Germania e Francia sembrano pronte a rivedere profondamente l’ambizioso programma militare congiunto che sembrava destinato a definire la prossima frontiera della difesa europea. Secondo quanto riporta il Financial Times, dopo anni di ostacoli tecnici e tensioni industriali, i due paesi stanno valutando un ridimensionamento del Future Combat Air System (Fcas), il progetto da centinaia di miliardi di euro nato con l’obiettivo di sviluppare un caccia di nuova generazione. Le discussioni politiche e ministeriali di questa settimana – rivela il quotidiano finanziario britannico – potrebbero chiarire se l’iniziativa manterrà la sua forma originaria o verrà trasformata in un sistema comune di comando e controllo digitale.
UN PROGRAMMA NATO PER UNIRE L’INDUSTRIA EUROPEA
Il Fcas era stato concepito come il più grande programma di armamento mai avviato nel continente, simbolo della volontà franco-tedesca di costruire una piattaforma di difesa sovrana e integrata. La collaborazione coinvolge aziende di primo piano come Airbus e Dassault Aviation, con il contributo della spagnola Indra e del gruppo francese Thales. Tuttavia, sin dalle prime fasi, la cooperazione tra i principali costruttori si è rivelata complessa. Divergenze sul disegno del velivolo, sulla ripartizione dei compiti e sulla scelta dei fornitori hanno progressivamente rallentato i lavori e alimentato sospetti reciproci.
Nelle ultime settimane le incertezze sono cresciute, e il disaccordo su questioni di proprietà intellettuale resta uno dei punti nevralgici. Dassault difende il controllo sui propri brevetti, mentre la parte tedesca chiede un accesso più equo alle tecnologie sviluppate. Malgrado le difficoltà, dai rispettivi ministeri della Difesa trapelano ancora segnali di cauta fiducia sulla possibilità di trovare un compromesso.
DAL CACCIA AL “COMBAT CLOUD”?
Tra le ipotesi attualmente allo studio, il Financial Times scrive che la più plausibile sembra concentrarsi sul cosiddetto “Combat Cloud”, il sistema digitale che costituirebbe la spina dorsale del progetto. Si tratterebbe di una rete avanzata capace di collegare in tempo reale jet, droni, sensori e centri di comando operativi a terra, in mare e in aria. L’uso dell’intelligenza artificiale, combinato con infrastrutture di comunicazione ad alta capacità, permetterebbe di coordinare missioni complesse e di elaborare grandi quantità di dati per migliorare la sicurezza e la precisione delle operazioni.
Questo approccio potrebbe garantire una parziale continuità industriale e tecnologica al programma, pur rinunciando alla costruzione immediata di un nuovo velivolo comune. Per Airbus e Thales, il “Combat Cloud” rappresenta un banco di prova strategico per mantenere l’Europa competitiva nell’ambito della difesa digitale e della guerra in rete.
CONSEGUENZE PER L’INDUSTRIA EUROPEA
L’Handelsblatt, che riporta l’indiscrezione del Financial Times, aggiunge che se il progetto del caccia dovesse essere definitivamente abbandonato, la Germania valuterebbe alternative di cooperazione con altri partner europei, tra cui Regno Unito e Svezia.
Una simile evoluzione modificherebbe profondamente gli equilibri industriali nel settore aeronautico continentale. Nel frattempo, il numero uno di Dassault, Éric Trappier, ha ribadito che la Francia sarebbe pronta a procedere autonomamente se le condizioni di collaborazione non verranno ridefinite.
Dietro alle dichiarazioni ufficiali, tuttavia, resta l’incertezza, conclude il quotidiano economico tedesco: la fiducia fra i costruttori appare fragile e il futuro del programma dipenderà dalla capacità politica di Francia e Germania di mantenere viva una visione comune della difesa europea. Ma il tempo delle dissimulazioni sta per scadere.
BERLINO SONDA SCENARI ALTERNATIVI
D’altronde, come informa il Tagesschau di Ard, a Berlino si stanno già valutando percorsi alternativi nel caso in cui il programma con Parigi non trovi una via d’uscita condivisa.
A parte l’ipotesi di ridurre la collaborazione alle infrastrutture del Combat Cloud, “sul fronte dei caccia Germania e Spagna potrebbero orientarsi verso il Global Combat Air Programme (Gcap)”, l’iniziativa rivale e parella al Fcas che riunisce Regno Unito, Italia e Giappone per un sistema di combattimento aereo di sesta generazione. Parallelamente, il vertice di Airbus Defence, Michael Schöllhörn, ha indicato la possibilità di includere anche la Svezia e la Polonia tra i potenziali partner europei, offrendo un quadro più ampio di collaborazione al di fuori dell’asse franco-tedesco. Una tale scelta, tuttavia, sancirebbe una nuova separazione dei percorsi strategici tra Berlino e Parigi nel campo dell’aviazione militare.
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius verificherà durante la sua prossima visita a Parigi se esistono ancora margini per invertire una tendenza che, al momento, appare sempre più difficile da ricomporre.






