Vacillano il muro europeo dei droni e altri progetti di difesa “di punta” dell’Ue.
Il 16 ottobre la Commissione europea ha presentato una nuova tabella di marcia per potenziare le capacità di difesa dell’Europa entro il 2030, comprensiva di progetti di difesa “di punta” come l’iniziativa europea per la difesa dai droni, originariamente chiamata “muro dei Droni”, un’operazione di controllo del fianco orientale per fortificare i confini orientali dell’Unione, uno scudo aereo europeo e uno scudo spaziale europeo.
In particolare, la proposta del “muro di droni” è finita sotto i riflettori politici e mediatici dopo l’incursione, a settembre, di una ventina di droni russi in Polonia, seguita da una serie di altri episodi che hanno coinvolto velivoli senza pilota in Paesi come Romania, Danimarca e Germania.
Tuttavia, ad oggi il futuro dei progetti di difesa “faro” proposti dall’Ue, tra cui il sistema anti-droni appare incerto, poiché i leader dell’Unione Europea intendono snobbare la richiesta di approvazione in occasione di un vertice a Bruxelles la prossima settimana, rivelava ieri Reuters.
Secondo l’agenzia stampa internazionale i piani sono al centro di una lotta di potere tra la Commissione europea, che li ha proposti, e alcuni governi nazionali, che sostengono che i grandi progetti di difesa siano principalmente una questione che riguarda loro e l’alleanza militare Nato, non l’organo esecutivo dell’Ue.
Tutti i dettagli.
LE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Come già detto, lo scorso ottobre la Commissione europea ha presentato una nuova tabella di marcia per potenziare le capacità di difesa dell’Europa entro il 2030, un obiettivo che comporta significative implicazioni politiche, militari ed economiche per tutti gli Stati membri. Nell’occasione, la presidente Ursula von der Leyen aveva sottolineato che “le recenti minacce hanno dimostrato che l’Europa è a rischio” e che la priorità resta “proteggere ogni cittadino e ogni centimetro del nostro territorio”.
E come proteggerlo se non – anche – attraverso un “muro di droni”. Nel documento presentato, la roadmap individua quattro iniziative faro: un sistema europeo di difesa anti-droni (non più definito come “muro” quindi, ma con finalità analoghe), la garanzia di sicurezza sul fianco orientale dell’Unione, lo scudo aereo europeo e uno scudo spaziale.
Il Commissario europeo per la Difesa Andrius Kubilius aveva definito la tabella di marcia un “mega-piano di consegna, con calendari, obiettivi e obblighi di rendicontazione chiari”. “Ecco perché possiamo definire oggi un giorno di consegna, o un D-Day per la consegna”, aveva aggiunto Kubilius.
COME FUNZIONERANNO QUESTI PROGETTI
Ogni progetto di punta, con una tempistica delineata nel documento, sarà guidato da uno Stato membro, supportato dalla Commissione, e colmerà le lacune in termini di capacità senza creare una struttura operativa.
I leader dei 27 governi membri dell’Ue devono quindi decidere se approvare le proposte di punta e concordare chi gestirà i progetti che ottengono il finanziamento.
COSTI E RISORSE
Se Bruxelles ha dettagliato scopi e obiettivi, tuttavia non ha fissato un prezzo per i progetti, sottolineava all’epoca Reuters. Kubilius ha affermato che i membri dell’Ue dovranno prima concordare i dettagli dei progetti prima che i costi possano essere stimati, precisando che “non stiamo parlando di centinaia di miliardi”.
La Commissione ha proposto che i progetti faro potessero essere designati come Progetti di Difesa Europei di Interesse Comune, rendendoli ammissibili ai finanziamenti dell’Ue. Secondo il commissario alla Difesa i paesi dell’Ue potrebbero utilizzare i bilanci nazionali per la difesa, che sono aumentati rapidamente negli ultimi anni, e fondi come il programma di prestiti Safe dell’Ue da 150 miliardi di euro lanciato quest’anno.
LE RESISTENZE DELLE INDUSTRIE TEDESCHE, FRANCESI E ITALIANE
Tuttavia, Reuters rivela che paesi leader dell’Ue come Germania, Francia e Italia, che dispongono di grandi industrie della difesa e dipartimenti per l’approvvigionamento di armamenti, hanno chiarito di preferire lavorare in coalizioni per sviluppare capacità di difesa piuttosto che su progetti proposti dalla Commissione.
Un diplomatico dell’Ue ha affermato che c’era un “evidente scetticismo” riguardo all’idea di punta, ma che era troppo presto per dire se sarebbe sopravvissuta, un’opinione condivisa da diversi altri diplomatici.
La Commissione ha affermato che il progetto consisterebbe in una rete di sensori, sistemi di disturbo e armi per contrastare i droni. Ma i membri dell’Ue stanno anche formando coalizioni di paesi per colmare le lacune nelle capacità di difesa europee, indipendentemente dalle proposte faro, ricorda l’agenzia stampa.
APPROVAZIONE ATTESA ENTRO LA FINE DELL’ANNO
Dunque, se la roadmap della Commissione prevedeva che i leader dell’Ue approvassero i progetti faro entro la fine di quest’anno, da una prima e una seconda bozza delle conclusioni per il vertice Ue di giovedì visionate da Reuters – l’ultima datata venerdì – non contengono tale approvazione. Un punto può essere incluso nelle conclusioni del vertice solo con l’approvazione unanime di tutti i 27 leader dell’Ue, il che sembra improbabile in questa fase. Ciò lascerebbe le iniziative ammiraglie nel limbo, né approvate né respinte dai leader, sottolinea Reuters.
“Il termine ‘ammiraglie’ non viene menzionato perché alcuni Stati membri sono contrari all’idea”, ha spiegato un funzionario dell’Ue, parlando a condizione di anonimato. “Tuttavia, altri vogliono procedere con esse”.
La Commissione europea ha affermato che “continuerà a collaborare con i nostri Stati membri per trasformare le iniziative ammiraglie europee in realtà, perché sono essenziali per la preparazione dell’Europa entro il 2030”.
L’incertezza riguardo il futuro di queste iniziative faro – compreso il sistema anti-droni – riaccendono l’attenzione sul vero nodo della difesa europea che non è solo tecnologico o finanziario, ma anche e soprattutto di governance.






