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Unicredit, ecco affondi e rinculi di Orcel su Mps, Banco Bpm, Mediobanca e Generali

Obiettivi, dossier e incognite di Unicredit. Fatti e approfondimenti

L’Unione europea ha dato il via libera, ma l’operazione di Unicredit su Banco Bpm resta più che in bilico. L’Antitrust europeo, pur con alcune condizioni, ha infatti dato il benestare all’acquisizione da parte di Piazza Gae Aulenti dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna. È stato l’ad Andrea Orcel, però, con un’intervista oggi a Repubblica a ribadire tutti gli ostacoli presenti sul suo percorso. A partire da quelli posti dal governo italiano.

IL VIA LIBERA UE A UNICREDIT SU BANCO BPM, IL NODO FILIALI

La DgComp, con un comunicato, ha spiegato le ragioni del giudizio positivo dato all’operazione. Un sì arrivato per via della proposta di Unicredit di cedere molte filiali in tutta Italia, in particolare in quelle zone a maggiore sovrapposizione. “Unicredit si è impegnata a cedere 209 filiali e per l’Ue l’impegno risolve pienamente le preoccupazioni di concorrenza. L’operazione come modificata dagli impegni, non solleverà più preoccupazioni in materia di concorrenza nei mercati dei depositi e dei prestiti, sia per i consumatori al dettaglio che per le Pmi”.

A favore di Unicredit, anche il giudizio sulla richiesta avanzata dall’antitrust italiano di trasferire la pratica Unicredit-Banco Bpm in Italia, respinta dall’Ue. “L’antitrust Ue non vede alcun rischio di coordinamento nel mercato bancario italiano, grazie alla natura frammentata e competitiva del mercato; alla bassa trasparenza dei prezzi al consumo; al limitato monitoraggio reciproco tra concorrenti”, sottolinea Repubblica. Pur prendendo atto della scelta europea, Castagna ha comunque espresso la “preoccupazione” di Banco Bpm per l’operazione di Unicredit.

I TEMPI DELL’OPS SU BANCO BPM

Dopo l’esame Ue, Unicredit ha reso noto che lunedì riprenderà l’ops a seguito della sospensione per 30 giorni disposta dalla Consob, su richiesta della stessa Unicredit. Non avendo ancora espresso una decisione ufficiale sul proseguire o meno, si va avanti. Ma, come evidenzia il Corriere della Sera, “è probabile che i vertici si diano tempo fino al 9 luglio quando è fissata l’udienza del Tar sul golden power dopo il ricorso” fatto da Piazza Gae Aulenti.

LA POSIZIONE DI ORCEL SULL’OPS E SUL GOLDEN POWER

Tuttavia, è Orcel, nella sua intervista a Repubblica, a rimarcare come l’esito potrebbe essere negativo, visti i paletti imposti con il golden power dall’esecutivo italiano. “Abbiamo fatto e continuiamo a fare di tutto, ma se non riusciremo a risolvere, come probabile, ci ritireremo. Il nostro ricorso al Tar è un fatto di tutela giuridica, per il nostro Cda e la nostra società”. Sul fatto che Unicredit sia stata l’unica banca italiana a cui è stato applicato il golden power, l’ad è lapidario: “È un peccato per l’Italia”.

LA BORDATA DI ORCEL CONTRO BANCO BPM

Nel suo colloquio con il quotidiano del gruppo Gedi, Orcel ha poi lanciato più di una frecciata contro Banco Bpm e sul futuro in caso di rinuncia dell’ops. “Resterà Credit Agricole come azionista di riferimento col 20%, o forse di più. E Banco Bpm dovrà dimostrare le promesse che ha fatto e remunerare i suoi azionisti come sarebbero stati remunerati nel caso in cui ci sarebbe stata l’operazione”.

IL CASO MPS, LA SEGNALAZIONE ALLA CONSOB

La seconda stoccata lanciata da Orcel contro Bpm riguarda il dossier Mps. L’ad di Unicredit spiega il motivo per cui ha rinunciato al Monte dei Paschi, quando a Palazzo Chigi c’era Mario Draghi: “In quel momento potevamo da una parte creare molto più valore da soli e dell’altra non vi erano le condizioni per un ritorno adeguato. Da quel momento Mps ha fatto bene, oggi vale 8,8 miliardi. Aveva 1,5 miliardi di capitale a cui sono stati aggiunti 2,5 miliardi di ricapitalizzazione: è salita di oltre il 100%. Il valore di Unicredit, invece, si è moltiplicato per cinque. Quindi dal nostro punto di vista è stata la decisione giusta”.

La questione che negli ultimi giorni è stata al centro dei riflettori è stata proprio la vendita a novembre di quote di Mps detenute dal Mef  (il 15%) a quattro attori: Delfin, Caltagirone, Banco Bpm e Anima. E la gestione della vendita tramite Banca Akros. “A Consob abbiamo segnalato i fatti, peraltro già noti – ossia che Anima ha acquistato una partecipazione in Mps mentre era sotto offerta da parte di Banco Bpm (e quindi sotto passivity rule) e che Banco Bpm ha acquistato una partecipazione in Mps nel corso del collocamento gestito dalla sua controllata Banca Akros”, ha detto Orcel.

ORCEL SU COMMERZBANK

Nell’intervista fiume, Orcel ha trattato anche la questione Commerzbank, di cui Unicredit ha quasi il 30%: “Ci porterebbe due mercati in cui vogliamo investire e, come Banco Bpm, i suoi clienti sono Pmi e affluent, con poche sovrapposizioni con la nostra banca tedesca. È un’operazione trasformativa che creerebbe valore a noi, a Commerzbank e alla Germania. Anche se al momento consideriamo che il titolo valorizzi la banca significativamente al di sopra dei suoi fondamentali”. “Per ora rimaniamo come investitori – ha aggiunto il capo azienda di Unicredit – osservando da vicino il percorso di trasformazione della banca. Data la performance del titolo – principalmente direi a causa del nostro interesse – il rialzo per i nostri investitori è molto buono”.

LA POSIZIONE SU MEDIOBANCA, SU GENERALI E SU BANCA GENERALI

Infine, la questione Mediobanca e Banca Generali. Unicredit in Generali ha una quota del 6,9%, ma Orcel stesso negli scorsi giorni ha dichiarato di volerla dismettere in maniera graduale perché “non strategica”. Ad aprile, a sorpresa, aveva appoggiato la lista di minoranza di Caltagirone in Generali. In Mediobanca, invece, ha una partecipazione diretta con l’1,9%. Piazzetta Cuccia ha rinviato l’assemblea decisiva per il voto sull’ops su Banca Generali a settembre, ma sembra che anche in questo caso Unicredit si sia mossa a favore della posizione di Caltagirone, avverso all’operazione vista l’intrecciata ops di Mps su Mediobanca. Riguardo l’ops di Piazzetta Cuccia su Banca Generali, Orcel – sempre su Repubblica – è criptico ma non troppo: “Non sta a me dare giudizi sull’operazione che però deve funzionare non solo da un punto di vista industriale ma anche finanziario”.

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