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Trump sega i sussidi pubblici a cinema, musei, biblioteche, radio e tv

Un grande, bellissimo disegno di legge o un disgustoso abominio? Nel discusso pacchetto di tagli fiscali promosso da Trump sono finite anche le agenzie federali che sostengono la cultura in tutte le sue forme, dalla danza al cinema, passando per musei, biblioteche, radio e tv. Fatti, numeri e commenti 

 

Non solo università. Dopo gli attacchi ad Harvard, Columbia, Stanford, Princeton, Mit e Brown, la battaglia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla cultura passa anche per il taglio dei finanziamenti alle agenzie federali, se non per la loro eliminazione.

Nel disegno di legge che dovrebbe ridurre la spesa pubblica – ormai noto come “un grande, bellissimo” provvedimento per Trump e “un disgustoso abominio” per l’ormai ex amico Elon Musk – vengono presi di mira pure il National Endowment for the Arts (Nea), il National Endowment for the Humanities (Neh) e la Corporation for Public Broadcasting (Cpb).

E sebbene non sia ancora legge, Trump ha già inferto duri colpi al settore.

LE AGENZIE FEDERALI NEL MIRINO

Il National Endowment for the Arts (Nea) e il National Endowment for the Humanities (Neh) sono agenzie autonome e indipendenti, il cui scopo è promuovere le arti negli Stati Uniti, dalla danza classica al cinema, fino alle arti popolari. In particolare, il Nea è stato concepito per sostenere artisti e programmi attraverso sovvenzioni distribuite in tutto il Paese, mentre il Neh supporta istituzioni come musei e biblioteche.

Ora, però, la loro indipendenza è sotto attacco perché, stando a quanto riferisce la Cnn, diverse organizzazioni artistiche hanno ricevuto nelle scorse settimane un avviso che le informava della cancellazione delle sovvenzioni da parte del Nea, in quanto i finanziamenti sarebbero stati “allocati in linea con l’agenda dell’Amministrazione”. Per l’anno fiscale 2022, il Nea ha erogato oltre 2.300 sovvenzioni per un totale di almeno 117 milioni di dollari.

Questa è la seconda volta che Trump tenta di cancellare l’agenzia. Durante il suo precedente mandato, infatti i repubblicani al Congresso collaborarono con i democratici per salvarla. Ora, sia il Nea che il Neh, si ritrovano in una lista dedicata alla “eliminazioni di piccole agenzie” all’interno del disegno di legge.

Inoltre, anche l’Institute for Museum and Library Services (Imls), un’altra agenzia federale indipendente incaricata di finanziare musei e biblioteche di tutto il Paese, rischia di non sopravvivere. “L’Imls – scrive Politico – gestisce sovvenzioni per un valore di circa 160 milioni di dollari, finanziando una varietà di programmi educativi e di ricerca”. Già a fine marzo, era stata ridimensionata con l’intero personale messo in congedo amministrativo. Ora, il disegno di legge gli concederebbe 6 milioni di dollari – contro gli attuali 313 milioni che riceve – per la sua chiusura all’inizio del 2026.

A RISCHIO ANCHE RADIO E TV

Nel provvedimento in attesa del parere del Senato Usa è indicata poi anche la Corporation for Public Broadcasting (Cpb), a cui Trump ha ordinato di interrompere l’erogazione di fondi federali sia al servizio radiofonico pubblico, il National Public Radio (Npr), sia a quello televisivo, il Public Broadcasting Service (Pbs).

Anche in questo caso, durante il suo primo mandato, Trump aveva già tentato di azzerare i finanziamenti a tutte e tre le organizzazioni, ma il Congresso lo aveva impedito.

“Le organizzazioni – afferma la Cnn – ricevono circa 535 milioni di dollari all’anno in fondi federali, destinati sia alla programmazione che al sostegno di oltre 1.200 stazioni radio locali e 350 stazioni televisive locali diffuse in tutto il Paese, che costituiscono l’ossatura del servizio. Il Congresso ha creato la Cpb affinché fosse indipendente dall’autorità del presidente, ma Trump ha chiesto alla sua amministrazione di indagare su Npr e Pbs per presunte discriminazioni”.

LE INTENZIONI DI TRUMP

Ma più che avere a che fare con il taglio delle spese – il Nea ha un impatto sul budget federale di appena lo 0,1% e l’Imls dello 0,005% -, l’obiettivo di Trump sembra essere quello di voler esercitare un controllo maggiore su quali attività culturali debbano essere sostenute dallo Stato.

“Trump ha messo molte cose sulla sua lista di bersagli ultimamente, incluso il nostro sistema di pesi e contrappesi, i diritti civili, l’economia e fin troppi capisaldi culturali. Come Enrico VIII e molti imperatori, non vuole solo potere politico, ma anche dominio culturale” – scrive il Los Angeles Times.

“Oltre a tagliare i fondi per Pbs e Npr, Trump ha minacciato, tramite ordine esecutivo, di revocare i finanziamenti alle università d’élite, tra cui Harvard, che rifiutano di sottostare alle direttive del governo in merito a programmi di studio e politiche di assunzione. Nella sua crociata per eliminare la ‘wokeness’ – prosegue l’articolo -, ha smantellato Voice of America (la più grande e antica emittente internazionale del Paese), ha preso personalmente il controllo della programmazione al Kennedy Center e ha annullato l’autonomia curatoriale dello Smithsonian (licenziando la direttrice della National Portrait Gallery, cosa che potrebbe anche non avere il diritto legale di fare, sostenendo che fosse troppo ‘di parte’)”.

DA CHE PARTE STANNO GLI AMERICANI

Ma gli americani cosa pensano dell’intrusione di Trump nella cultura? Secondo un sondaggio realizzato da Reuters e Ipsos , il 57% del totale ha dichiarato che il presidente non dovrebbe trattenere i finanziamenti alle università con cui è in disaccordo, mentre il 28% sta con lui. Inoltre, per il 66% Trump non dovrebbe controllare i musei e i teatri nazionali.

Fonte: Reuters

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