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Perché l’Antitrust ha multato Sky Italia, tutte le magagne della tv

L’Antitrust ha confermato tre pratiche commerciali scorrette a carico di Sky Italia e imposto sanzioni per 4,2 milioni di euro per comunicazioni ingannevoli sui rincari, uso del claim “finché non disdici” e offerte di retention non applicate correttamente. Tutti i dettagli

 

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha confermato l’accertamento di tre distinte pratiche commerciali scorrette da parte di Sky Italia, imponendo sanzioni per 4,2 milioni di euro e il divieto di reiterare tali pratiche.

Le condotte riguardano le comunicazioni sugli aumenti dei prezzi degli abbonamenti, l’uso del claim “finché non disdici” per le offerte Now e le proposte di retention non applicate correttamente in fattura.

L’ISTRUTTORIA E IL PROCEDIMENTO DELL’AGCOM

Il procedimento, fa sapere l’Autorità nel suo bollettino, è stato avviato il 25 febbraio 2025 sulla base di segnalazioni e informazioni raccolte dall’agosto 2024. Sky, con sede a Milano e attiva nella distribuzione di contenuti televisivi a pagamento, è stata oggetto di accertamenti ispettivi il 5 marzo 2025.

La società ha presentato una proposta di impegni il 18 aprile, che l’Antitrust ha rigettato il 3 settembre. Nel corso dell’iter, l’Agcm ha acquisito il parere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), la quale ha comunicato l’esistenza di un proprio “procedimento sanzionatorio tuttora in corso” sulle offerte pay-tv.

LE TRE CONDOTTE RITENUTE SCORRETTE

L’istruttoria, come spiega l’Agcm, ha riguardato tre pratiche distinte. La prima concerne l’ingannevolezza nella comunicazione agli utenti dell’aumento dei costi degli abbonamenti ai servizi TV Sky. La seconda riguarda tali aumenti “a offerte Tv di Now il cui claim (“finché non disdici”) induceva a pensare che ne fossero escluse”. La terza si concentra sulla promessa di offerte vantaggiose, spesso proposte a scopo di customer retention, ovvero di fidelizzare, tramite l’attivazione di pacchetti TV aggiuntivi o servizi accessori (come Sky Wi-Fi), ma le cui condizioni “vengono sistematicamente disattese in fattura”.

LE COMUNICAZIONI INGANNEVOLI DEI RINCARI

Per la prima pratica, l’Antitrust ha ritenuto che le modalità di invio e il contenuto delle comunicazioni di aumento di prezzo, trasmesse nei mesi di aprile e maggio 2024, fossero ingannevoli. La comunicazione sulla variazione di prezzo e sulla facoltà di recesso gratuito era relegata solo all’inizio della quarta e ultima pagina della fattura, con una modalità, definita dall’Autorità, “diluita e posticipata rispetto numerose altre informazioni sui contenuti dell’abbonamento”.

Sulla prima pagina della fattura, un secondo titolo in neretto, “COMUNICAZIONE IMPORTANTE”, forniva solo un sintetico avviso sulla decorrenza dell’aumento in caratteri minori. L’informativa contenuta nell’ultima pagina non specificava quali fossero gli oneri in caso di esercizio “tardivo” del diritto di recesso.

La condotta, fa sapere l’Agcm, ha riguardato da 500.000 a 5 milioni di clienti di Sky e, dunque, la sanzione stabilita è di 2 milioni di euro.

LA QUESTIONE DEL CLAIM “FINCHÉ NON DISDICI”

La seconda pratica riguarda offerte Now commercializzate tra aprile 2021 e giugno 2023, poi interessate da aumenti nel luglio 2024. Secondo l’Agcm, l’uso del claim “finché non disdici” induceva a interpretare il “prezzo promozionale” come stabile per tutta la durata del rapporto.

Sky ha ammesso di aver utilizzato questo claim, ma ha sostenuto di aver variato il prezzo solo per le offerte le cui Condizioni Generali di Contratto (CGC) prevedevano la facoltà di ius variandi (modifica unilaterale). L’Agcm, tuttavia, ha confermato che la contestazione riguardava la “discrepanza tra il claim utilizzato per promuovere le offerte in discorso e l’aumento di prezzo” applicato e per questa violazione ha imposto a Sky Italia una sanzione di 800.000 euro.

LE OFFERTE DI RETENTION E LE DIFFERENZE IN FATTURA

La terza pratica scorretta riguarda, infine, le offerte vantaggiose proposte ai clienti con l’intenzione di mantenere il rapporto contrattuale (customer retention), specialmente se vicini alla scadenza o in procinto di recedere. In tali casi, le condizioni economiche “prospettate telefonicamente” non venivano poi “concretamente applicate”, scrive l’Agcm. Le difformità tra le condizioni promesse e quelle effettivamente applicate si riscontravano già nella prima fattura successiva all’adesione all’offerta.

Sky ha tentato di ricondurre la maggior parte degli episodi segnalati a “problemi di carattere tecnico (disallineamenti del sistema)” o a “sporadici errori imputabili ai singoli operatori”. Nonostante ciò, l’Autorità ha ritenuto che la pratica fosse “idonea a integrare una pratica ingannevole” e ha quindi irrogato una sanzione di 1,4 milioni di euro.

CRITERI DI DETERMINAZIONE DELLE SANZIONI

Nel determinare l’ammontare delle sanzioni, l’Agcm ha tenuto conto delle circostanze attenuanti. Tra queste, Sky Italia ha adottato iniziative di caring, risolvendo le segnalazioni e i reclami con rimborsi. Inoltre, l’azienda ha deliberato l’adozione di un programma di compliance incentrato sulla normativa a tutela del consumatore, che mira alla diffusione di “una cultura aziendale improntata all’integrità, alla trasparenza e alla centralità del cliente”.

LA RISPOSTA DI SKY ITALIA

Sky ha espresso la propria reazione alla decisione dichiarando: “Siamo stupiti di questa sanzione dell’Autorità, perché arriva nonostante le azioni messe in campo da Sky con l’obiettivo condiviso di rafforzare ulteriormente la trasparenza dei processi aziendali e di porre sempre il cliente al centro. Restiamo convinti della correttezza del nostro operato e valuteremo tutte le azioni necessarie nelle sedi più opportune”.

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