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Reti

Cassa depositi e prestiti, che cosa può fare sulle reti

Articolo tratto dal Quadrimestrale cartaceo di Start Magazine Febbraio/Maggio 2018 Più infrastrutture, ma soprattutto migliori, utili ed efficienti. E‘ questo l’auspicio che arriva da addetti ai lavori e operatori nel settore delle reti infrastrutturali. Ne è consapevole anche il Parlamento, vista la relazione datata fine dicembre 2017 redatta dalla commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa…

Più infrastrutture, ma soprattutto migliori, utili ed efficienti. E‘ questo l’auspicio che arriva da addetti ai lavori e operatori nel settore delle reti infrastrutturali. Ne è consapevole anche il Parlamento, vista la relazione datata fine dicembre 2017 redatta dalla commissione parlamentare di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti sul ”ruolo per lo sviluppo infrastrutturale del Paese”: ”Il tema dell’adeguatezza delle infrastrutture, peraltro, non riguarda soltanto le dotazioni, ma anche la qualità delle opere e la loro effettiva capacità di rispondere a fabbisogni ampi e in continua evoluzione“, è scritto nella relazione.

Ecco lo stato dell’arte, le prospettive e gli auspici nel campo delle infrastrutture secondo istituzioni ed esperti.

TRASPORTI

Le priorità nel settore dei trasporti? ”Gli interventi volti al completamento del collegamento delle infrastrutture nazionali con l’Europa e il Mediterraneo“, secondo la commissione parlamentare sulla Cdp. Le reti ferroviarie e stradali ”risultano essere complessivamente estese ma distribuite in maniera disomogenea sul territorio“. Mentre le infrastrutture portuali e aeroportuali ”necessitano di un intervento di razionalizzazione e specializzazione in virtù di un elevato numero di scali esistenti e traffici concentrati su porti e aeroporti“. La relazione conclusiva della commissione parlamentare critica ”un’eccessiva concentrazione dei flussi su gomma rispetto alle altre modalità di trasporto, con circa il 90% dei passeggeri e il 56% delle merci trasportato su strada“. Per questo si auspica ”la riduzione delle quote di modalità su gomma e il riequilibrio a favore di mobilità di trasporto sostenibili“.

Di recente sono stati rilanciati gli investimenti pubblici con un pacchetto di finanziamenti di oltre 29 miliardi di euro. Il Cipe ha di recente approvato il contratto di programma Anas 2016-2020 che vale 23,4 miliardi e sblocca nuovi finanziamenti per 12,4 miliardi e ha dato parere favorevole al contratto Rfi (la controllata del gruppo Ferrovie) che programma nuove risorse per 13,3 miliardi. Inoltre il governo ha deciso l’avvio della fusione tra Anas e Rfi per una gestione integrata delle reti ferroviarie e stradali di interesse nazionale; fusione su cui le opposizioni in Parlamento hanno espresse perplessità e critiche. Marco Ponti, docente emerito di economia applicata al Politecnico di Milano, considerato uno dei massimi esperti del settore, nel rapporto 2017 presentato alla Camera dei Deputati dalla Società Italiana di Politica dei Trasporti, ha scritto: ”L’assorbimento dell’Anas da parte delle Ferrovie dello Stato Italiane non ha alcuna giustificazione tecnica, né economica”.

ENERGIA

Puntuali le indicazioni che su questo comparto arrivano dalla commissione parlamentare sulla Cdp: ”Per affrontare le nuove sfide imposte dai cambiamenti climatici, risulta necessario promuovere lo sviluppo di progetti di efficienza energetica, l’abbattimento delle emissioni di CO2 e la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili“. Inoltre la diffusione di fonti di energia rinnovabile ha contribuito a un cambiamento nella produzione di energia elettrica, divenuta sempre di più diffusa e irregolare“.

Servono, si legge ancora nella relazione della commissione di vigilanza sulla Cdp, ”nuovi interventi infrastutturali nel campo energetico“ per rendere possibile l’integrazione di queste nuove forme di energia, come quella rinnovabile, ”con il mercato e con la rete di trasmissione elettrica, al fine di costituire le cosiddette smart grid, ovvero reti elettriche intelligenti in grado di distribuire l’energia in rete in modo efficiente, ottimizzando i flussi e evitando sprechi“.

TLC

L’Italia si contraddistingue per un basso indice di digitalizzazione dell’economia e della società (occupando la 25.ma posizione tra i Paesi europei). A ciò si aggiunga, come segnalato dal rapporto Digital Scoreboard del 2017 della Commissione europea, un basso livello di integrazione delle tecnologie digitali che vede solo il 7% delle pmi utilizzare il commercio elettronico. Ma ad una bassa domanda si contrappone un’offerta in crescita sebbene ancora lontana dal raggiungimento degli obiettivi europei (l’Italia è al 18.mo posto per copertura della rete 4G in Europa e al 23.mo per la copertura delle reti di nuova generazione).

La Commissione Europea ha pubblicato i valori aggiornati a fine 2016 del DESI, l’indice che misura il livello di attuazione dell’Agenda Digitale. Nonostante i miglioramenti registrati (passiamo da un punteggio complessivo di 0,38 a uno pari a 0,42), l’Italia rimane 25esima in Europa per attuazione dell’Agenda Digitale. Siamo davanti solo a Romania, Bulgaria e Grecia.

Comunque, si legge nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sul Digitale, “’Italia ha compiuto progressi significativi nell’area della Connettività, grazie soprattutto al forte aumento della copertura delle reti NGA che è passata dal 41% al 72% delle abitazioni. In aumento anche l’utilizzo della banda larga (+2%) e il numero di abbonamenti alla banda ultralarga, che rappresentano nel 2016 il 12% delle connessioni attive contro il 5% dell’anno precedente. Nemmeno la riduzione dei prezzi, tuttavia, ha incentivato una forte diffusione della banda larga fissa, ancora troppo bassa rispetto alla media UE (55% contro 74%).

Per raggiungere gli obiettivi infrastrutturali richiesti dall’Europa e indicati dalla Strategia nazionale per la banda ultra larga, l’Italia, oltre ai contributi pubblici messi a gara dalla società Infratel per gli investimenti nelle aree a fallimento di mercato, il Cipe ha di recente sbloccato risorse per 3,4 miliardi per la realizzazione delle reti digitali nelle aree grigie e per sostenere la domanda per connessioni sempre più veloci. La commissione parlamentare sulla Cdp sottolinea il ruolo del gruppo controllato dal ministero dell’Economia in questo settore con la presenza della società Open Fiber costituita pariteticamente da Enel e Cdp.

RUOLO DI CDP

Ma quali sono i numeri complessivi della Cassa nello sviluppo infrastrutturale? Tra il 2011 e il 2015 il gruppo Cdp ha mobilitato verso il settore delle infrastrutture risorse per 19,8 miliardi di euro (8,6 miliardi nel settore stradale/autostradale, 1,7 per il comparto energetico ecc).

Il nuovo piano industriale 2016-2020 punta a mobilitare nel settore infrastrutture risorse per 24 miliardi di euro (più 23 per cento rispetto al 2022-2015) che dovrebbero essere in grado di attrarre circa 44 miliardi di euro di ulteriori risorse di sistema (pubbliche/private e nazionali/estere) per raggiungere un totale di 68 miliardi di euro di risorse complessivamente attivate nell’orizzonte di Piano grazie anche al ruolo da Istituto nazionale di promozione (Inp) che colloca la Cdp tra i soggetti prioritariamente coinvolti nella realizzazione del piano Juncker.

GLI AUSPICI DEL PARLAMENTO

Bene, ma si deve fare di più, secondo il Parlamento: ”La Cassa depositi e prestiti può giocare un ruolo importante a sostegno dello sviluppo infrastrutturale del Paese, alla luce delle attribuzioni ad essa spettanti e del piano industriale 2016-2020“. Un ruolo che, secondo la commissione parlamentare di Vigilanza sulla Cdp, ”risulterebbe potenziato dalla attuazione della proposta di revisione di alcuni strumenti gestiti dalla Cassa depositi e prestiti che, in questi anni, sono stati poco utilizzati in quanto contraddistinti da una regolamentazione rigida, che non ha agevolato l’accesso alle risorse (è il caso ad esempio dei fondi per la progettazione) e dall’utilizzo di Cdp a supporto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nella gestione delle nuove risorse destinate alla progettazione degli interventi“. La commissione infine auspica che la Cdp possa svolgere ”un ruolo più incivisvo nel finanziamento delle infrastrutture, sia sotto il profilo del coinvolgimento dei promotori e dei finanziatori del settore privato, sia sotto il profilo più generale della promozione del progetti”.

(Articolo tratto dal Quadrimestrale cartaceo di Start Magazine Febbraio/Maggio 2018)

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