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Obiettivi (e grandi assenti) del summit di Sharm el-Sheikh per la pace a Gaza

Oggi la città egiziana di Sharm el-Sheikh ospiterà il summit internazionale per la pace a Gaza: ecco chi parteciperà e chi no.

Oggi la città egiziana di Sharm el-Sheikh ospiterà il summit internazionale per la pace a Gaza, co-presieduto dal presidente statunitense Donald Trump, in arrivo da Israele, e dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

L’evento, denominato “Sharm el-Sheikh Summit for Peace – Agreement to End the War in Gaza”, mira a consolidare il cessate il fuoco tra Israele e Hamas e a promuovere la stabilità regionale. Più di 20 leader mondiali parteciperanno, ma né Israele né Hamas saranno presenti.

Obiettivi e contesto del summit

Secondo il comunicato della presidenza egiziana, riportato da Egypt Today, il summit si propone di “porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, rafforzare gli sforzi per la pace e la stabilità in Medio Oriente e inaugurare una nuova era di sicurezza regionale”.

Il summit si inserisce nella visione di pace di Trump, il cui piano in 20 punti include il disarmo di Hamas, la creazione di una forza multinazionale per la sicurezza a Gaza e una ricostruzione su larga scala, stimata in 53 miliardi di dollari secondo l’Associated Press.

Tuttavia, come sottolinea The Times of Israel, permangono complessità, come il rifiuto di Hamas di disarmarsi e l’opposizione di Israele a un ruolo dell’Autorità Palestinese (AP) nella gestione post-bellica di Gaza.

Partecipanti e assenze

Il summit vedrà la partecipazione di leader di oltre 20 paesi, tra cui figure di spicco come il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron, la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il re di Giordania Abdullah II, come confermato da The Guardian e Newsweek.

Saranno presenti anche il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, il presidente del Consiglio europeo António Costa e rappresentanti di Qatar, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Kuwait, Pakistan, Indonesia e altri, secondo Egypt Today e Politico.

Un’assenza significativa è quella di Israele, non invitata, come riportato da The Times of Israel. Anche Hamas non parteciperà, con il membro del suo ufficio politico Hossam Badran che ha dichiarato ad AFP, citato da The Times of Israel, che il gruppo ha agito “principalmente attraverso mediatori qatarioti ed egiziani”.

L’Iran, invitato secondo Iran International, ha declinato la partecipazione, con il ministro degli Esteri Abbas Araghchi che ha citato attacchi precedenti degli Stati Uniti e di Israele contro il popolo iraniano.

Riguardo all’Autorità Palestinese, le fonti sono contraddittorie. The New Arab riferisce che l’AP non è stata invitata, con un funzionario palestinese che ha confermato che il presidente Mahmoud Abbas ha chiesto invano un incontro privato con al-Sisi per riaffermare la legittimità della leadership palestinese. Tuttavia, The Times of Israel e Associated Press riportano invece che Abbas sarà presente, nonostante l’opposizione di Israele a un ruolo dell’AP a Gaza.

L’agenda del summit

L’agenda del summit, come descritto da The Guardian e Egypt Today, si concentra sulla formalizzazione dell’accordo di cessate il fuoco e sul sostegno alla seconda fase del piano di Trump, che prevede il disarmo di Hamas, l’istituzione di un governo tecnocratico a Gaza e un ulteriore ritiro israeliano.

The Times of Israel specifica che l’obiettivo è ottenere il consenso dei “garanti” del piano (Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia) sui principi generali del framework definito dalla Casa Bianca.

Secondo l’Associated Press, il summit, della durata di circa due ore, non affronterà in profondità le questioni più complesse, come il disarmo di Hamas o la ricostruzione di Gaza, ma culminerà in una cerimonia di firma del piano di pace per il Medio Oriente.

Inoltre, si discuterà di un possibile ampliamento della normalizzazione con Israele nella regione, un obiettivo condiviso da Trump e dal governo israeliano, come riportato da The Times of Israel.

Sfide e prospettive

Nonostante il cessate il fuoco, le prospettive di pace a lungo termine rimangono fragili. Al Jazeera riporta il sentimento di speranza tra i palestinesi che tornano a casa, ma anche le difficoltà di chi trova le proprie abitazioni distrutte, con il corrispondente Hani Mahmoud che sottolinea come “la lotta per la sopravvivenza continui in modo aggressivo”.

L’Associated Press evidenzia che la ricostruzione di Gaza richiederà ingenti fondi internazionali, con l’Egitto che prevede di ospitare una futura conferenza su questo tema.

Il rifiuto di Hamas di disarmarsi, come dichiarato da un funzionario anonimo a The Times of Israel, e l’opposizione di Israele a un ruolo dell’AP a Gaza complicano la seconda fase del piano.

Inoltre, l’assenza di Israele e Hamas al summit, come notato da Politico, potrebbe limitare l’efficacia delle decisioni prese, poiché i principali attori del conflitto non saranno direttamente coinvolti.

Il ruolo di Sharm el-Sheikh

Sharm el-Sheikh, come ricorda Associated Press, ha una lunga storia di negoziati di pace, ospitando vari summit già al tempo del presidente Hosni Mubarak.

La città, situata sulla punta della penisola del Sinai, è tornata sotto il controllo egiziano nel 1982 dopo il trattato di pace con Israele del 1979. Questo summit segna il primo grande evento di pace sotto la presidenza di al-Sisi, rafforzando il ruolo dell’Egitto come mediatore regionale.

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