Nonostante la perdita di lettori e la crisi generale del settore, ci sono comunque grandi movimenti in atto nell’editoria italiana. Dopo l’ingresso di Federico Vecchioni (Bf) in La Verità e quello di Francesco Gaetano Caltagirone in Class Editori, infatti, un altro imprenditore di peso ha deciso di investire nei giornali: si tratta dell’abruzzese Carlo Toto, la cui Toto Holding ha rilevato il 40 per cento di Il Tempo Srl, la società che edita il quotidiano romano Il Tempo diretto da Tommaso Cerno.
L’AFFARE TRA LE FAMIGLIE TOTO E ANGELUCCI
Come riportato da Mf-Milano Finanza, Editoria Italia – cioè il veicolo dedicato alle attività editoriali della famiglia Angelucci, che rientra nella holding Tosinvest – ha venduto il 40 per cento di Il Tempo Srl a Toto Holding. Oltre al Tempo, gli Angelucci possiedono anche il Giornale e Libero, entrambi quotidiani di orientamento conservatore e vicini al governo Meloni.
TUTTO SU TOTO HOLDING
Toto Holding non è l’azienda attiva direttamente nei settori delle costruzioni, delle concessioni autostradali, delle grandi opere e dell’energia rinnovabile, bensì la capogruppo che detiene le partecipazioni delle varie controllate, come Toto Costruzioni, Infra Engineering, Renexia e Strada dei Parchi.
Toto Holding ha sede a Chieti e il suo capitale sociale – ammonta a 100.000.000 euro – è posseduto per la quasi totalità da Carlo Toto, con 980.000 azioni. Gli altri soci sono Cinzia Toto (6667 azioni), Paolo Toto (6667 azioni) e Angiolina Frasca (6666 azioni).
Il consiglio di amministrazione, presieduto da Paolo Toto, è formato da Carlo Toto, Mattia Toto, Lelio Scopa e Lino Bergonzi.
I NUMERI DI BILANCIO
Toto Holding – come emerge da una visura camerale – ha chiuso il 2023 con un valore della produzione di 11.281.856 euro (inferiore rispetto ai 11.436.714 euro del 2022) e con costi per 15.348.583 euro. L’utile dell’esercizio è ammontato a 35.437.862 euro, rispetto alla perdita di 9.053.739 registrata l’anno precedente.
PERCHE’ TOTO HA COMPRATO UNA QUOTA DEL TEMPO DAGLI ANGELUCCI?
Dietro all’investimento nel Tempo e all’acquisto di pagine pubblicitarie sul Giornale potrebbe esserci la volontà del gruppo Toto di migliorare la sua posizione di fronte al governo di Giorgia Meloni.
Considerato l’orientamento anticinese dell’esecutivo – si pensi al golden power su Pirelli o alla decisione di uscire dalla Via della seta -, l’accordo tra Renexia e la società cinese Ming Yang per l’apertura di una fabbrica di turbine eoliche in Puglia, vicino Taranto, negli ambienti più anti Pechino del centrodestra (significativi alcuni articoli in passato del quotidiano La Verità) si è acceso un faro sull’operazione.
Nonostante il memorandum tra Renexia e Ming Yang sia stato firmato al ministero delle Imprese, e nonostante il ministro Adolfo Urso abbia dichiarato di aver “seguito e favorito questa intesa”, in un rapporto commissionato dal ministero della Difesa della Germania l’azienda Ming Yang veniva presentata come un rischio per la sicurezza nazionale. Nel documento veniva spiegato che la Cina potrebbe utilizzare le proprie turbine eoliche come uno strumento di spionaggio attraverso la raccolta di dati sensibili o la disattivazione da remoto degli impianti; veniva allora raccomandato al governo tedesco – tra le altre cose – di bloccare la costruzione di un parco eolico offshore contenente turbine costruite da Ming Yang.
In Italia, Ming Yang ha fornito dieci turbine eoliche per un parco eolico in mare a Taranto, ultimato nel 2022. Lo scorso ottobre, poi, Renexia ha siglato un contratto con Ming Yang per un grande progetto offshore “galleggiante” in Sicilia: sarà composto da 148 turbine.
Nel rapporto tedesco si diceva inoltre che le aziende cinesi potrebbero sfruttare i software di controllo delle turbine per prelevare i dati raccolti dai numerosi radar presenti negli impianti. Potrebbe trattarsi di una vulnerabilità notevole, specialmente se i parchi eolici dovessero trovarsi in prossimità di aree sensibili come le basi militari: Taranto, in effetti, è una postazione importante per la Marina italiana.