Oggi i prezzi dell’oro e dell’argento, i due principali metalli preziosi utilizzati come bene rifugio, si sono avvicinati a livelli record per via delle previsioni sul taglio dei tassi da parte della banca centrale statunitense e dell’indebolimento del dollaro.
I PREZZI DELL’ORO E DELL’ARGENTO
Negli ultimi tre anni, per effetto delle tensioni geopolitiche e commerciali, il valore dell’oro e dell’argento è più che raddoppiato. Solo oggi l’argento ha guadagnato il 2,6 per cento, superando i 40 dollari all’oncia per la prima volta dal 2011; l’oro, invece, si scambia a poco meno di 3500 dollari, un prezzo vicinissimo al record storico toccato lo scorso 22 aprile.
Intanto, il dollaro statunitense si scambia a un prezzo vicino ai minimi del 28 luglio.
LE ASPETTATIVE DEL MERCATO
Come spiega Bloomberg, i prezzi dell’oro e dell’argento sono cresciuti perché i mercati si aspettano un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. La previsione è sostenuta dall’imminente pubblicazione – questo venerdì – dell’ultimo rapporto sull’occupazione nel paese “che probabilmente rafforzerà i segnali di un mercato del lavoro sempre più sottotono”, scrive l’agenzia, giustificando così l’intervento dell’istituto guidato da Jerome Powell.
La prospettiva di un abbassamento dei tassi, dunque, ha aumentato l’attrattività dei metalli preziosi.
TRUMP CONTRO LA FEDERAL RESERVE
A rafforzare lo status di bene rifugio dell’oro e dell’argento sono state anche le numerose critiche rivolte dal presidente Donald Trump nei confronti dei funzionari della Federal Reserve; critiche che stanno alimentando le preoccupazioni sulla perdita dell’indipendenza della banca centrale dal potere politico, e che potrebbero inoltre alimentare la sfiducia degli investitori verso il sistema economico e finanziario statunitense.
La settimana scorsa Trump ha pubblicato una lettera nella quale ordinava il licenziamento immediato di Lisa Cook, membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve; in precedenza aveva minacciato più volte di licenziare anche il governatore Jerome Powell.
I DAZI
Oltre a questo, dietro alla crescita del prezzo dei due metalli c’è una sentenza di una corte d’appello federale negli Stati Uniti, che ha stabilito che i dazi imposti da Trump verso un gran numero di paesi sono illegali perché la loro applicazione si basa su una legge d’emergenza: la sentenza conferma quanto già affermato lo scorso maggio dalla Corte per il commercio internazionale.
L’oro raggiunse il prezzo record di 3500 dollari all’oncia proprio dopo che Trump annunciò il suo piano sui dazi, lo scorso aprile; dopodiché la domanda di beni rifugiò si andò raffreddando, dato che la Casa Bianca decise di rinunciare ad alcune delle misure commerciali più dure.
TARIFFE ANCHE SUI METALLI PREZIOSI?
In ultimo, a stimolare l’oro e l’argento c’è anche la possibilità che anche i metalli preziosi possano essere soggetti a dazi. L’ipotesi è rafforzata dal fatto che la settimana scorsa l’argento è stato inserita nella lista dei minerali critici del governo americano; nella lista è già presente il palladio.