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L’incontinente Landini

Maurizio Landini la fa tanto grossa da non riuscire a coprirla... I Graffi di Damato

La buonanima di Amintore Fanfani ordinava nel suo toscano stretto, con tutte le aspirazioni del caso, di coprirla a chi, secondo lui, l’aveva fatta o detta grossa. Erano gli anni Sessanta, naturalmente del secolo scorso. Maurizio Landini, che ne ha 64, era solo un bambino. E, avendole qualche giorno fa dato della “cortigiana” nei rapporti col presidente americano Donald Trump si è sentito dare da Giorgia Meloni una lezione di italiano, sfogliandone un dizionario in cui si dà della cortigiana anche ad una prostituta, e non solo a chi frequenta una qualsiasi corte. O cortile, magari, come ho sentito scherzare in un salotto televisivo in cui la conduttrice non si è lasciata scappare l’occasione per imbastire un mezzo processo, il solito, alla premier troppo vittimista e permalosa, secondo lei e i suoi ospiti solitamente pronti a guadagnarsi un altro invito.

Nessuno degli ospiti di Lilli Gruber, e tanto meno lei, ha voluto dare a Landini, assente non so se per mancata chiamata o per rifiuto, dell’incontinente. Forse temendo che il segretario generale della Cgil e un po’ anche custode, diciamo così, del cosiddetto campo largo dell’altrettanto cosiddetta alternativa al centrodestra della Meloni, si mettesse a sfogliare il dizionario pure lui, come la premier, e rinfacciasse loro l’aspetto anche urinario, diciamo così, che ha appunto l’incontinenza. Come quella di chi nei giorni scorsi ha fatto la pipì sull’altare principale della Basilica di San Pietro.

E pensare che all’ultimo congresso della Cgil non un omonimo, ma proprio Maurizio Landini invitò e accolse con cordialità e galanteria la premier, rimediando anche qualche fischio del pubblico fermo alla rappresentazione della presidente del Consiglio come di una fascista irriducibile, arrivata a Palazzo Chigi per vendicare Mussolini, che vi era già passato nel suo ventennio come ministro degli Esteri, a pochi passi da Palazzo Venezia.

Di quell’accoglienza di Landini alla Meloni, scortata dal suo allora portavoce Mario Sechi, si trova ancora qualche foto navigando per internet. Foto che debbono essere diventate per il segretario generale, ripeto, della Cgil un’ossessione da cui riscattarsi, sino a farla – per tornare alla buonanima di Fanfani – tanto grossa da non poterla coprire. E da arruolarsi, paradossalmente, negli avversari della Meloni che masochisticamente lavorano di giorno e di notte per lei, spianandole con i loro errori la strada per la conferma alla guida del governo dopo le elezioni, fra due anni, e poi forse anche per la promozione al Quirinale, scadendo due anni ancora dopo il secondo mandato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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