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Vi spiego il ruolo di Hamas per la pacificazione di Gaza

Ci sono buone speranze che il cessate il fuoco a Gaza funzioni in modo accettabile, per due ragioni. L'analisi di Marco Mayer, docente al Master in Cybersecurity della Luiss.

Nessuno ne parla, ma gli Stati Uniti hanno affidato ad Hamas un compito delicatissimo in queste prime settimane di cessate il fuoco a Gaza, ovvero garantire l’ordine pubblico (in inglese policing) nella parte del territorio (circa il 60%) non controllato dalle forze armate israeliane dopo il loro ritiro parziale dalla Striscia. L’ annuncio è stato fatto dal Presidente Donald Trump in persona, e non a caso lanciato dall’agenzia di stampa turca Anadolu.

Lo scorso week-end nella Striscia le sparatorie tra Hamas e bande rivali hanno provocato 27 morti e numerosi feriti. La decisione americana riflette una scelta pragmatica perché il caos a Gaza avrebbe potuto provocare il deragliamento del processo di pace appena avviato.

A questo punto, su Hamas grava una responsabilità enorme: gestire senza vendette e ritorsioni questa primissima fase, mentre vengono negoziate le modalità del suo completo disarmo della Striscia. Le laceranti divisioni politiche all’interno dell’ala militare creano grandi preoccupazioni, ma su quanto accade in questi giorni a Gaza tutti dovrebbero accendere i riflettori, manifestanti pro-Pal compresi. Dopo Ia storica firma dell’accordo di Sharm el-Sheikh, Hamas deve sapere di avere addosso gli occhi del mondo.

I precedenti non sono esaltanti. In Libano, Hezbollah dopo la tregua del 2006 ha continuato a sparare missili contro Israele e non ha rispettato la risoluzione Onu sul disarmo nonostante l’invio dei contingenti militari di Unifil. In Kosovo, nel luglio 1999, subito dopo il cessate il fuoco, i miliziani dell’Uck solo nella regione militare (Kfor West) di Pec/Peja hanno cacciato più di 50.000 serbi dalle loro case e li hanno costretti a scappare per sempre in Serbia e in Montenegro.

Questa volta, tuttavia, ci sono buone speranze che il cessate il fuoco a Gaza funzioni in modo accettabile. A parte le promesse di impunità, salvacondotti ed esilio ai dirigenti di Hamas sopravvissuti alla guerra, ci sono due grandi novità. Il successo dell’incontro convocato a Sharm el-Sheik dal presidente degli Stati Uniti e dal presidente dell’Egitto con la grande maggioranza dei leader dei paesi arabi e musulmani apre una fase del tutto inedita per il futuro politico ed economico del Medio Oriente, compresa la gestione delle ingenti risorse energetiche presenti nel mar Mediterraneo.

La seconda novità è di carattere tecnologico-militare: le forze armate di Stati Uniti, Israele, Turchia, Qatar e altri paesi arabi hanno costituito in Israele ed in Egitto due centri di monitoraggio del cessate al fuoco a Gaza, dotati delle tecnologie più sofisticate. Hamas sa che ogni sua mossa sarà attentamente valutata e ogni tentativo di boicottare gli accordi verrà stroncato sul nascere.

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