Alla fine, la ribellione di cinque deputati repubblicani è stata sedata. Almeno quanto è bastato per far approvare alla Camera dei rappresentanti il “One Big Beautiful Bill” di Donald Trump. Ovvero, la legge di bilancio statunitense. Solo in due repubblicani, Thomas Massie e Brian Fitzpatrick, hanno votato contro la manovra presentata dal presidente, insieme ovviamente al blocco compatto dei democratici. Risultato: 218 sì contro 214 no.
E la firma di Trump sulla finanziaria, che prevede 3,4 trilioni di dollari di aggiunta al debito pubblico Usa, tagli fiscali per determinate fasce di popolazione e l’eliminazione dell’assistenza sanitaria, con le sforbiciate al Medicaid, per quasi 12 milioni di persone, arriva proprio il 4 luglio, l’Indipendence Day.
LA VITTORIA DI TRUMP E L’APICE DEL SUO MANDATO
Trump in prima persona ha incontrato e telefonato ai deputati del suo partito per convincere i renitenti a votare la sua misura. Per la Cnn, con l’approvazione della legge di bilancio Trump sta toccando l’apice del suo potere politico. È stato lo stesso inquilino della Casa Bianca ad ammettere, ieri fuori dall’Air Force One, “penso di avere più potere ora, è vero”.
“Sta facendo approvare il suo programma in misura maggiore rispetto al suo primo mandato. Ha un controllo maggiore sull’apparato”, ha affermato l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson sempre alla Cnn. Aggiungendo: “Penso che in parte sia dovuto al fatto che è un presidente al secondo mandato, e sa come esercitare quel potere e usare la carica di presidente. E ha una Corte Suprema che lo sostiene”. Di fatto è più libero di perseguire i propri interessi.
LA MANOVRA CHE COLPISCE I PIÙ POVERI
Interessi, quelli di Trump, che evidentemente non coincidono con quelli delle fasce più povere della popolazione statunitense. Come sottolinea Gregory Alegi, docente di storia e politica americana alla Luiss, sul Sole 24 Ore, “l’impostazione della legge finanzia la riduzione delle imposte sul reddito dei più abbienti con due strumenti principali: l’aumento del debito pubblico e il taglio delle prestazioni sociali. Entrambe ricadranno sulle spalle degli altri, chiamati a pagare interessi sempre più altri – per la classe media – e a rinunciare alla rete di protezione creata quasi un secolo fa da Franklin Delano Roosevelt”.
Alegi cita uno studio del Budget Lab di Yale, che “prevede una caduta media del 2-3% dei redditi del quintile più povero della popolazione e un’analoga crescita per i redditi maggiori. Nell’arco di un decennio, secondo lo studio, un contribuente minimo pagherebbe quindi 560 dollari in più mentre un altro che guadagna tre milioni se ne troverebbe in tasca 118mila di più”. Cifre emblematiche.
Come è stimato, il debito pubblico crescerà nel prossimo decennio di più di 3 trilioni di dollari. E “spendendo a debito, proprio la politica più volte rinfacciata ai democratici, Trump dovrà collocare sempre maggiori quantità di titoli pubblici, rendendo gli Usa più vulnerabili agli andamenti del tasso d’interesse”, sottolinea ancora Alegi, che evidenzia anche un ulteriore conseguenza, cioè “il tentativo di commissariare il presidente della Federal Reserve affinché si pieghi a gestire i tassi in un’ottica di sostegno delle politiche governative anziché dell’economia reale”.
I DANNI ALL’ECONOMIA DELLA MANOVRA
Secondo l’economista Kathryn Anne Edwards, opinionista su Bloomberg, il danno economico tangibile derivante da questa finanziaria è rappresentato dall’aumento del debito federale e il conseguente impoverimento delle risorse per le famiglie a basso reddito. Ma la prospettiva può essere anche peggiore, cioè quella di essere davanti “a una legge così inopportuna, mal concepita e prevedibilmente dannosa per l’economia che sarà lo Smoot-Hawley Tariff Act (legge protezionista del 1930 che aggravò la Grande depressione colpendo l’industria Usa) di quest’epoca, ma che da allora è diventata l’emblema di un Congresso che opera contro gli interessi economici del paese e in ostinata opposizione ai consigli degli economisti”.
UNA POSSIBILITÀ PER I DEMOCRATICI?
In tutto questo, si potrebbe aprire una finestra favorevole ai democratici, dopo mesi di apnea in cui sono stati disorientati e colpiti dal protagonismo di Trump. Come riporta il New York Times, infatti, il disegno di legge appena approvato dal Congresso potrebbe essere un tema su cui i dem possono battere e riconquistare gli elettori. La dirigenza del partito, oltre a ritenere la manovra economicamente insostenibile, starebbe scommettendo sul fatto che anche l’opinione pubblica, specie tra le classi più povere, la rigetti. E possa così distaccarsi da Trump, dal mondo Maga e dai repubblicani, per ritornare a votare a sinistra. Magari già a partire dalle elezioni di midterm del 2026. Uno scenario, che come spiega anche il Washington Post, è temuto da una parte del Gop.