso/stabile (score 0-2); medio/instabile (score 3-4); alto/critico (score 5).

La valutazione dei parametri “al momento della diagnosi di infezione e il monitoraggio quotidiano, anche attraverso approccio telefonico, soprattutto nei pazienti sintomatici lievi sarebbe fondamentale poiché” — si legge nella circolare — “circa il 10-15% dei casi lievi progredisce verso forme severe”.

Come si gestisce il paziente a casa, secondo Speranza e C.?

a) misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno (che non deve essere sotto il 92%) tramite saturimetri;
b) trattamenti sintomatici (paracetamolo), appropriate idratazione e nutrizione e
c)l’avvertenza di non modificare terapie croniche in atto per altre patologie, in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti.

Commentino (interlocutorio): poche certezze e novità, fin qui. Il medico di famiglia come “osservatore lontano dalla scena”.

Continua la circolare:

Rispetto ai farmaci cui fare riferimento, si raccomanda di non utilizzare routinariamente corticosteroidi (raccomandati solo nei soggetti gravi che necessitano di supplementazione di ossigeno); non utilizzare eparina (l’uso è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto); non utilizzare antibiotici (il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica). Si indica inoltre di non utilizzare idrossiclorochina, “la cui efficacia non è stata confermata in alcuno degli studi clinici fino ad ora condotti”.  Si raccomanda anche di non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente.

La circolare sottolinea poi che “non esistono, ad oggi, evidenze solide di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato”.

Per gestire il paziente, si sottolinea, fondamentale è la collaborazione con le Unità speciali di continuità assistenziale Usca che effettuano l’assistenza al domicilio.

Altro commentino (interlocutorio): quante sono oggi, nelle singole Regioni italiane, le Usca?

Continua la circolare: “nelle situazioni di aggravamento del paziente è largamente raccomandabile che, in presenza di adeguata fornitura di dispositivi di protezione individuale, i medici e i pediatri, anche integrati nelle Usca, possano garantire una diretta valutazione dell’assistito attraverso l’esecuzione di visite domiciliari”.

Altro commentino (interlocutorio): largamente raccomandabile… purché…

I COMMENTI DI FIMMG E FNOMCEO

Scontati e poco realistici….al solito. Infatti:

1) Positivo il commento del segretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti: “Finalmente i medici hanno indicazioni univoche e un punto di riferimento unico, ma si tratta di un documento da tenere sotto sorveglianza e in aggiornamento continuo qualora — conclude — ci fossero nuove evidenze scientifiche”.
2) Per il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomeo), Filippo Anelli, “è stato riconosciuto il ruolo cruciale del medico di Medicina Generale e del pediatra di libera scelta”.

Altro commentino (interlocutorio): e il malato, dove lo mettiamo?

COMMENTO FINALE

Non condividiamo assolutamente il documento. Perché è uno scaricabarile e toglie ogni speranza di essere curati correttamente a domicilio.

La sostanza: stare a guardare e  paracetamolo per la febbre.

Non fare nulla, anzi stare bene attenti dall’usare i farmaci che la prassi degli ultimi 10 mesi ha dimostrato di essere efficace, nel mondo…

FnomCeo e FIMMG possono “benedire” la circolare finché vogliono. Ancora una volta dimostrano di non essere né dalla parte del medico-curante né dalla parte del paziente.

Noi non  la pensiamo così e siamo dalla parte dei tanti che la pensano come Remuzzi, come tutto il Mario Negri, Suter etc, che consigliano di trattare subito (3 gg dopo la comparsa dei primi sintomi, spesso anche prima del tampone, dati i tempi tecnici per effettuarlo) con azitromicina/plaquenil/ cortisonico (desametasone o altro)/eparina a basso peso molecolare.

Questi sono i farmaci che mi “sono messo in casa” e che userei, in caso di bisogno. Ho fatto 14 tamponi 14, tutti negativi. Ma non si sa mai: “anno bisesto, anno funesto”.

Per me, la circolare — in assoluto — non ha alcun valore: clinico, deontologico, morale. E penso e ripenso agli amici, finiti male perché trattati in ritardo, con approcci simili a quelli della circolare.

Stefano Biasioli

Nb) Ma, al Ministero, qualcuno legge la letteratura mondiale, in questi mesi terribili ? Mai letti gli articoli di Medscape sul Covid-19?

IL DOCUMENTO DI SPERANZA &C. NEL DETTAGLIO

Definizione di paziente a basso rischio. “I pazienti a basso rischio sono definiti dall’assenza di fattori di rischio aumentato (ad esempio patologie neoplastiche o immunodepressione) e sulla base delle seguenti caratteristiche:
• sintomatologia simil-influenzale (ad esempio rinite, tosse senza difficoltà respiratoria, mialgie, cefalea);
• assenza di dispnea e tachipnea (documentando ogni qualvolta possibile la presenza di una SpO2 > 92%);
• febbre £38 °C o >38°C da meno di 72 ore;
• sintomi gastro-enterici (in assenza di disidratazione e/o plurime scariche diarroiche);
• astenia, ageusia / disgeusia / anosmia.”

Il saturimetro.“Il monitoraggio delle condizioni cliniche e della saturazione dell’ossigeno andrà proseguito nel soggetto infettato da SARS-CoV-2 per tutta la durata dell’isolamento domiciliare – dispone la circolare – , in rapporto alle condizioni cliniche e all’organizzazione territoriale. Il paziente dovrà essere istruito sulla necessità di comunicare una variazione dei parametri rispetto al baseline e, in particolare, dovrà comunicare valori di saturazione di ossigeno inferiori al 92%. Qualora venga esclusa la necessità di ospedalizzazione, potrà essere attivata, con tutte le valutazioni prudenziali di fattibilità del caso, la fornitura di ossigenoterapia domiciliare”.

Le indicazioni. In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, sulla base delle informazioni e dei dati attualmente disponibili, si forniscono le seguenti indicazioni di gestione clinica:
• vigile attesa;
• misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria;
• trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo);
• appropriate idratazione e nutrizione;
• non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti), in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti;
• i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico in ragione di un precedente trapianto di organo solido piuttosto che per malattie a patogenesi immunomediata, potranno proseguire il trattamento farmacologico in corso a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante; • non utilizzare routinariamente corticosteroidi;
• l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia;
• non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto;
• non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico;
• non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti;
• non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente

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