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Le chiacchiere di Garofani, lo scoop di Belpietro, l’ira di Mattarella e l’imbarazzo di Meloni

Reazioni e polemiche dopo lo scoop del quotidiano La Verità fondato e diretto da Belpietro sulle poco istituzionali parole del consigliere del Quirinale, Francesco Saverio Garofani. I Graffi di Damato

Anche se un “piano” per scongiurarla, denunciato vistosamente dal quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro, è stato liquidato dal Quirinale come una provocazione rilanciata con una richiesta di smentita levatasi dal giovane capogruppo della destra meloniana alla Camera Galeazzo Bignami, lassù, sul colle più alto di Roma, qualcuno teme che fra quattro anni, alla scadenza del secondo mandato presidenziale di Sergio Mattarella, potrà davvero essere eletta Giorgia Meloni. Se gli avversari del centrodestra, magari decidendosi a seguire i consigli sinora inascoltati di Romano Prodi, alquanto critico verso la segretaria del Pd Elly Schlein, non riusciranno ad allestire un programma e una coalizione alternativa, vera e concreta. Da realizzare grazie anche a qualche “scossone” procurato al governo da qualche infortunio.

CHI E’ GAROFANI

Questo “qualcuno”, rimasto al suo posto almeno sino al momento in cui scrivo, è il consigliere dello stesso Mattarella per la Difesa, con la maiuscola istituzionale, Francesco Saverio Garofani: non un generale, per fortuna, ma più semplicemente un ex parlamentare del Pd e giornallsta considerato evidentemente un esperto della materia dal Capo dello Stato. Questo consigliere, salvo dimissioni o rimozione, per quanto abbia rivelato al Corriere della Sera di avere ricevuto la conferma della fiducia di Mattarella, è stato sorpreso a parlare del futuro sgradito della Meloni e di quello auspicato delle attuali opposizioni sparse nel cosiddetto campo largo, al tavolo di un “locale pubblico” alquanto affollato. “Una chiacchierata fra amici”, ha raccontato sempre al Corriere.

LE POLEMICHE DOPO LO SCOOP DEL QUOTIDIANO LA VERITA’

A riferire di quella chiacchierata, ripeto, è stato -non ho ancora ben capito se per avere sentito personalmente o averne ricevuto notizia, forse documentabile- Ignazio Mangano ieri a pagina 3 della Verità mandando in brodo di giuggiole in prima il direttore, non nuovo a polemiche col Quirinale. E questa volta impettitosi a cavallo della… tempesta che. stando ad alcune voci di corridoio, diciamo così, potrebbe avere come vittima, alternativa o complementare magari al consigliere di Mattarella, il capogruppo a Montecitorio del partito della premier Meloni. Che, fra un comizio elettorale e l’altro nelle regioni dove si voterà domenica, si sarebbe lasciata scappare qualche parola non proprio soddisfatta del fuoco acceso alle polveri da Bignami. Voci, ripeto, suffragate dalla premura con la quale egli ha tenuto a precisare di avere pensato e agito da solo. D’altronde, non sarebbe la prima volta per la premier trovarsi in queste condizioni. Ci sono precedenti forse meno clamorosi ma ugualmente importanti, nei tre anni e più da lei trascorsi a Palazzo Chigi, di esponenti di partito e dello stesso governo un po’ incauti in materia di galateo istituzionale.

I RAPPORTI TRA MELONI E MATTARELLA

Eppure la premier è appena reduce da un incontro non privato, e neppure secondario, con il capo dello Stato al Quirinale. Dove ha partecipato ad una riunione del Consiglio Supremo di Difesa. Magari con il consigliere competente di Mattarella seduto non dico al tavolo, ma a ridosso di qualche parete perché segretario di quel Consiglio.

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