Sabato l’agenzia di stampa iraniana Isna ha fatto sapere che Israele ha attaccato il sito di Fordow, uno degli impianti più importanti e meglio fortificati del programma nucleare dell’Iran. Secondo l’Isna, i danni causati dal bombardamento sarebbero stati limitati; l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (un organo delle Nazioni Unite) non ha confermato questa ricostruzione, però, e nemmeno le forze armate israeliane hanno annunciato un attacco al sito.
Rafael Grossi, il direttore generale della Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha spiegato invece che i bombardamenti israeliani hanno distrutto uno dei due impianti di arricchimento dell’uranio del complesso di Natanz, a sud-est di Teheran: la struttura distrutta è quella di superficie, mentre quella sotterranea – si trova a una ventina di metri di profondità – non sarebbe stata colpita direttamente, anche se l’interruzione di elettricità provocata dagli attacchi potrebbe aver danneggiato le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, forse rendendole inutilizzabili.
COSA SIGNIFICA ARRICCHIRE L’URANIO E A CHE PUNTO È L’IRAN
Arricchire l’uranio significa – semplificando molto – aumentare la concentrazione dell’isotopo U-235, quello in grado di sostenere una reazione nucleare a catena; per farlo, si utilizzano delle centrifughe dopo che l’uranio è stato convertito in forma gassosa. L’uranio arricchito è necessario sia alla produzione di elettricità dalle centrali nucleare, sia allo sviluppo di un’arma atomica: nel primo caso, la percentuale di U-235 viene portata dallo 0,7 per cento (è la quota presente nell’uranio naturale) al 3-5 per cento, o anche al 20 per cento in alcuni casi particolari; nel secondo caso, invece, si deve arrivare al 90 per cento.
L’Iran nega che il suo programma nucleare sia finalizzato alla costruzione di una bomba atomica, però ha superato di gran lunga i livelli di arricchimento necessari per scopi civili-energetici: è almeno al 60 per cento, stando alle informazioni disponibili.
PERCHÉ ISRAELE NON È IN GRADO DI DISTRUGGERE FORDOW
La distruzione del sito di arricchimento dell’uranio di Fordow potrebbe essere l’obiettivo ultimo della guerra avviata da Israele contro l’Iran, ma il paese non possiede i mezzi per farlo: non dispone, cioè, né di bombe sufficientemente potenti (si chiamano bunker buster, in gergo) per distruggere una struttura fortificata e sotterranea, né di aerei cacciabombardieri adatti al trasporto di questi armamenti. Gli Stati Uniti possiedono sia le prime che i secondi, ma al momento non sembrano avere intenzione di partecipare alla guerra israeliana.
Per distruggere Fordow, dunque, Israele potrebbe dover inviare sul posto le sue forze speciali, ma sarebbe un’operazione molto complicata e rischiosa.
COSA SAPPIAMO DEL SITO NUCLEARE DI FORDOW
L’esistenza del sito di arricchimento dell’uranio di Furdow è stata rivelata pubblicamente nel settembre del 2009, sette anni dopo quella di Natanz. Situato nelle vicinanze della città di Qom, un luogo sacro per l’Islam sciita, è stato costruito in segreto all’interno di una montagna, a circa cinquecento metri di profondità, e racchiuso nel cemento armato: si tratta della struttura meglio protetta del programma nucleare iraniano.
Fordow, comunque, non è un caso unico al mondo: anche altri paesi possiedono dei bunker nucleari sotterranei ed estremamente fortificati, come Raven Rock negli Stati Uniti (dal nome dell’omonima montagna) o Monte Jamantau in Russia. Fordow, però, potrebbe essere l’unica grande base militare mai attaccata direttamente, come ha scritto il Financial Times.
Del sito di Fordow sappiamo che ospita un gran numero di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, che è al riparo dalle bombe convenzionali grazie alla robustezza geologica dell’area e che dovrebbe avere due tunnel di ingresso.
UN SITO ANCORA PIÙ PROTETTO
L’Iran sta costruendo una nuova struttura nucleare ancora più grande e protetta di Fordow: si trova nelle profondità della montagna Kuh-e Kolang Gaz La e disporrebbe di quattro tunnel, il che renderebbe ancora più difficile bloccarne gli accessi con i bombardamenti.