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Brevetti farmaci rimborsabili, ecco come il Servizio sanitario può risparmiare

A 15 principi attivi, attualmente in regime di rimborsabilità, scadrà il brevetto nel corso del 2025. Questo aprirà quindi alla possibilità di produrre e vendere la loro versione generica, con un notevole risparmio per le casse del Ssn nei prossimi anni. Nomi e numeri

 

Nell’ambito dei criteri di individuazione degli scaglioni per la negoziazione automatica dei generici e dei biosimilari, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha pubblicato una tabella con i quindici principi attivi (di fascia A e H), attualmente in regime di rimborsabilità, il cui brevetto scadrà nel 2025. Ecco quali sono, chi li produce e quanto la possibilità di una loro versione generica può far risparmiare nei prossimi anni il Servizio sanitario nazionale (Ssn).

LA TABELLA DELL’AIFA

Fonte: Aifa

FARMACI PER UNA SPESA SUPERIORE AI 50 MILIONI DI EURO

Il primo in classifica per spesa media del Ssn (145.115.133 euro), negli ultimi tre anni, è il principio attivo pertuzumab, il cui nome commerciale è Perjeta, un anticorpo monoclonale umanizzato ricombinante che viene somministrato in concomitanza con la chemioterapia e in combinazione con trastuzumab. È sviluppato da Genentech e Roche e il suo brevetto scadrà a giugno.

Con oltre 82 milioni di euro segue aflibercept, principio attivo di Eylea, farmaco per il trattamento della degenerazione maculare, sviluppato da Regeneron pharmaceuticals e Bayer. Al terzo posto denosumab (67.401.249 euro), commercializzato con il nome di Prolia e prodotto da Amgen. È indicato per il trattamento dell’osteoporosi.

Sopra i 50 milioni di euro di spesa media negli ultimi tre anni per il Ssn seguono poi canakinumab-Ilaris (64.620.192 euro), anticorpo monoclonale di tipo umano di Novartis; ticagrelor-Brilique (56.501.318 euro), antiaggregante di AstraZeneca; eltrombopag olamina-Revolade (54.741.473 euro), agonista della trombopoietina di Revolade; e golimumab-Simponi (50.355.305 euro), anticorpo monoclonale di tipo umano di Janssen.

FARMACI PER UNA SPESA INFERIORE AI 50 MILIONI DI EURO

Sotto i 50 milioni di euro di spesa media negli ultimi tre anni per il Ssn ci sono l’agente antimuscarinico bromuro di aclidinio (30.180.150 euro), commercializzato Bretaris Genuair ed Eklira Genuair e prodotto da Industrias Farmacéuticas Almirall; desametasone-Decadron (26.639.616 euro), glucocorticoide di sintesi di Savio Pharma Italia; axitinib-Inlyta (22.647.411 euro), inibitore della tirosin-chinasi di piccola molecola di Pfizer; pazopanib cloridrato-Votrient (15.658.916 euro), antitumorale di Gsk e Novartis; vandetanib-Caprelsa (2.966.909 euro), antineoplastico di Astrazeneca; avanafil-Spedra (836.417 euro), inibitore della fosfodiesterasi di tipo 5 di Menarini; lixisenatide-Suliqua (272.738 euro), agonista del recettore del GLP-1 di Sanofi; e ocriplasmina-Jetrea (44.011 euro), forma ricombinante della proteina umana (plasmina) di Fujifilm Diosynth Biotechnologies e Oxurion.

I COSTI PER IL SSN E LA DIFFIDENZA VERSO I GENERICI

La spesa media totale del Ssn generata negli ultimi tre anni dall’acquisto di questi farmaci supera i 620 milioni di euro. La “sostituzione” però con farmaci generici richiede tempo e anche una cultura che non è prevenuta nei loro confronti.

Per quanto riguarda i tempi, il presidente dell’Aifa, Robert Nisticò, afferma che la riforma dell’Agenzia sta già dando i suoi risultati e che, da quando si è insediata lo scorso marzo la Commissione unica, il totale delle giornate impiegate nelle procedure di ammissione alla rimborsabilità si sono quasi dimezzate e anche i tempi per la presentazione e l’approvazione dei dossier farmaceutici si sono ridotti.

In merito, invece, all’uso dei generici (o equivalenti) in Italia, AboutPharma, citando l’ultima edizione del rapporto Osmed, riferisce che il trend di crescita negli ultimi 5 anni rimane limitato e il loro consumo in Italia resta basso, soprattutto se confrontato a quello di altri Paesi europei. Secondo i dati Iqvia, infatti, l’Italia è ancora terzultima in Europa, con i medicinali ex-originator che occupano il 44,3% del mercato dei farmaci a brevetto scaduto. La media Ue relativa al consumo di generici è invece del 51%, con Paesi come la Gran Bretagna che sono al 60%.

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