Febbre, mal di testa, tosse e talvolta difficoltà respiratorie e anemia. Sono questi i sintomi descritti da Dieudonné Mwamba, direttore generale della Sanità della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), in merito a una misteriosa malattia che finora ha provocato 376 contagi e 79 decessi nel Paese.
Al contempo, lo Stato africano sta affrontando anche un’epidemia di influenza stagionale ed è il più colpito nella regione centrale dai contagi da mpox.
IL PAZIENTE 1
Stando a quanto scrive Health Policy Watch, il primo caso di malattia sconosciuta è stato identificato il 24 ottobre nel distretto di Panzi, nella provincia di Kwango, in gran parte rurale e confinante con l’Angola. Tuttavia, secondo Jean Kaseya, direttore generale dei Centres for Disease Control and Prevention (Cdc) dell’Africa, le autorità centrali sono state informate di un possibile focolaio solo il 1° dicembre.
“Vogliamo rafforzare la sorveglianza – ha detto Kaseya -. Abbiamo un ritardo di quasi cinque o sei settimane e in questo lasso di tempo possono accadere molte cose. È per questo che stiamo sostenendo il Paese per costruire una forte capacità di sorveglianza”.
Panzi infatti non ha la capacità di analizzare i campioni prelevati dai pazienti affetti dalla malattia sconosciuta, che quindi sono stati inviati a un laboratorio a circa 500 km di distanza. Mwamba prevede che la malattia venga identificata entro il fine settimana.
https://twitter.com/MinSanteDRC/status/1864089204784791922
I SINTOMI
“La malattia – ha dichiarato Mwamba – è caratterizzata da febbre, mal di testa, tosse e talvolta difficoltà respiratorie. Dato che non abbiamo una diagnosi specifica, non sappiamo se siamo di fronte a una malattia virale o batterica, ma crediamo che, in meno di 48 ore, i risultati dei laboratori ci aiuteranno”.
Il direttore generale della Sanità ha aggiunto che la malattia sembra essere trasmessa per via aerea.
https://twitter.com/MinSanteDRC/status/1864671505700864229
COLPITI SOPRATTUTTO I BAMBINI
Dai dati dei Cdc Africa riportati da Health Policy Watch, finora le persone infette risultano essere circa 376 persone, con le femmine leggermente più colpite dei maschi e la maggior parte dei casi (52%) ha meno di 5 anni. Il secondo gruppo di pazienti è invece costituito da persone di età superiore ai 25 anni (quasi il 30%).
Per quanto riguarda i decessi, il ministero della Salute della Rdc, scrive che la maggior parte ha colpito ragazzi con più di 15 anni.
UNA ZONA GIÀ VULNERABILE
Mwamba ha anche sottolineato che la popolazione del distretto rurale di Panzi è “vulnerabile”, poiché il tasso di malnutrizione sfiora il 40% e di recente ha registrato una grave epidemia di tifo. Inoltre, la Repubblica Democratica del Congo sta vivendo anche un’epidemia di influenza stagionale. “Dobbiamo tenere conto di tutto questo come contesto”, ha precisato. L’anemia, per esempio, segnalata tra i sintomi, potrebbe infatti essere causata da malnutrizione, malaria e dalla situazione sanitaria di base della zona.
Non a caso, a Panzi, riferisce Reuters, c’è un problema di approvvigionamento di medicinali e i malati muoiono nelle loro case per mancanza di cure. “Mancano medicinali e forniture mediche, poiché la malattia non è ancora nota, la maggior parte della popolazione è curata da operatori tradizionali”, ha detto Lucien Lufutu, presidente della consulta della società civile della provincia di Kwango.
I COMMENTI DEI MEDICI ALL’ESTERO…
“Potrebbe essere qualsiasi cosa. Influenza, Ebola, Marburg, meningite, morbillo. A questo punto, non lo sappiamo davvero”, ha dichiarato Anne Rimoin, epidemiologa dell’Università della California, Los Angeles, che lavora in Congo dal 2002. Secondo lei la diagnosi delle malattie può essere complicata a causa delle limitate infrastrutture sanitarie e dei problemi di salute di fondo di una parte della popolazione, tra cui malaria e malnutrizione.
“Penso che sia davvero importante essere consapevoli di ciò che sta accadendo e che sia altrettanto importante non farsi prendere dal panico finché non avremo maggiori informazioni”, ha aggiunto.
Per Abraar Karan, medico esperto di malattie infettive presso la Stanford Medicine, l’epidemia “suscita un allarme” a causa della sua localizzazione perché le interazioni tra l’uomo e la fauna selvatica in Congo aumentano il rischio che un agente patogeno si diffonda dagli animali e “molte infezioni animali che si trasmettono dall’animale all’uomo possono causare malattie piuttosto gravi”.
…E IN ITALIA
“Non siamo ancora in una situazione di allarme, che si avrebbe in caso di presenza di un elemento diagnostico nuovo” ha commentato Giovanni Rezza, professore di igiene e sanità pubblica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, già dirigente di ricerca dell’Iss. “Se fosse chiaro che l’intera popolazione è suscettibile e fosse conosciuta la modalità di trasmissione (ad esempio per via aerea), allora ciò costituirebbe un allarme. Ma al momento si tratta di una situazione circoscritta in una zona ristretta, sicuramente molto grave per l’area interessata. La letalità – conclude – appare molto alta, circa un terzo sulle oltre 370 persone colpite. Ricorda quanto si osserva per la febbre emorragica, ma i sintomi sono molto diversi”.
Ipotizza una febbre emorragica virale come la febbre emorragica Crimea-Congo o l’Ebola anche l’infettivologo Matteo Bassetti: “Già note, ma magari sostenute da un nuovo virus che speriamo sia presto identificato. Il rischio per il resto del mondo è bassissimo, i collegamenti tra il Congo e gli altri Paesi non sono certo al livello di quelli della Cina”.
Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica, evidenzia come Karan l’aspetto dello spillover, ovvero del salto di specie, e della facilità con cui oggi si trasporta una malattia da un continente all’altro: “Non lo sappiamo cosa accadrà, difficile prevederlo ora. L’unica cosa che possiamo fare è non farci trovare impreparati, non solo per questo allarme, ma per tutti quelli che ci saranno”.
Gli fa eco il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia: “Attenzione, mai sottovalutazione, ma mai allarme. Soprattutto quando ingiustificato o per lo meno prematuro. Ribadiamo, come diciamo da tempo: quello che accade in un mondo globalizzato e nel quale c’è grande mobilità, ci interessa, eccome”.
COSA SUCCEDE ORA
Karan ha poi spiegato che, per identificare la malattia, i funzionari sanitari locali inizieranno con uno screening per le malattie più comuni, come l’influenza o la malaria, prima di effettuare test per agenti patogeni meno comuni. Se tutti i test sono negativi, i funzionari possono sequenziare geneticamente i tessuti, il sangue, il muco o il midollo osseo delle persone infette.
Allo stesso tempo, ha aggiunto Amira Albert Roess, professoressa di salute globale ed epidemiologia alla George Mason University, le squadre internazionali sul campo raccoglieranno informazioni sui fattori di rischio che accomunano i malati e sulle persone con cui sono stati in contatto.
CONTROLLI NEGLI AEROPORTI
Nell’attesa che si ottengano più informazioni, Bloomberg fa sapere che le autorità sanitarie di Hong Kong rafforzeranno i controlli all’aeroporto per i visitatori in arrivo da Johannesburg e Addis Abeba, i due hub di transito africani che potrebbero traghettare i viaggiatori dalla Repubblica Democratica del Congo.
In Giappone il ministero degli Esteri ha sconsigliato i viaggi non necessari nella regione colpita dall’epidemia.
In Italia il ministero della Salute ha chiesto agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) “di fare attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolare modo per i voli diretti provenienti dal Paese”. Tuttavia, non esistono collegamenti diretti con il nostro Paese.