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Anticorpo monoclonale guarisce il tumore del colon retto? Report

Niente più chirurgia, radio o chemioterapia per uno specifico tumore del colon retto grazie a un anticorpo monoclonale. Ecco cosa hanno scoperto alcuni ricercatori negli Stati Uniti

 

Un trattamento immunoterapico a base di dostarlimab, un anticorpo monoclonale, ha guarito del tutto 12 pazienti con un tumore del colon retto senza fare ricorso a chirurgia, radio o chemioterapia.

Lo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine e presentato al Congresso mondiale di oncologia ad Asco, è stato condotto negli Stati Uniti dai ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (Msk).

IL TRATTAMENTO

I 12 pazienti, la cui età media è 54 anni, con tumore del colon retto localmente avanzato (stadio II o III) e con un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del Dna (MMR), ovvero una condizione associata a una diminuzione della sopravvivenza e a una minore risposta alla chemioterapia, hanno ricevuto per via endovenosa l’anticorpo monoclonale anti-PD-1, cioè il dostarlimab in monoterapia, ogni tre settimane per sei mesi.

Al trattamento con dostarlimab sarebbe dovuto seguire un ciclo di radiochemioterapia o un intervento di chirurgia, ma in tutti e 12 i pazienti, si legge nello studio, è stata rilevata “una risposta clinica completa, senza evidenza di tumore alla risonanza magnetica, alla tomografia a emissione di positroni con 18F-fluorodeossiglucosio, alla valutazione endoscopica, all’esame rettale o alla biopsia”, già solo con l’anticorpo monoclonale.

IL MONOCLONALE DOSTARLIMAB

L’anticorpo monoclonale dostarlimab è già approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) per l’uso nel trattamento del tumore dell’endometrio.

Nel caso del tumore al colon retto si tratta quindi di un uso off-label.

IL RUOLO DELL’IMMUNOTERAPIA

I dottori Andrea Cercek e Luis Alberto Diaz, principali autori dello studio, volevano capire se e come l’immunoterapia poteva sconfiggere il cancro.

La ricerca del loro team, si legge in una nota dell’Msk è stata stimolata da due idee chiave. La prima è stata capire con precisione quali pazienti traggono i maggiori benefici dall’immunoterapia, in modo che possano riceverla subito.

Si è trattato infatti di pazienti con un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del Dna. Il comunicato riferisce che tra il 5% e il 10% di tutti i pazienti affetti da tumore del colon retto hanno tumori di questo tipo.

MIGLIORARE LA VITA DEI PAZIENTI

La seconda premessa dello studio clinico, riferiscono gli autori della ricerca, era quella di evitare la tossicità spesso associata al trattamento del tumore del colon retto.

La dottoressa Cercek ha infatti spiegato che “il trattamento standard per il tumore del colon retto con chirurgia, radiazioni e chemioterapia può essere particolarmente duro per le persone a causa della posizione del tumore”. I pazienti “possono soffrire di disfunzioni intestinali e vescicali che cambiano la vita, incontinenza, infertilità, disfunzioni sessuali e altro”.

E “ovviamente questo può portare anche a molti problemi di autostima e psichiatrici”, ha precisato Diaz.

“La parte più entusiasmante di tutto questo – ha aggiunto Cercek – è che ciascuno dei nostri pazienti ha solo bisogno dell’immunoterapia. Non abbiamo irradiato nessuno e non abbiamo sottoposto nessuno a un intervento chirurgico. Hanno preservato la normale funzione intestinale, la funzione vescicale, la funzione sessuale, la fertilità. Le donne hanno il loro utero e le ovaie. È notevole”.

I NUMERI

Secondo la nota dell’Msk, ogni anno a 45.000 americani viene diagnosticato un tumore del colon retto e il rapporto “I numeri del cancro in Italia” del 2021 afferma che nel 2020 sono state stimate circa 43.700 nuove diagnosi (uomini = 23.400; donne = 20.300) e 21.700 decessi (uomini = 11.500; donne = 10.200).

Fonte: Rapporto “I numeri del cancro in Italia”

UNA SPERANZA PER IL FUTURO

Sebbene per ora si parli di uno studio molto piccolo, i risultati sono straordinari, motivo per cui all’Msk hanno intenzione di portare avanti e approfondire la sperimentazione.

“Stiamo studiando se questo stesso metodo può aiutare con altri tipi di cancro […] Attualmente stiamo arruolando pazienti con tumori gastrici, prostatici e pancreatici”, ha dichiarato Diaz, il quale ha coniato un termine per questo nuovo trattamento, chiamandolo terapia “immunoablativa”, cioè “immunoterapia in sostituzione di chirurgia, chemioterapia e radiazioni per rimuovere il cancro”.

E ha aggiunto: “Potrebbe sembrare futuristico, ma in questo studio abbiamo un esempio clinico in cui ciò è avvenuto”.

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