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Pnrr, ecco le ultime novità (e le ultime difficoltà)

Con la settima rata si entra nella fase più complessa e difficile del Pnrr: le ultime tre sono in effetti delle vere e proprie “cime Coppi” quanto a numerosità e difficoltà dei traguardi. L'approfondimento di Liturri

La Commissione Europea ha approvato, con una valutazione preliminare positiva tutti i 64 traguardi e obiettivi legati alla settima richiesta di pagamento dell’Italia per 18,3 miliardi di euro (4,6 miliardi in sovvenzioni e 13,7 miliardi in prestiti) nell’ambito del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), fulcro del programma NextGenerationEU. La richiesta copre 10 riforme e 46 investimenti in settori chiave come giustizia, pubblica amministrazione, appalti pubblici, concorrenza, gestione dei rifiuti, cybersicurezza, digitalizzazione, adattamento climatico, energie rinnovabili, risparmio energetico, trasporti sostenibili, agricoltura e borse di studio universitarie e post-universitarie.
La richiesta era stata inviata a Bruxelles il 30 dicembre scorso, e ci sono voluti 6 mesi di andirivieni tra Roma e Bruxelles per arrivare al primo passo del processo di approvazione, nonostante a novembre gli obiettivi e le riforme di quella rata fossero stati oggetto di una richiesta di revisione da parte del governo italiano.

Gli obiettivi e traguardi conseguiti riguardano:

  1. Promozione della concorrenza e trasparenza: L’Italia ha adottato la Legge Annuale sulla Concorrenza 2023, che introduce gare pubbliche come metodo predefinito per l’assegnazione delle concessioni, limitando l’assegnazione in-house a casi eccezionali. Il Ministero delle Infrastrutture ha rafforza il controllo su procedure e tariffe, migliorando efficienza e qualità dei servizi, soprattutto nel settore autostradale.
  2. Miglioramento dell’accessibilità ferroviaria nel Sud Italia: Sono state rinnovate 10 stazioni ferroviarie nel Mezzogiorno (tra cui Giovinazzo, Milazzo, Macomer, Vibo Valentia-Pizzo, Vasto San Salvo) per migliorare l’accessibilità per passeggeri con disabilità o mobilità ridotta.
  3. Aumento della capacità di distribuzione di energia rinnovabile: Nuove sottostazioni primarie, modernizzazione di quelle esistenti e potenziamento delle linee di distribuzione hanno aggiunto 1.848 MW di capacità alla rete, migliorando la distribuzione di energia rinnovabile.

Ora la palla al Comitato Economico e Finanziario (EFC), che ha quattro settimane per esprimere un parere. Il pagamento all’Italia avverrà dopo il parere dell’EFC e l’adozione di una decisione di pagamento da parte della Commissione e l’adozione della conseguente decisione da parte del Consiglio.

Ad oggi, l’Italia ha ricevuto circa il 63% dei fondi RRF, pari a oltre 122 miliardi di euro, inclusi prefinanziamenti e sei pagamenti precedenti. Il problema è che la spesa è invece ferma a circa 60 miliardi, nonostante ad essa abbiano generosamente contribuito incentivi erogati in forma automatica, come il Superbonus e Industria 4.0.

Con la settima rata si entra nella fase più complessa e difficile del PNRR. Le ultime tre rate – l’ottava richiesta il 30 giugno, la nona e la decima da richiedersi rispettivamente entro il 31 dicembre 2025 e il 31 agosto 2026 – sono in effetti delle vere e proprie “cime Coppi” quanto a numerosità e difficoltà dei traguardi.

Non a caso, proprio qualche giorno fa la Commissione ha pubblicato una guida con cui ha invitato tutti gli Stati membri a presentare la revisione dei rispettivi piani, per non correre il rischio di perdere definitivamente i fondi assegnati a causa del mancato conseguimento di obiettivi e traguardi. Per l’Italia si tratterebbe della sesta revisione, dopo la quinta appena approvata dal Consiglio Ecofin.

Dopo 3 anni passati a spazzare polvere sotto il tappeto, spostando sempre più in avanti obiettivi e traguardi ritenuti irraggiungibili, ora sotto il tappeto non c’è più spazio. O si conseguono quegli obiettivi o si perdono i fondi assegnati.
Ci vorranno solo poche settimane per sapere cosa è stato tagliato fuori, perché manifestamente irraggiungibile, e quali nuovi voci di spesa entreranno in sostituzione. Inutile fare qualsiasi previsione, perché tutto dipenderà dalla flessibilità dei funzionari di Bruxelles, stretti tra il lasciare libero sfogo alla letalità del mostro burocratico costruito nel 2021, oppure consentire il gioco delle tre carte e ammettere a far parte del piano qualsiasi voce di spesa, purché da completarsi entro i prossimi 12 mesi.

Alla fine una sola certezza: le spese le avranno decise prevalentemente gli altri, il contributo alla crescita sarà modesto, perché la componente di importazioni resta significativa, e i debiti resteranno dei contribuenti italiani.

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