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Domenico Arcuri

Chi sbuffa su Arcuri per le siringhe dei vaccini anti Covid

Per i vaccini anti Covid, il commissario Arcuri ha pubblicato un bando richiedendo siringhe monouso luer lock: più performanti e più care di quelle standard ma non reperibili sul mercato italiano, secondo l'azienda Pentaferte, una delle due aziende italiane che producono siringhe (l'altra è Pic). Una scelta diversa da quella presa in Francia e Germania

 

I primi vaccini potrebbero essere distribuiti in Italia già a gennaio, in tempi record di sviluppo e produzione. Per farli, però, potremo dover attendere almeno altri due mesi. Mancano le siringhe.

Meglio, mancano le siringhe richieste dal commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, sulla base delle indicazioni del Cts (Comitato tecnico scientifico) e dell’Iss (Istituto superiore di sanità).

I dispositivi di inoculazione richiesti nel bando del governo, infatti, non sono quelli standard (quelli richiesti da Francia, Germania e non solo), ma quelle monouso luer lock.

Andiamo per gradi.

IL BANDO PER LE SIRINGHE

Partiamo dall’inizio. Nella conferenza stampa del 26 novembre, il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri, ha annunciato la pubblicazione del bando per la richiesta delle siringhe per inoculare il vaccino anti Covid in arrivo.

“Abbiamo richiesto 150 milioni di strumenti tra aghi e siringhe per somministrare i vaccini, che sarà un momento di svolta per battere il virus”, ha detto il commissario.

COSA SI CHIEDE NEL BANDO?

Ai fornitori sono state richieste siringhe monouso luer lock, ritenute più performanti da Cts, Iss e Arcuri. Rispetto alle siringhe standard, su cui si stanno orientando Francia, Germania e Spagna, questi dispositivi presentano la connessione tra il cilindro e l’ago ad avvitamento e non a pressione.

SIRINGHE NON PRESENTI SUL MERCATO

Se è vero che possono risultare più performanti, è anche vero che queste siringhe non ci sono sul mercato. “Il bando prevede delle caratteristiche tecniche delle siringhe che non sono reperibili sul mercato”, ha detto a Non è l’Arena Gianluca Romagnoli, titolare di Pentaferte, azienda italiana leader nella produzione di siringhe e altri dispositivi medicali.

SIRINGHE CHE COSTANO DI PIU’

Non reperibili perché “di nicchia”, spiega Romagnoli. Le siringhe di Arcuri, rispetto alla turbecolina, “comunemente reperibile nelle farmacie e di produzione standard, da 1 millilitro”, costano molto di più, ha spiegato Antonio Masseroni, responsabile dello stabilimento Pentaferte di Campli, in provincia di Teramo, a Tagadà. Il costo “è anche 5-6 volte superiore a quello di una siringa standard”.

“La “tubercolina” viene venduta a 8 centesimi, l’altra richiesta dallo staff di Arcuri può costare 40 centesimi”, ha aggiunto Gianluca Romagnoli al quotidiano La Verità.

Numeri contestati dalla struttura di Arcuri con una nota inviata a Tagadà (qui la precisazione di Arcuri).

TEMPI DI PRODUZIONE PIU’ LUNGHI

Le siringhe più performanti richiedono uno stampo ad hoc ed “essendo un prodotto non standard, la messa in produzione partirebbe tra due o tre mesi”.

RIFORNIMENTI CINESI?

Pentaferte, in realtà, sta pensando di non partecipare al bando, seppur “con l’Artsana siamo le uniche due aziende italiane che producono siringhe”, ha detto Romagnoli a La Verità. “Mi sembrava giusto esserci, ma nessuno mi ha interpellato per chiedere un consiglio sui prodotti richiesti”.

“Per fare lo stampo, dovrò aspettare febbraio e nel frattempo già ci sono importatori cinesi che stanno mettendo sul mercato prodotti di bassa qualità e a prezzo irrisorio”, ha aggiunto Romagnoli.

ITALIA PRODUCE PER LA FRANCIA

E pensare che proprio Pentaferte, già da settembre, ha avviato la produzione di siringhe per la vaccinazione. Ne produce un paio di milioni al mese “per il ministero della Salute francese”.

SIAMO IN RITARDO?

Romagnoli ha anche qualche dubbio sui tempi. “Ci hanno dato 14 giorni per presentare l’offerta, a fine dicembre dovrei già consegnare milioni di siringhe. Non si può lavorare in questo modo. Purtroppo andrà a finire che al bando risponderanno solo cinesi con i loro prodotti da pochi centesimi e di scarsa qualità”.

ARCURI SI DICE TRANQUILLO

Tutto questo, però, non sembra preoccupare Arcuri. “Non c’è da fare altro che aspettare la richiesta pubblica di offerta. Non ho traccia di preoccupazione su questo”, ha detto Arcuri, secondo quanto riporta oggi il Sole 24 Ore.

Senza dubbio, però, il 9 dicembre sarà il primo ed importante banco di prova per quella che dovrebbe essere la più grande campagna vaccinale degli ultimi tempi.

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