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Chi finanzia la Global Sumud Flotilla?

A quanto ammontano i finanziamenti alla Global Sumud Flotilla e chi sono i donatori? Secondo Israele, sono tutti al servizio di Hamas.

Mancano poche ore all’arrivo della Global Sumud Flotilla davanti le acque di Gaza, e quindi di Israele e del suo blocco navale. La rete di imbarcazioni, una cinquantina di barche a vela e altre navi di piccole e medie dimensioni, tira dritto verso la Striscia di Gaza nel pieno dell’offensiva di terra delle Idf e dei bombardamenti israeliani. Tel Aviv ha fatto sapere a più riprese che non accetterà alle barche di forzare il blocco navale e di entrare nelle loro acque, ma la flottiglia non sembra intenzionata a fare dietrofront.

CHI HA DATO SOLDI ALLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

La domanda che in molti si sono posti nelle ultime settimane, da quando la Flotilla è partita dalla Spagna, e poi da quando la “branca” italiana si è aggiunta alla spedizione, è: chi c’è dietro questa iniziativa? Chi la finanzia? Chi sono i promotori?

Andando sul sito della Global Sumud Flotilla, si legge: “Siamo una coalizione internazionale indipendente, non affiliata ad alcun governo o partito politico”. Non ci sono legami con paesi o con associazioni in particolare, ancor più non sembra ci siano legami con fondi specifici o grossi donatori. E proprio per questo, l’iniziativa si regge su piccoli finanziamenti volontari. “Abbiamo bisogno del vostro sostegno per rendere tutto questo possibile (poiché questa azione è molto costosa in termini di logistica e struttura)”, sottolinea sempre il sito della Gsf. D’altronde tenere in mare e affrontare un viaggio simile con una cinquantina di imbarcazioni non è agevole.

Il format delle donazioni è chiuso ormai da giorni, non è possibile ora mandare soldi. Ma sempre sul sito è documentato l’ultimo round di piccoli “finanziamenti” volontari. La cifra è di 3.209.212 euro, una somma raggiunta dai contributi di migliaia di attivisti e sostenitori, soprattutto della causa palestinese, da tutto il mondo. Si va da donazioni di 5 euro a importi più alti, tipo 1.000 euro, in alcuni casi con tanto di nome e cognome di chi ha dato soldi, in altri sotto forma anonima. Non sorprende che le donazioni siano state così tante, visto l’eco mondiale di questa iniziativa.

CHI C’È DIETRO LA FLOTILLA

L’eco mondiale della flottiglia si deve anche agli organizzatori e ai partecipanti, tra cui ci sono anche parlamentari ed europarlamentari, che ovviamente danno risalto a livello nazionale, Italia in primis. Il volto di Greta Thunberg ha aiutato molto, dopo una prima iniziativa intercettata dall’esercito israeliano a giugno. Ma a contribuire sono anche gli elementi che compongono la rete di attivisti impegnati in prima linea.

In Italia il dialogo con le istituzioni e il governo lo sta tenendo Maria Elena Delia, che ha abbandonato la flottiglia ed è sbarcata a terra appositamente. Delia, fisica, docente e attivista per i diritti palestinesi, è indicata nel sito della Global Sumud Flotilla tra le figure di rilievo. Con lei anche personaggi come Kleoniki Alexopoulou, Yasemin Acar, Thiago Ávila, Saif Abukeshek.

LE ACCUSE DI ISRAELE

Proprio quest’ultimo nome, Saif Abukeshek, è uno dei più controversi secondo Israele, che canali israeliani lo definiscono – senza prove – di essere un membro di Hamas. Tel Aviv ha bollato, anche ieri, la Flotilla come una provocazione e un’azione “al servizio di Hamas”. Secondo gli israeliani più o meno direttamente ci sono i miliziani dietro l’iniziativa. Significativa la versione dell’associazione Setteottobre, vicina alla comunità ebraica italiana, che in un articolo sul suo sito spiega: “Secondo il rapporto Unmasking Extremism del governo israeliano, tra i promotori compaiono sigle come Fossil Free Palestine – formalmente impegnata sul fronte ambientale, ma accusata di diffondere anche propaganda di matrice estremista – e associazioni come Justice for All e Palestine Solidarity Forum, affiancate da gruppi universitari e culturali che in Europa e Nord America hanno dato vita a cortei, flash mob e manifestazioni”.

E ancora: “Non esistono cifre ufficiali, ma il documento parla di “milioni di dollari/euro” convogliati verso ONG di facciata attraverso donatori internazionali e fondi provenienti da Paesi del Golfo. Il nodo, denuncia Gerusalemme, sta nei collegamenti con le organizzazioni terroristiche: Hamas, la Jihad Islamica, i Fratelli Musulmani”. Collegamenti e relazioni vaghe, va detto, così come altre ricostruzioni apparse su alcuni organi di stampa di destra per smontare l’iniziativa.

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