Gli Stati Uniti hanno chiesto all’Unione europea di eliminare tutta una serie di normative ambientali e tecnologiche che ritengono sfavorevoli per le loro aziende. Stando alle fonti di Bloomberg, l’amministrazione di Donald Trump considera queste proposte – i cui dettagli non sono noti, però – necessarie per l’attuazione di un commercio “reciproco, equo ed equilibrato”. Per i funzionari europei, invece, si tratta di richieste eccessive e unidirezionali: Washington, cioè, vuole che vengano implementate, senza offrire nulla in cambio a Bruxelles.
COME PROCEDE L’ACCORDO COMMERCIALE TRA STATI UNITI E UNIONE EUROPEA
L’Unione europea ha detto più volte di non essere disposta a cedere la propria autonomia normativa; d’altra parte, gli Stati Uniti sono il suo primo mercato di esportazione. Bruxelles e Washington, inoltre, sono impegnate nella definizione di un patto commerciale, dopo l’accordo di massima raggiunto a luglio a Turnberry, in Scozia, che ha fissato un dazio del 15 per cento sulla maggior parte dei prodotti europei in entrata negli Stati Uniti. La maggior parte delle importazioni americane provengono proprio dall’Unione europea, la cui quota sul totale (oltre il 20 per cento) è superiore a quelle di Messico (14,6 per cento), Canada (11 per cento) e Cina (quasi 10 per cento).
Le automobili europee sono soggette a un dazio americano del 15 per cento, più basso di quello (al 25 per cento) applicato sulle vetture da altri paesi; i prodotti farmaceutici dovrebbero ricevere lo stesso trattamento. In cambio, l’Unione europea ha proposto di abbassare le tariffe sui beni industriali statunitensi e su alcuni prodotti agricoli. Scarsi, invece, sono stati i progressi finora sui dazi americani al 50 per cento sull’acciaio e l’alluminio europei.
L’AMMINISTRAZIONE TRUMP CONTRO LE NORMATIVE GREEN EUROPEE
In un position paper consultato dal Financial Times, poi, il governo degli Stati Uniti chiede all’Unione europea di cancellare tutta una serie di normative ambientali e climatiche per le aziende. Ad esempio, Washington vuole che Bruxelles elimini l’obbligo per le società non europee di presentare dei “piani di transizione climatica”, cioè di riduzione dell’impronta di carbonio, e che escluda le aziende americane dalla Corporate Sustainability Due Diligence. Si tratta della direttiva che introduce una serie di obblighi per la verifica della sostenibilità ambientale e sociale delle imprese, con una portata piuttosto ampia: le aziende, ad esempio, verranno ritenute responsabili delle devastazioni ambientali e degli abusi dei diritti umani commessi lungo la loro intera filiera, anche all’estero.
Nel documento, l’amministrazione Trump definisce questa direttiva “un eccesso normativo grave e ingiustificato” che “impone significativi oneri economici e normativi alle aziende statunitensi”: le violazioni potrebbero comportare multe fino al 5 per cento del fatturato globale dell’azienda. La Corporate Sustainability Due Diligence è sgradita in particolare alle compagnie petrolifere americane, come ExxonMobil. Già Francia e Germania, comunque, avevano chiesto alla Commissione europea di eliminarla.
UN NEGOZIATO A SOMMA ZERO
In riferimento a tutto l’impianto normativo green dell’Unione europea, nel paper americano si legge che “gli onerosi obblighi di dovuta diligenza lungo la catena di approvvigionamento, i requisiti del piano di transizione climatica e le disposizioni in materia di responsabilità civile avranno un impatto negativo sulla capacità delle imprese statunitensi di competere nel mercato europeo”.
Washington chiede lo smantellamento di queste regole e leggi, senza offrire in cambio alcuna concessione all’Unione europea: è un esempio dell’approccio negoziale “a somma zero” del presidente Donald Trump.
Oltre alla direttiva sulla dovuta diligenza, agli Stati Uniti non piace neanche il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), quel meccanismo che introduce una sorta di dazio sulle merci ad alta intensità di CO2, come l’acciaio, proventi dall’esterno dell’Unione. E nemmeno la legge anti-deforestazione, che vieta l’importazione di prodotti come il legname o il cacao se le aziende venditrici non sono in grado di dimostrare che non sono state abbattute foreste durante il ciclo produttivo.