In un articolo misto di cronaca, retroscena, analisi e immaginazione Francesco Verderami sul Corriere della Sera ha visto e indicato nel discorso “pubblico” pronunciato al Senato conrto la riforma costituzionale della giustizia un “messaggio riservato” ai magistrati molto, forse troppo attivi in questo periodo ai danni della sinistra che amministra a livello locale e aspira all’alternativa al centrodestra a livello nazionale.
Un messaggio “riservato” in un discorso pubblico è un ossimoro, cioè una contraddizione in termini, come scrivere di un silenzio assordante. Ma di ossimori, si sa, è pieno il linguaggio politico. E anche quello letterario calzante con Franceschini scrittore di romanzi, oltre che regista nel Pd di tutte le maggioranze che si creano, si trasformano e si alternano. Un uomo insomma fatto apposta per messaggi riservati in discorso pubblico, ripeto adottando parole e immagini del retroscenista del Corriere.
Il messaggio ai magistrati sarebbe quello di potersi fidare, a dispetto dei dissensi emersi in qualche settore del Pd, della mobilitazione del partito del Nazareno nella “battaglia referendaria tutta politica” per la bocciatura della riforma della giustizia che ha appena superato al Senato il secondo degli almeno quattro passaggi parlamentari necessari. Una riforma notoriamente indigesta alle toghe, almeno quelle associate e più attive, per la separazione delle carriere dei giudici e dei pubblici ministri, lo sdoppiamento del Consiglio Superiore della Magistratura con un misto di elezione e di sorteggio, il conseguente colpo al gioco delle correnti e l’Alta Corte alla quale sottomettere, in modo non più “domestico”, i procedimenti sui magistrati.
Nel suo “messaggio riservato” alle toghe, ma anche nell’incontro segreto con un “alto” magistrato non meglio definito, Franceschini avrebbe anticipato i timori che già avvertirebbe la premier Giorgia Meloni per ciò che lo stesso Franceschini starebbe organizzando nella conduzione del referendum sulla riforma della giustizia. Che la premier, in particolare, dietro l’apparente accelerazione parlamentare avrebbe deciso o sarebbe tentata di ritardare per fare svolgere il relativo referendum dopo e non prima delle elezioni del 2027. Come, d’altronde, le è già stato attribuito per il referendum sul premierato.
A conclusione del suo racconto da scoop Verderami si cautela da ogni smentiva scrivendo dell’”abilità” e della “prudenza” di Franceschini, “pronto a smentire”, appunto, “perché non può consentire che emerga ciò che davvero pensa, riservatamente dice”, ma soprattutto fa. L’invito, insomma, ai magistrati e ai lettori, più in generale, è a fidarsi più di lui, Verderami, che del tenebroso senatore e regolo del Pd. O del capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, fedelissimo della segreteria del partito Elly Schlein.