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Ecco come Tim, Vodafone, Wind e Fastweb strapazzano Stato e fornitori

Che cosa ha detto in audizione alla Camera Pietro Guindani, presidente di Assotelecomunicazioni che rappresenta, tra gli altri, Tim, Vodafone, Wind e Fastweb

Le società di tlc si svenano per i clienti e pure per i fornitori.

E’ quanto sottolineato a sorpresa nei giorni scorsi, in audizione alla Camera, Pietro Guindani, presidente di Assotelecomunicazioni, l’associazione di categoria che appartiene al sistema di Confindustria che rappresenta l’intera filiera delle telecomunicazioni, tra cui Tim, Vodafone, Wind e Fastweb.

L’audizione rientra nell’indagine conoscitiva avviata da tempo sulla transizione al 5G e ai big data.

Ecco quello che Guindani ha detto e ha più destato l’attenzione dei parlamentari e degli addetti ai lavori.

C’è stato un “fortissimo trasferimento di valore ai clienti” e “un fortissimo trasferimento di valore ai fornitori delle tecnologie”. “Praticamente, i ricavi che abbiamo dalla clientela italiana vengono assorbiti in misura molto importante, da un lato, dai fornitori delle tecnologie, inclusa la cannibalizzazione di ricavi causata dagli over the top, e, dall’altro, vi è un trasferimento di valore al consumatore finale in una misura senza pari nel resto d’Europa”, ha detto Guindani, come si legge nel resoconto integrale dell’audizione pubblicato nelle scorse ore.

CALANO I GUADAGNI DALLE RETI DI TELECOMUNICAZIONI

“Nel periodo tra il 2007 e il 2017 vi è stato un grande sviluppo e anche un fenomeno competitivo molto rilevante, tale per cui nell’arco di questo periodo di tempo i ricavi complessivi del settore si sono ridotti da 36 a 27 miliardi con una riduzione assoluta di 9 miliardi, quindi una riduzione del margine operativo lordo del 30 per cento e una riduzione dei flussi di cassa operativi da 9,6 a 4,6 miliardi, una riduzione del 52 per cento”, ha denunciato Guindani.

CRESCONO INVESTIMENTI

A fare da contraltare alla riduzione dei ricavi è, però, un aumento degli investimenti. “L’andamento degli investimenti è stato in crescita, come potete vedere, in particolare dall’anno 2013, anno in cui ha accelerato la costruzione della rete 4G e, successivamente, anche delle reti in fibra”, ha detto Guindani, sottolineando che nel 2017 sono stati registrati “oltre 7 miliardi di investimenti in capitale fisico, oltre a una quota di 1,8 miliardi per licenze. Questi importi significano che il settore ha impiegato il 22 per cento dei ricavi in investimenti”.

COSTI RIDOTTI IN ITALIA

“ll ricavo medio degli operatori italiani per abitante è inferiore a 18 euro, inferiore a Spagna, Germania, Francia, Olanda e Inghilterra, dove in un ambiente pure molto competitivo i ricavi sono pari a 23 euro equivalenti”, ha detto Guindani.

“I volumi in Italia sono particolarmente importanti, tant’è che per una spesa di 10 euro fissa in Italia un cliente può comprare 9,3 gigabyte di dati, mentre la media europea, esclusa l’Italia, è 2,3 gigabyte. Di conseguenza, a parità di spesa, noi forniamo al cliente italiano quattro volte tanto le dimensioni dell’offerta di servizio”, ha aggiunto Guindani.

RETI MOBILI: L’ADIZIONE DEL 4G

Costi a parte, l’Italia continua la sua corsa all’innovazione. “Per quanto riguarda l’adozione dei servizi 4G, nel 2018 c’è stato un balzo in avanti di 15 punti, e siamo arrivati al 53 per cento della popolazione, con Germania a 52 e Francia a 57. Come vedete, siamo messi molto bene”, ha detto il presidente di Assotelecomunicazioni.

L’AVVENTO DEL 5G

“La sfida, a questo punto, per gli operatori radiomobili è la costruzione di reti 5G convergenti fisso-mobile. Per questo motivo, sono state aggiudicate le frequenze al termine di un’asta fortemente competitiva”, ha continuato Guindani, ricordando quanto Tim, Vodafone, Wind e Fastweb hanno messo sul piatto per aggiudicarsi le frequenze.

“Conoscete i numeri, ma vorrei ricordare che i 6 miliardi 650 milioni si aggiungono a quelli pagati negli anni precedenti, e quindi solo per frequenze abbiamo contribuito allo Stato per 25 miliardi nel corso degli anni scorsi. In particolare, abbiamo pagato le frequenze 5G su base omogenea, cioè Hertz per abitante, sette volte quello che hanno pagato in Irlanda, quattro volte in Spagna, tre volte in Inghilterra. Questo non è dovuto al fatto che gli operatori si siano, come si suol dire, accaparrati le frequenze, ma è stato dovuto a come le regole sono state scritte, molto favorevoli all’erario”.

Il futuro, comunque, è segnato e la direzione è decisa: “Per il totale Europa si tratta di 515 miliardi di investimenti attesi al 2025; la quota parte estrapolabili e attribuibile all’Italia è verosimilmente nell’ordine di 55-70 miliardi su sette-otto anni. Significa un continuo elevatissimo sforzo di esborsi finanziari per l’esecuzione di investimenti”.

SERVE NUOVO ASSETTO NORMATIVO

Certo è che settore ha bisogno di un importante intervento statale (e non parliamo di finanziamenti). ”Innanzitutto, il settore necessita di un assetto normativo a livello di amministrazioni centrali e locali che consenta velocità, efficienza, riduzione dei costi operativi e, secondo punto, riduzione delle eventuali conflittualità locali. La normativa nazionale, che ha delle caratteristiche per cui proponiamo semplificazioni, al tempo stesso, e questo è il secondo problema di cui voglio parlare, ha spesso sul territorio interpretazioni diversificate. Questo comporta poi una serie di supplementi amministrativi, se non dei veri e propri contenziosi”, ha denunciato Guindani.

IL PROBLEMA SEMPLIFICAZIONI

“Per quanto riguarda le semplificazioni, abbiamo già fatto a questo Governo alcune proposte, e siamo soddisfatti che nel decreto-legge semplificazione un primo pacchetto sia stato adottato, ma è un primo passo. Stiamo formulando il complemento delle semplificazioni che raccomandiamo nell’ambito del decreto-legge Crescita di prossima approvazione”, ha detto il Presidente di Assotelecomunicazioni.

IL NUOVO CODICE DELLE COMUNICAZIONI

“Ulteriore punto riguarda l’adozione del nuovo codice delle comunicazioni elettroniche, che è stato approvato dall’Unione europea e che dovrà essere adottato da ogni Paese membro entro giugno 2020. Anche questo è un passaggio fondamentale per il funzionamento delle reti”, ha denunciato Guindani.

SINFI: SOLO PARZIALMENTE E’ MESSO IN ATTO

E ancora. Il Presidente Guindani ha parlato anche di “SINFI, il sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture”, che ritiene sì “iniziativa molto positiva, avviata da tempo dal MISE, che però è solo parzialmente messo in atto, parzialmente popolato, all’incirca per un quarto. Noi avremmo bisogno che fosse integralmente popolato di tutte le informazioni che riguardano le infrastrutture. In questo modo, anziché scavare di iniziativa, potremmo riutilizzare i condotti che esistono.

IL PROBLEMA DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI

Un ulteriore problema per il settore è rappresentato dall’uso delle frequenze, “in altre parole i limiti ai campi elettromagnetici che in Italia, per una norma di diritto interno del 2003, sono stati posti a un livello pari a un centesimo delle soglie europee. Fornisco solo due numeri. In Europa, la densità di potenza massima consentita è 10 watt per metro quadro. In Italia, è 0,1 watt per metro quadro. Abbiamo, quindi, un limite pari a un centesimo, cento volte più stringente”, ha aggiunto Guindani, sottolineando che questo rappresenta “una forte penalizzazione storica che ha comportato una moltiplicazione delle stazioni radio base e che nella prospettiva delle reti 5G comporterà ulteriori importanti penalizzazioni”.

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