Si allarga in sordina l’epidemia di Peste suina africana (Psa) che continua a infestare gli allevamenti del Nord Italia. Intanto, Giovanni Filippini, il nuovo commissario straordinario nominato per gestire l’emergenza, ha emanato un’ordinanza per contenere la diffusione del virus e garantito l’impegno del governo di prevedere indennizzi per gli allevatori in difficoltà.
I NUMERI DELLA PESTE SUINA IN ITALIA
Il bollettino epidemiologico nazionale che aggrega i numeri dal 1° gennaio 2022 al 2 settembre 2024 rileva che il numero di animali positivi alla peste suina africana (Psa) nei territori sottoposti a restrizione è di 2.460 cinghiali e 13.451 suini in 45 focolai. I numeri precisi tuttavia sono difficili da stabilire sia perché questi dati sono aggregati sia perché identificare la malattia nei cinghiali, che sono i veri trasportatori del virus nei vari territori, non è così semplice.
Intanto però esattamente un mese fa i focolai erano 27, segno che il virus, seppur silenziosamente corre. Le regioni colpite sono le stesse di inizio agosto ma si registrano aumenti soprattutto in Lombardia, dove in un mese i focolai sono raddoppiati passando da 13 a 27 e in Piemonte dove da 1 sono diventati 5. Si continuano poi a registrare in Calabria (6), Sardegna (5), Emilia Romagna (1) e Lazio (1).
Il virus riscontrato nell’Italia continentale è geneticamente diverso dal quello circolante in Sardegna e corrisponde a quello circolante in Europa da alcuni anni.
NUMERI CHE NON QUADRANO
Intervistato il 31 agosto da Adnkronos, Filippini, il nuovo commissario straordinario designato al posto di Vincenzo Caputo, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, ha dichiarato che “c’è grande attenzione e lavoro da parte della struttura commissariale, del ministero della Salute, del ministero dell’Agricoltura e di tutti i protagonisti dell’emergenza che si sta gestendo”.
Tuttavia, il commissario, riferendosi esclusivamente ai focolai in atto negli allevamenti domestici di suini in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, ha detto che sono 24 – un numero decisamente inferiore a quello del bollettino a meno che la situazione non sia rapidamente cambiata negli ultimi due giorni.
COSA PREVEDE L’ORDINANZA
Ad ogni modo, il 30 agosto, Filippini ha emesso un’ordinanza che riguarda tutte le zone di restrizione I, II, III in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna e che in primis richiede “un grande sacrificio agli allevatori che sono oggi all’interno di queste zone di restrizioni”. “Siamo tutti consapevoli che questo sacrificio è necessario per poter ridurre la circolazione di questa ondata epidemica molto importante nella speranza che questo virus non vada a colpire altri territori in questo momento indenni”, ha spiegato.
Chiarendo la strategia, Filippini ha detto: “Noi abbiamo bloccato tutte le movimentazioni in entrate e in uscita dagli allevamenti e quindi praticamente gli allevatori, al di là della possibilità in deroga di portare gli animali al macello, si vedono tutto bloccato. Quindi in questo momento gli allevatori si trovano in una situazione in cui chiaramente non possono movimentare gli animali. Abbiamo bloccato anche tutte le movimentazioni di personale e mezzi che in questo momento non sono fondamentali all’attività routinaria degli allevamenti. Ovviamente i mezzi che devono portare da mangiare agli animali possono muoversi ma con tutte le dovute cautele in termini di biosicurezza, disinfezioni e massima attenzione perché abbiamo a che fare con un virus molto cattivo non in termini di mortalità, ma soprattutto di capacità di diffondersi nell’ambiente”.
INDENNIZZI PER GLI ALLEVATORI IN ARRIVO?
Solo pochi giorni fa era intervenuta Coldiretti chiedendo che “vengano da subito erogati gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate dalla Psa che oggi sono in grande difficoltà”. Indennizzi, precisa l’associazione, “che non devono riguardare solo quelle aziende che hanno subito gli abbattimenti”, ma che tengano “in considerazione il tema del fermo aziendale, che riguarderà tutti quegli allevamenti che saranno costretti a rimanere fermi e non potranno nemmeno ripopolare”. Coldiretti ha anche chiesto “un monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare che ci siano grandi speculazioni e […] uno stop a mutui e ai contributi per le aziende colpite”.
“Il governo – ha assicurato Filippini – sta prendendo in seria considerazione il dramma e la situazione di grande difficoltà degli allevatori di suini e quindi i vari ministeri competenti, dell’Agricoltura, della Salute con le Regioni, stanno facendo una grande operazione per andare a verificare quali sono gli indennizzi in termini di risarcimenti dei danni diretti e indiretti che gli allevatori stanno subendo. Quindi è in essere una grande riflessione su questo tema e credo che non ci saranno problemi”.
LE RICADUTE ECONOMICHE
Con l’emergenza peste suina a rischio è uno dei settori chiave del made in Italy. Una filiera che, ha ricordato Coldiretti, ha un “valore tra produzione e indotto di circa 20 miliardi di euro, 100mila posti di lavoro e 10 milioni di animali allevati”.
“È un’emergenza squisitamente commerciale – rincara Rudy Milani, presidente nazionale dei suinicoltori di Confagricoltura -. Solo il danno d’immagine finora ha pesato sull’export per mezzo miliardo di euro. Ma le ripercussioni sulle vendite di carne e salumi all’estero rischiano di essere ancora più gravi se consideriamo che nel 2023 abbiamo esportato prodotti per un controvalore superiore ai 30 miliardi”.