Le relazioni tra India e Italia non sono mai state così buone. Ne è convinto Vas Shenoy, Chief Representative per l’Italia della Indian Chamber of Commerce (ICC), la più antica camera di commercio dell’India, e fondatore dell’Indo-Mediterranean Initiative (IMI).
Le relazioni tra Roma e Nuova Delhi hanno subito un’accelerazione negli ultimi anni, complice, anche, il riposizionamento del nostro paese in termini atlantistici e l’allontanamento dal progetto della Via della Seta.
Ne abbiamo parlato con Vas Shenoy, incontrato a margine del convegno Italia e India: cooperazione strategica in un mondo che cambia nell’ambito del Meeting dell’Amicizia tra i popoli di Rimini.
Qual è lo stato di salute delle relazioni diplomatiche ed economiche tra Italia e India?
È da almeno 50 anni che non erano così buone. Il rapporto tra Giorgia Meloni e Narendra Modi ha saputo avere un effetto di trascinamento delle relazioni tra i due paesi. In generale i due paesi hanno gli stessi valori, sono due democrazie, due superpotenze culturali e due Paesi che dominano i loro mari. Abbiamo, per esempio, l’India–Middle East–Europe Economic Corridor e altri progetti che ha avviato la presidente Meloni quando è andata la prima volta in India a maggio 2023 e poi a settembre per il G20 a New Delhi. Ci sono anche accordi bilaterali. Insomma, è iniziata una nuova stagione. Credo che l’Italia sia uno dei partner più importanti dell’India in occidente.
Sono tanti i settori nei quali è viva la collaborazione tra India e Italia. Quali sono i progetti più rilevanti?
Negli ultimi mesi Iveco è stata acquisita dal gruppo TATA. L’India è anche uno dei più grandi fornitori di acciaio e i produttori di acciaio, specialmente la famiglia Jindal che ha già l’acciaieria di Piombino. Un altro ramo ha provato a prendere l’Ilva ma non ci è riuscita.
La relazione si limita allo scambio di materie prime?
No, sono tanti i settori di collaborazione. Pensiamo all’intelligenza artificiale, all’alta tecnologia o al progetto dei chip avviato dal ministro Adolfo Urso quando è andato in India a novembre. Stanno lavorando bene per rafforzare le catene di approvvigionamento.
Come valuta la collaborazione nel settore delle infrastrutture?
Sta procedendo, ma non così velocemente. Certo stiamo avendo collaborazioni nel campo del trasporto ferroviario, la tecnologia italiana sta aiutando la rete ferroviaria indiana a diventare più moderna. C’è tanto da migliorare in quel campo.
Spostiamoci al di là dell’Atlantico. Sono entrati in vigore i dazi Usa al 50%. Che riflesso avranno sulle relazioni tra Italia e India?
Miglioreranno le nostre relazioni. Il presidente Trump, imponendo dazi al 50%, ha reso urgente la realizzazione di un accordo di libero scambio tra Unione europea e India. Il 1° ottobre entra in vigore l’accordo di libero scambio tra i paesi EFTA (Svizzera, Lichtenstein, Islanda e Norvegia) e India.
Però l’Europa ha “spuntato” dazi al 15%. Non è al sicuro?
Non del tutto perché c’è la minaccia della digital tax. È profittevole sia per l’India che per l’Ue concludere un accordo per rafforzare la propria relazione. Le due grandi democrazie del mondo, India ed Europa, devono concludere un accordo di libero scambio il prima possibile.
Come vive l’India le accuse statunitensi di essere troppo “amica” della Russia?
L’india è vicina alla Russia, sì. L’India dipende dalla Russia per il 35% della fornitura militare, un tempo era al 75%. Quando è iniziata l’aggressione dell’Ucraina era al 60%, ora dopo tre anni siamo al 35%. Gli sforzi fatti sono ovvi.
Per quello che riguarda gli idrocarburi, l’India ha importato 55 miliardi, l’Ue ben 65 miliardi. Dei 55 mld spesi dall’India forse 7-8 sono arrivati alla Russia, il resto sono rimasti nei conti indiani, in rupie indiane, investite per il futuro in nome del popolo russo.
Se dobbiamo dire chi sta pagando la guerra di Putin in Ucraina è la Cina e anche l’Ue più dell’India. Non credo che la vicinanza della Russia all’India, oggi, sia così pericolosa. Certo quando l’India non aveva amici, quando gli Stati Uniti minacciavano l’India, è stata la Russia a darle una mano. Ecco non credo che l’India abbia tutte queste colpe.
I paesi membri della Nato aumenteranno le loro spese militari, su richiesta statunitense. Ci saranno ripercussioni sulle relazioni tra India e Italia?
Ripercussioni positive. Un’Europa più libera dagli Stati Uniti è un’Europa più indipendente nella scelta dei suoi partner. La collaborazione tra Italia e India, nella zona indo-mediterranea, può favorire la stabilità. Due grandi paesi che credono nella pace ma che sanno che devono essere capaci di difenderla. L’India e l’Italia condividono una cultura pacifista. Anche la nostra costituzione stabilisce che possiamo solo difenderci e non attaccare. Quindi, credo che l’aumento di spese di difesa in Europa e l’aumento di indipendenza europea, porterà i nostri paesi più vicini. Il Mediterraneo allargato e l’oceano Indiano combaciano nel Corno d’africa, la geografia ci rende vicini.