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Movimento

Stallo Pd-M5s-Tesoro-fondazioni su Bassanini in Cassa depositi e prestiti

Fatti, nomi e rumors sulla nomina di un consigliere in quota Mef alla Cassa depositi e prestiti. L’ipotesi in ballo di Bassanini “Bassanini scelga: o Cdp o Open Fiber”. E’ la posizione che trapela dai piani alti del Movimento 5 Stelle sullo stallo per la nomina di un consigliere di amministrazione in quota Mef nella…

“Bassanini scelga: o Cdp o Open Fiber”.

E’ la posizione che trapela dai piani alti del Movimento 5 Stelle sullo stallo per la nomina di un consigliere di amministrazione in quota Mef nella Cassa depositi e prestiti, il gruppo controllato dal ministero dell’Economia e partecipato dalle fondazioni bancarie. Nomina che colmerebbe un posto vuoto in cda dopo che il consigliere Valentino Grant della Lega (indicato dal precedente vertice del Mef) è stato eletto al Parlamento europeo.

Il Mef retto da Roberto Gualtieri (Pd) punta per la Cassa sul costituzionalista ed ex ministro Franco Bassanini; un nome di peso visto che è stato già presidente della Cassa depositi e prestiti.

Un nome che non sta riscuotendo, però, troppi consensi nel Movimento 5 Stelle, come si poteva arguire da un articolo puntuto del Fatto Quotidiano (titolo: “La carica dei boiardi per soccorrere Tim con i soldi di Cdp”).

I dubbi dei Pentastellati, almeno formalmente, si appunterebbero sulle cariche che assommerebbe Bassanini, che è anche presidente di Open Fiber, la società per la fibra ottica controllata proprio da Cdp ed Enel; società che dovrebbe fondersi con la rete di Tim (dove è presente con un ruolo di primo piano dal punto di vista azionario la Cassa depositi e prestiti).

Ma Bassanini – considerata anche l’esperienza e le relazioni – può essere solo un consigliere di Cdp?, ci si chiede al Mef.

Da qui l’ipotesi di affidare a Bassanini la vicepresidenza della Cassa; carica però finora ricoperta dall’economista Luigi Paganetto, voluto dall’ex ministro dell’Economia, Giovanni Tria, soprattutto per gli antichi legami personali e accademici.

Ma chi e come deve dire a Paganetto di farsi da parte? E per quali motivi?

E c’è anche una domanda che aleggia sulla vicepresidenza: la carica è appannaggio dell’azionista di maggioranza (Tesoro) o di quello di minoranza (fondazioni bancarie)?

L’ex vicepresidente Mario Nuzzo fu indicato dalle fondazioni, Paganetto dal Tesoro (in una sorta di compensazione visto che Tria non riuscì a far nominare Dario Scannapieco amministratore delegato).

Bassanini, nel caso fosse indicato come vicepresidente, di chi sarebbe espressione?

Di sicuro il costituzionalista ha un rapporto solido con il ministro Gualtieri, mentre non tutte le fondazioni (oltre ai Cinque Stelle) sarebbero convinte della soluzione; gli enti hanno puntato tutte le carte in Cdp su Gorno Tempini (ex numero uno di Cdp poi ribaltato dal governo Renzi), affiancato all’ad, Fabrizio Palermo, escludendo altre ipotesi per la presidenza – come scritto nei giorni scorsi da Lettera 43 – come l’ex ministro Pd, Claudio De Vincenti, e lo stesso Bassanini.

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