Hollywood sta morendo e il presidente degli Stati Uniti vuole salvarlo a tutti i costi colpendo con dazi i film stranieri.
Ieri Donald Trump ha annunciato sulla sua piattaforma Truth Social dazi del 100% su tutti i film “prodotti all’estero”. Secondo Trump l’industria cinematografica statunitense stava morendo di “morte molto rapida” a causa degli incentivi offerti da altri Paesi per attrarre registi americani.
“Autorizzo il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti ad avviare immediatamente il processo per l’istituzione di una tariffa del 100% su tutti i film che arrivano nel nostro Paese e che sono prodotti in paesi stranieri. Vogliamo film realizzati in America, di nuovo!”, ha scritto il presidente Usa su Truth.
“Si tratta di uno sforzo concertato da parte di altre nazioni e, pertanto, di una minaccia per la sicurezza nazionale”, ha aggiunto Trump nel post su Truth Social. “È, oltre a tutto il resto, un messaggio e una propaganda!”.
Dopo aver scatenato una guerra commerciale con la Cina e imposto dazi globali che hanno sconvolto i mercati, ora il presidente Usa è pronto a scuotere anche l’industria cinematografica. Al momento non è chiaro se le tariffe saranno applicate ai film in streaming oltre che a quelli proiettati al cinema, o se saranno calcolate in base ai costi di produzione o agli incassi. Come ricorda Reuters, tutte le principali società di media, tra cui Walt Disney, Netflix e Universal Pictures, girano all’estero in paesi come Canada e Gran Bretagna.
Tutti i dettagli.
“VOGLIAMO FILM REALIZZATI IN AMERICA, DI NUOVO!”
Dopo l’annuncio di Trump sulla sua piattaforma social, il Segretario al Commercio Howard Lutnick, in un post su X, ha dichiarato: “Ci stiamo lavorando”. Né Lutnick né Trump hanno fornito dettagli sull’attuazione.
I NUMERI DI HOLLYWOOD
La produzione cinematografica e televisiva ha abbandonato Hollywood da anni, dirigendosi verso location con incentivi fiscali che rendono le riprese più economiche. Nello specifico, a Los Angeles è diminuita di quasi il 40% nell’ultimo decennio, secondo FilmLA, un’organizzazione no-profit che monitora la produzione nella regione, ripresa dal Guardian.
I dati della Motion Picture Association, che rappresenta i principali studios, mostrano quanto le esportazioni di Hollywood abbiano dominato il mercato cinematografico, rileva Ap. Secondo l’MPA, i film americani hanno prodotto 22,6 miliardi di dollari di esportazioni e 15,3 miliardi di dollari di surplus commerciale nel 2023.
Allo stesso tempo, i governi di tutto il mondo hanno offerto crediti d’imposta e rimborsi in denaro più generosi per attrarre le produzioni e ottenere una quota maggiore dei 248 miliardi di dollari che Ampere Analysis prevede saranno spesi a livello globale nel 2025 per la produzione di contenuti.
Ciò ha portato un gran numero di produzioni a spostare le operazioni in luoghi come Toronto e Dublino, ricorda la Cnn.
GLI INCASSI DEI CINEMA A STELLE E STRISCE
Gli incassi al botteghino negli Stati Uniti hanno raggiunto poco meno di 12 miliardi di dollari nel 2018, prima di precipitare a poco più di 2 miliardi di dollari nel 2020, quando molti cinema erano chiusi a causa del Covid. Sebbene le sale si siano riprese, il numero di uscite è circa la metà di quello del 2019 e da allora l’incasso totale al botteghino nazionale non ha superato i 9 miliardi di dollari, segnala ancora la Cnn.
L’ACCUSA ALLE ALTRE NAZIONI SECONDO TRUMP
“Altre nazioni hanno rubato le capacità di produzione cinematografica degli Stati Uniti”, ha detto Trump ai giornalisti alla Casa Bianca domenica sera. “Se non sono disposti a girare un film negli Stati Uniti, dovremmo imporre dazi sui film che arrivano”.
L’industria cinematografica ha già risentito degli effetti dei dazi, poiché ad aprile la Cina ha risposto agli annunci riducendo la quota di film americani ammessi nel Paese. La Cina è il secondo mercato cinematografico al mondo dopo gli Stati Uniti, sebbene negli ultimi anni l’offerta nazionale abbia messo in ombra le importazioni di Hollywood.
DREAMING CALIFORNIA
Il problema è particolarmente acuto in California. Nell’area metropolitana di Los Angeles, lo scorso anno la produzione è diminuita del 5,6% rispetto al 2023, secondo FilmLA, seconda solo al 2020, durante il picco della pandemia. Lo scorso ottobre, il governatore Gavin Newsom ha proposto di estendere il programma di credito d’imposta per film e televisione della California a 750 milioni di dollari all’anno, rispetto ai 330 milioni di dollari precedenti.
Anche altre città statunitensi come Atlanta, New York, Chicago e San Francisco hanno utilizzato incentivi fiscali aggressivi per attrarre produzioni cinematografiche e televisive. Questi programmi possono assumere la forma di sovvenzioni in denaro, come in Texas, o di crediti d’imposta, offerti da Georgia e New Mexico.
LE PRIME REAZIONI
Intanto, oggi sono arrivate le prime reazioni dopo l’annuncio del presidente Usa. I politici di Australia e Nuova Zelanda hanno dichiarato che avrebbero sostenuto le rispettive industrie cinematografiche, riporta il Guardian.
Prima il Ministro degli Interni australiano Tony Burke ha dichiarato di aver parlato con il capo dell’ente governativo Screen Australia in merito ai dazi proposti. “Nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che difenderemo inequivocabilmente i diritti dell’industria cinematografica australiana”, ha affermato in una dichiarazione.
Poi il primo ministro neozelandese Christopher Luxon ha dichiarato in una conferenza stampa che il governo era in attesa di ulteriori dettagli sui dazi proposti. “Dovremo vedere i dettagli di ciò che emergerà effettivamente. Ma ovviamente saremo un grande sostenitore, un grande paladino di quel settore in quell’industria”, ha spiegato.
E COMMENTI
Ma imporre dazi o altre barriere commerciali sui prodotti di produzione estera potrebbe non facilitare gli affari degli studi di Hollywood.
L’ex alto funzionario del Dipartimento del Commercio William Reinsch, ricercatore senior del Csis, ha affermato che una ritorsione contro i dazi di Trump sui film stranieri sarebbe devastante: “La ritorsione distruggerà il nostro settore. Abbiamo molto più da perdere che da guadagnare”.