Vaccino anti Covid: partita la sperimentazione in Italia. Tutti i dettagli.
Alle 8.30 la prima iniezione: curiosità, un pizzico di umana paura, ma soprattutto tanta speranza. “Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo”. Si è aperta così, con le parole della prima dei 90 volontari, l’attesa sperimentazione del vaccino contro il Covid-19 interamente Made in Italy, realizzato, prodotto e brevettato dall’azienda Reithera con sede a Castel Romano (e proprietà svizzera), alle porte della Capitale, con il sostegno del governo, del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e della Regione Lazio. I test vengono condotti all’ospedale Spallanzani di Roma, ma una parte della sperimentazione sara’ effettuata presso il Centro Ricerche Cliniche – Policlinico G.B. Rossi di Verona.
CHI FINANZA IL VACCINO DI REITHERA
Per la realizzazione di questo obiettivo – si legge in una nota della Regione Lazio – sono stanziati 8 milioni di euro, 5 milioni a carico della Regione Lazio, trasferiti allo Spallanzani, e 3 milioni a carico del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica. Il vaccino è realizzato, prodotto e brevettato – come detto – dalla società biotecnologica italiana Reithera di Castel Romano.
IL RUOLO DI UNICREDIT
Anche Unicredit ha scommesso sul vaccino anti-Covid dell’azienda biotecnologica italiana Reithera (prodotto in collaborazione con Sgs). Dal gruppo bancario capeggiato dall’amministratore delegato, Jean-Pierre Mustier, è arrivato nei giorni scorsi un finanziamento di 5 milioni di euro per accelerare nella ricerca dell’antidoto. (qui l’approfondimento di Start Magazine).
IL PRIMO VOLONTARIO
Il primo volontario, una donna di 50 anni, ha ricevuto nella mattinata del 24 agosto tramite iniezione intramuscolare la dose di vaccino e iniziato l’iter che lo porterà nei prossimi mesi a sottoporsi a una serie di ravvicinati controlli periodici che serviranno ai ricercatori per verificarne sicurezza e tollerabilità, nonché eventuali effetti collaterali. La sperimentazione sarà effettuata su novanta volontari suddivisi in due gruppi per età: 45 tra i 18 e i 55 anni, altrettanti di eta’ superiore ai 65 anni. Ciascun gruppo sarà suddiviso in tre sottogruppi da 15 persone, a ciascuna delle quali verra’ somministrato un diverso dosaggio del preparato vaccinale. Se i primi risultati della fase 1 (quella appena iniziata, che riguarda la valutazione sulla sicurezza e l’immunogenicità) saranno positivi, entro la fine dell’anno potranno prendere il via le fasi 2 e 3, che saranno condotte su un numero maggiore di volontari anche in paesi dove la circolazione del virus e’ più attiva.
LE PAROLE DEL CAPO AZIENDA DI REITHERA
“Siamo al lavoro per disegnare uno studio clinico che ci consenta di confermare i dati della sperimentazione di Fase 1 su grandi numeri. L’idea è di passare immediatamente dalla Fase 1 a una Fase 2/3, dove aumenta il numero dei volontari – perché è fondamentale dimostrare la sicurezza del vaccino su grandi quantità di persone – e ci si prepara poi a dimostrare l’efficacia’. Così Antonella Folgori – ad dell’azienda biotecnologica di Castel Romano (Roma) ReiThera che ha ideato, prodotto e brevettato il candidato vaccino italiano GRAd-COV-2 – sull’avvio oggi della sperimentazione di Fase 1 all’Istituto Spallanzani di Roma. “Si tratta di fatto di una procedura accelerata – spiega Folgori – che tutti i principali sviluppatori di vaccino anti Covid applicano”. Quanto a platea di volontari e tempi, “il vaccino andrà testato su almeno 10mila persone – avvisa Folgori – mentre il prodotto potrebbe essere disponibile a meta’ 2021. O forse prima, chissà. Dipenderà molto da quanto sarà rapida la Fase 2/3, dall’interazione con le agenzie regolatorie e anche dai risultati degli altri candidati vaccini che sono in fase più avanzata di sperimentazione. Non e’ cruciale arrivare primi ma è opportuno che ogni Paese faccia uno sforzo per un vaccino dedicato alla popolazione”.
I TEMPI DEL VACCINO SECONDO LO SPALLANZANI
I tempi, insomma, si prevedono brevi: “Se questa prima fase va bene – ha confermato il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia – si continuerà con la seconda e la terza fase che probabilmente faremo in un paese dell’America Latina dove il virus e’ in crescita. E se tutto avviene nei tempi programmati, il nostro auspicio e’ che questo vaccino sia prodotto in primavera”. Ottimista anche l’azienda produttrice: “Non vediamo l’ora di fornire importanti aggiornamenti sulla sicurezza e l’immunogenicità del nostro candidato vaccino nei prossimi mesi – ha detto Stefano Colloca, Chief Technology Officer di ReiThera – e ci auguriamo di poter avanzare nella sperimentazione internazionale di fase 2-3 entro la fine dell’anno”. Ma com’e’ fatto il vaccino, il cui nome ufficiale è GRAd-COV2? Il meccanismo di base e’ (almeno apparentemente) semplice: utilizza un virus “del raffreddore” dei gorilla, un adenovirus, reso innocuo per l’uomo ma che ha il vantaggio di non essere subito scoperto e respinto dal nostro sistema immunitario. Per questo viene usato come un “vettore virale”, o con un’immagine più intuitiva come una sorta di Cavallo di Troia: quello che interessa davvero è ciò che trasporta, ossia una sequenza di codice genetico che induce transitoriamente l’espressione della proteina spike nelle cellule umane. Questa proteina è la “chiave” attraverso la quale il coronavirus, legandosi ai recettori ACE2 presenti all’esterno delle cellule polmonari, riesce a penetrare ed a replicarsi all’interno dell’organismo umano. La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus. In sostanza, si insegna al corpo umano a riconoscere gli “artigli” del Sars-Cov 2, che poi non sono altro che le punte delle famose “corone” che rendono caratteristica questa famiglia di virus tanto da darle il nome, per poi difendersi una volta giunti a contatto con il virus vero e proprio. Il vaccino ha già superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in vivo su modelli animali, che hanno evidenziato la forte risposta immunitaria e il buon profilo di sicurezza. Ora bisognerà aspettare alcuni mesi, si spera pochi, per avere risposte anche sulla reazione nell’uomo.