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Mediobanca multinazionali

Mediobanca, ecco la linea dei manager sul dopo Ops di Mps

Che cosa succede in Mediobanca dopo il successo dell'Ops di Mps. Fatti e indiscrezioni

Dietro le porte chiuse delle sedi del gruppo Mediobanca, il 9 settembre sono andate in scena una serie di riunioni “speculari”, organizzate dai vertici delle diverse controllate. Non c’era Alberto Nagel – l’amministratore delegato è rimasto in silenzio – ma i direttori generali e gli amministratori delegati hanno seguito un copione quasi identico, come se fosse stato dettato da un unico canovaccio. Tre i messaggi principali: le presunte assenze di sinergie tra Siena e Piazzetta Cuccia, sbandierate nei mesi scorsi, sarebbero in realtà venute meno; l’integrazione con Mps potrà valorizzare il lavoro svolto finora da Mediobanca; infine, l’attuale top management verrà sostituito, e per questo ai dipendenti è stato chiesto di prestare “massima collaborazione” per non ostacolare il cambiamento.

Un racconto, quello dei manager, che lascia emergere due aspetti non di poco conto. Il primo: già da tempo, ben prima della conclusione ufficiale dell’operazione, i vertici di Mediobanca sembravano certi dell’esito positivo dell’Ops di Siena. Circostanza che spiegherebbe la scelta, piuttosto controversa, di anticipare i premi dei manager lo scorso luglio. Il secondo: il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Nessuna comunicazione preventiva, nessuna interlocuzione. La decisione – ancora una volta – è stata quella di rivolgersi direttamente ai dipendenti, spronandoli a un “intenso lavoro commerciale” da qui a dicembre.

Eppure, alle rassicurazioni sulle prospettive industriali non hanno fatto seguito garanzie concrete sul fronte occupazionale né sull’inquadramento contrattuale. Al contrario, i lavoratori si trovano ora a dover affrontare una fase di sacrifici e pressioni commerciali, mentre le rivendicazioni sul rinnovo del contratto integrativo aziendale sono rimaste lettera morta.

In controluce, la sensazione diffusa è che, mentre il management ha saputo blindare i propri bonus, ai dipendenti non resti che il compito di tenere alta la redditività in un clima di incertezza. Un equilibrio precario che rischia di trasformare l’integrazione con Mps non in un’opportunità condivisa, ma in un banco di prova dalle ricadute pesanti sul fronte sociale.

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