L’incontro Trump-Putin sull’Ucraina è una vittoria russa. L’arancione muove, e perde in dieci mosse:
1. Zelensky, rappresentante del Paese invaso, in cui si combatte, e i cui soldati e civili sono morti a decine di migliaia e fuggiti a milioni, è escluso. L’eroe del mondo libero è diventato una pedina.
2. Il che conferma la narrativa di Mosca: non è una guerra imperialista per la sottomissione di un vicino riottoso, come fu già per la Georgia. No no: è un conflitto tra superpotenze, Russia e NATO.
3. Ciò annulla anche l’interpretazione del conflitto come aggressione russa all’Europa, Europa come orizzonte politico legittimo di stati sovrani. No no: è uno scontro tra sfere di influenza globali. Perciò è giusto che lo risolvano i rispettivi boss: fuori anche l’Europa.
4. Putin ottiene l’incontro senza avere concesso nulla in questi mesi, nemmeno il riconoscimento dell’Ucraina come soggetto autonomo (“è Russia”). E questo, nonostante le minacce trumpiane di ritorsioni, nuove sanzioni, nuovi aiuti militari all’Ucraina – en passant, è una gran lezione alla UE.
5. Anzi, la Russia ha intensificato i bombardamenti sui civili (mai tanti come ora). E continua ad avanzare sul terreno. Ha saputo aspettare che Trump mostrasse le sue carte: non ne aveva nessuna. E ora passa a ritirare il piatto.
6. Il che svela che le minacce americane erano aria fritta. L’industria USA non riesce a produrre abbastanza armi, le sanzioni non hanno fermato la macchina bellica di Mosca, e non c’è modo di fermare l’avanzata russa.
7. E infatti, l’incontro si apre con l’agenda di Putin. Riconoscimento delle annessioni. Kiev mai nella NATO. Trattativa alla pari con Washington – invece convinta all’inizio dell’invasione di poter “far crollare” la Russia con uno schiocco di dita.
8. Implicitamente dunque gli Stati Uniti, accettando la visione della guerra in Ucraina come scontro tra superpotenze globali, ammettono anche l’idea per cui quella guerra l’hanno persa. Anche perché non hanno offerto all’Ucraina alcuna garanzia che la Russia rispetterà poi la sua già monca sovranità. Un messaggio che il mondo coglierà in tutta la sua portata.
9. Anche l’idea di “riarmo europeo” di fronte a una “minaccia” russa perde di solidità (se mai l’avesse avuta), davanti ad accordi di sicurezza presi altrove. Anzi, gli stati europei dovranno accettare la fine delle sanzioni, che da parte loro continuano testardamente e inutilmente (siamo al 18° pacchetto) a intensificare. Non sarà una contraddizione semplice da sciogliere per il fronte nord-orientale dell’Unione, quello che vuole che la contrapposizione con Mosca resti rigida e netta. Da vedere cosa farà la Germania, che però intanto ha perso il suo Nord Stream.
10. Trump da parte sua farà finta di aver vinto, sbandierando la promessa pace e il (teorico) accordo sulle risorse ucraine come grandi risultati. Sarà invece una rivelazione di impotenza, che sarà messa di fronte a Kiev senza garanzie.
In effetti, la volontà degli ucraini di accettare o meno termini simili per chiudere la guerra resta l’unica variabile imprevedibile.
(tratto dal profilo Linkedin di Pennisi)