Unicredit ha raddoppiato la propria quota in Commerzbank, diventando il maggiore azionista dell’istituto con una partecipazione diretta vicina al 20% e superando così il governo federale tedesco, finora primo azionista con una quota del 12%.
RADDOPPIO DELLA QUOTA E STRATEGIA DI PRESSIONE
Come riportato dall’Handelsblatt, il rafforzamento della partecipazione è stato ufficializzato da Unicredit nella serata di martedì 8 luglio, dopo aver ottenuto tutte le necessarie autorizzazioni dalle autorità regolatorie europee e statunitensi, tra cui la Banca centrale europea, la Federal Reserve e l’Antitrust tedesco. L’operazione ha previsto la conversione in azioni dei derivati precedentemente detenuti dall’istituto milanese. A questa partecipazione diretta si aggiunge il controllo, sempre tramite strumenti derivati, di un ulteriore 9% del capitale della banca di Francoforte, che sarà anch’esso convertito “a tempo debito”, secondo quanto indicato nel comunicato ufficiale, ha aggiunto il quotidiano tedesco.
L’operazione ha avuto un effetto immediato sul mercato: il titolo Commerzbank ha segnato un rialzo del 2,6%, raggiungendo quota 30,74 euro, il massimo da quattordici anni.
La mossa rappresenta un nuovo passo in avanti nella pressione esercitata da Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, nei confronti della dirigenza di Commerzbank e del governo tedesco, per avviare un negoziato su una possibile fusione.
A più riprese Orcel ha sottolineato, anche in lettere inviate di recente ai principali rappresentanti del governo federale, tra cui il cancelliere Friedrich Merz, il ministro delle Finanze Lars Klingbeil e il capo della Cancelleria Levin Holle, che un’integrazione tra i due istituti creerebbe un nuovo “campione bancario nazionale” per la Germania, in grado di sostenere la crescita economica del paese.
REAZIONI FREDDE DA BERLINO E INCERTEZZE SUL FUTURO
Le autorità tedesche hanno tuttavia reagito con freddezza all’iniziativa italiana. Il governo, che finora ha sostenuto la strategia di indipendenza perseguita dal management di Commerzbank, non ha accolto le richieste di incontro personale avanzate da Orcel, lasciando intendere che non intende favorire una fusione non condivisa.
Sempre secondo le indiscrezioni dell’Handelsblatt, fonti provenienti dalla sede centrale della banca di Francoforte fanno sapere che Unicredit non ha nuovamente concertato l’operazione con la dirigenza e che l’aumento di partecipazione “non ha alcun impatto sull’orientamento strategico” della banca, che intende proseguire nel proprio piano di crescita in autonomia.
L’amministratrice delegata Bettina Orlopp si è detta disposta a valutare un eventuale progetto di fusione, ma solo sulla base di un piano dettagliato, con indicazioni precise su struttura, valorizzazione e governance dell’entità risultante. Orcel – insiste il quotidiano di Düsseldorf nel suo articolo – ha finora escluso di fornire un simile progetto preliminare, in quanto ciò equivarrebbe, secondo la normativa, a una vera e propria offerta pubblica di acquisto, soggetta a obblighi e soglie regolamentari. Un ulteriore incremento della partecipazione oltre il 30% renderebbe infatti obbligatoria un’offerta formale rivolta a tutti gli altri azionisti.
Nonostante le dichiarazioni di prudenza, a Berlino prevale una certa diffidenza, sintetizza l’Handelsblatt: il capo di Unicredit viene considerato “imprevedibile” e sotto pressione, poiché ha promesso agli investitori nuove operazioni di acquisizione, che però al momento non si sono concretizzate né in Germania né in Italia, dove è in stallo anche il dossier Banco BPM.
La battaglia per Commerzbank potrebbe dunque protrarsi ancora. Orcel ha lasciato intendere che la decisione finale su un’eventuale offerta potrebbe arrivare solo entro il 2027. Anche a causa dei recenti rialzi del titolo Commerzbank, che ha guadagnato oltre l’80% negli ultimi sei mesi, rendendo sempre più onerosa una potenziale acquisizione.
GLI SBUFFI DEL GOVERNO
Nella tarda mattinata di mercoledì 9 novembre sono palesati dubbi e rilievi dell’esecutivo. Il governo tedesco “sostiene la strategia di indipendenza di Commerzbank”, cosa che ha “già comunicato molto chiaramente a UniCredit”, ha sottolineato una portavoce del ministero delle Finanze di Berlino, sottolineando che l’esecutivo ha “preso atto” della salita di UniCredit al 20% del capitale di Commerzbank, ribadendo tuttavia che “la posizione del governo non cambia” e che “il governo respinge il metodo non amichevole e non concordato di Unicredit”. Berlino, ha inoltre precisato la portavoce, non venderà la sua quota residua in Commerzbank, pari a circa il 12%.