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Chi c’era e cosa è stato detto alla presentazione del Libro bianco sulle Reti per la Crescita

L'articolo di Giusy Caretto

Investire nelle Reti per crescere e per creare occupazione. Accelerare sulle infrastrutture per lo sviluppo del Paese. Modernizzare il sistema produttivo italiano per non farci cogliere impreparati dalla rivoluzione che sta investendo il mondo industriale.

E’ questo, in estrema sintesi, quello che è stato ribadito, questa mattina, in occasione della presentazione del Libro bianco sulle Reti per la Crescita a cura di Start Magazine, tenutasi oggi a Roma presso la Biblioteca della Camera dei Deputati.

L’incontro è stato aperto da Michele Guerriero, direttore editoriale di Start Magazine, che ha presentato i principali contenuti del libro bianco, augurandosi che le 125 pagine di analisi non rappresentino solo un’istantanea della situazione italiana, ma una direzione di rotta per investimenti e programmi (pubblici e privati).

“Alla base della crescita economica non può non esserci un fitto intreccio di reti, e se il nostro Paese non cresce di molto è anche perché alla base soffriamo di una carenza infrastrutturale, come pochi in Europa, in settori quali il digitale, l’energia, le strade, le autostrade e la rete ferroviaria. Gli investimenti sulle reti di questi anni stanno creando occupazione e aggiungendo un tassello alla tenuta del Paese. – scrive Guerriero nell’introduzione al volume – Abbiamo bisogno di modernizzare il sistema produttivo italiano per essere preparati alla rivoluzione che sta investendo il mondo industriale, le nuove forme di consumo, e per dare sicurezza al sistema energetico che vede crescere sempre più il peso delle rinnovabili e della nuova generazione, così come anche una continua dipendenza dall’estero”.

LA BANDA ULTRA LARGA IN ITALIA

Il primo capitolo del libro si concentra sulla banda ultra larga e sul 5G. Il nostro Paese è ancora indietro rispetto agli altri Paesi europei: in Italia la copertura delle reti fisse a banda larga è pari al 99%, mentre la banda ad oltre 100 Mbps è disponibile solo per il 22% delle famiglie, contro una media europea del 58%. I lavori per migliorare sono comunque in corso: Open Fiber cablerà 4,8 milioni di unità immobiliari entro il 31 dicembre 2018 e ha realizzato circa 12.000 km di infrastruttura, mentre Fastweb raggiunge 3,5 milioni di case con rete FTTH (grazie anche a contributo di FlashFiber).

“Se vogliamo perseguire lo sviluppo abbiamo bisogno di #reti, concentrare gli effort su strutture abilitanti, in quest’ottica è nato il progetto di @OpenFiberIT”, ha affermato Francesco Nonno, direttore regolamentazione Open Fiber, durante la presentazione. La nostra società si è impegnata ad investire “1 miliardo di € ogni anno per sostenere la gestione e lo sviluppo della #rete”.

LA RIVOLUZIONE DI INTERNET 5G

Nel libro si parla anche di internet 5G, “una tecnologia che garantirà, tra le altre cose, una velocità di trasferimento dei dati fino a 100 volte più veloce, una latenza vicina allo zero, la gestione di un milione di dispositivi in 1 kmq e una maggiore longevità della batteria dei dispositivi”.

E proprio sulla rivoluzione che porterà la diffusione di internet di nuova generazione si è concentrato parte dell’intervento di Lisa Di Feliciantonio, Head of media relation & pubblic affairs di Fastweb.

“Una delle prime cose che vorrei precisare è che la Rete 5G non è mobile e che la Rete FTTH non è l’ultima soglia dell’innovazione”, ha affermato Di Feliciantonio, che facendo riferimento anche all’esperienza americana di Verizon ha accennato a una possibile sinergia tra rete in fibra e rete 5G. “La fibra potrebbe arrivare fino al cabinet e poi internet 5G portare la connessione fin dentro casa: passiamo dal FTTH al FTTA”.

RETE UNIFICATA?

Durante il convegno non è mancato un riferimento a quanto sta avvenendo in questi giorni sulla volontà della maggioranza di governo di unificare le reti: nei giorni scorsi, infatti, la Commissione Finanze del Senato ha dato via libera all’emendamento di M5s e Lega al decreto fiscale che incentivano l’aggregazione fra le reti di Tim e Open Fiber (qui il punto più aggiornato sulla vicenda).

Ad oggi “la Svezia è l’unico Paese al momento con modello Rete Unica”, ha detto Augusto Preta, economista, esperto di digitale e media. “Certo è che nelle aree a successo di mercato l’infrastructure competition può essere molto utile”.

LA RETE ENERGIA ELETTRICA

Nel secondo capitolo viene fatta una fotografia del settore reti dell’energia (elettrico e gas). In Italia vi sono circa 73.000 km di linee di trasmissione elettrica e oltre 880 stazioni di smistamento. E’ Terna l’operatore principale del settore.

Sulla distribuzione di energia elettrica, invece, risultano iscritti all’Anagrafica operatori dell’Arera, al 31 dicembre 2017, 134 distributori elettrici (E-Distribuzione, tra questi, occupa un ruolo di primo livello).

La domanda di energia elettrica dei primi sette mesi del 2018 è stata pari a 188,6 miliardi di kWh, ed è soddisfatta “in parte attraverso l’utilizzo di fonti energetiche tradizionali e in misura sempre più rilevante con fonti rinnovabili”.

“Andiamo verso un modello dove le fonti rinnovabili saranno il sistema di produzione non del Paese ma del mondo”, ha ricordato Stefano Conti, Direttore affari istituzionali e autorizzazioni di Terna.

A fare da eco a queste dichiarazioni sono le parole di Andrea Caregari, Responsabile Esercizio e-manutenzione di E-Distribuzione: “C’è necessità di integrare le energie rinnovabili e la diffusione del contatore elettronico di nuova generazione per servire meglio e bene il cliente finale”

LA RETE GAS

Complessivamente la rete di trasporto primaria del gas, che comprende quella nazionale e quella regionale, misura oltre 33.000 km. La distribuzione locale o secondaria misura complessivamente circa 200 mila km.

LE GARE D’AMBITO PER LA DISTRIBUZIONE

Inevitabile il riferimento alle gare d’ambito per la distribuzione che gli operatori di settore attendono oramai da anni. “Il rallentamento delle gare sta incidendo in un settore strategico, quello delle infrastrutture locali”, ha affermato Giampaolo Chimenti Partner di PwC Advisory, aggiungendo che bandire nuove gare rallenterebbe il “processo dello sviluppo delle reti”.

A fare la differenza, in questo settore, potrebbe essere l’Ente Provincia, a cui si dovrebbe ridare nuovamente potere, si augura Massimo Sertori, assessore Enti locali, Montagna e piccoli comuni della Regione Lombardia: “Il sistema Paese ha forte necessità di investimenti, a volte questi vengono bloccati da ambiti amministrativi farraginosi. L’ente provincia potrebbe essere un attore importante nell’ambito del territorio”, ha detto Massimo Sertori.

MOBILITA’ ED INFRASTRUTTURE

L’ultimo capitolo del Libro Bianco sulle Reti si concentra sulla mobilità e sulle infrastrutture. Crescono di poco le auto elettriche: “Nel 2017 sono state acquistati solo 2.600 veicoli elettrici completamente elettrici, su un totale di circa 2 milioni di auto vendute. Il numero sale a circa 4.800 se includiamo i modelli ibridi plug-in”. La rete stradale, al 31 dicembre 2015, è pari a 184.297 Km (6.943 tratti autostradali, gestiti da 24 società con 25 rapporti concessori). Guardando alla rete ferroviaria, invece, al 31 dicembre 2017, in Italia si contano 16.787 km di linee ferroviarie in esercizio (70 km di rete estera). A dicembre 2009 è stata completamente aperta al pubblico la direttrice AV/AC Torino–Milano–Napoli con il suo prolungamento verso Salerno (1000 km di linee ferroviarie, su cui si concentra il 65% della domanda di mobilità). Altri tratti ad Alta Velocità già attivi sono quelli tra Milano e Brescia e tra Padova e Mestre lungo la direttrice trasversale cui afferiscono le linee Padova-Bologna e Verona-Bologna.

SERVE INVESTIRE PER CRESCERE

“Nello sviluppo delle infrastrutture risiede un barlume di speranza per intravedere la crescita del nostro Paese”, ha affermato Stefano Cianciotta, presidente Osservatorio sulle Infrastrutture di Confassociazioni. “Alla manifestazione di Torino pro-Tav, dunque, dovrebbe far seguito una risposta istituzionale per rimettere le infrastrutture al centro dell’agenda politica, altrimenti il sì allo sviluppo resta nelle piazze. Abbiamo degli attori, come Anas e Rfi che spingono sull’innovazione e sugli investimenti ma hanno bisogno di supporti istituzionali per fare bene e sempre più”.

 

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