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Perché il G20 ha fallito sulla ristrutturazione dei debiti

Ieri i ministri delle Finanze del G20 avrebbero dovuto affrontare la questione della ristrutturazione del debito dei paesi poveri e trovare un accordo su Ghana e Sri Lanka. Ma la riunione è fallita (anche per la scarsa partecipazione). Tutti i dettagli.

Ieri i ministri delle Finanze dei paesi del G20, il gruppo che raccoglie venti delle principali economie mondiali, si sono riuniti a Gandhinagar, in India, per discutere di grandi questioni come la riforma delle banche multilaterali di sviluppo, l’istituzione di un’imposta minima globale e la ristrutturazione del debito per i paesi più vulnerabili.

L’ultimo tema era forse il più importante: secondo le Nazioni Unite, infatti, cinquanta paesi hanno bisogno di misure di riduzione del debito per alleviare le loro situazioni di povertà, aggravatesi per la prima volta in vent’anni a causa della pandemia di COVID-19.

GLI ASSENTI ALLA RIUNIONE DEL G20

Il G20, tuttavia, non ha raggiunto un accordo in merito sia per le difficoltà nel trovare una posizione comune, sia perché diversi ministri non hanno proprio partecipato all’incontro. Tra gli assenti c’erano i ministri delle Finanze di Germania e Regno Unito, mentre Francia, Argentina, Brasile e Messico hanno inviato solo funzionari di basso livello. La delegazione più grande – riporta Reuters – era quella statunitense, guidata dalla segretaria del Tesoro Janet Yellen.

La scarsa partecipazione si spiega forse con i problemi interni dei paesi assenti: la Germania è in recessione; la Francia è impegnata nella gestione delle grandi proteste per l’uccisione di un ragazzo da parte della polizia; l’Argentina deve fare i conti con un’inflazione elevata e una crescita fiacca.

IL PROBLEMA DEL DEBITO DEI PAESI POVERI

La riunione dei ministri delle Finanze sarebbe dovuta servire, in teoria, a discutere della ristrutturazione dei debiti di Ghana e Sri Lanka, entrambi entrati in default l’anno scorso per via dell’impatto economico della pandemia. C’è peraltro il rischio che altri paesi possano dichiarare il default a causa del difficile contesto internazionale (l’impatto sui mercati della guerra tra Russia e Ucraina, l’aumento dei tassi di interesse, la debolezza della ripresa economica). Per cercare di tenere i conti in ordine, i governi delle nazioni più indebitate stanno peraltro tagliando la spesa per l’istruzione, la sanità e gli investimenti pubblici, il che potrebbe sfociare in crisi future.

LO ZAMBIA PUÒ ESSERE UN MODELLO?

Prima della riunione, si pensava che il processo di ristrutturazione del debito dello Zambia, un paese dell’Africa meridionale, potesse fungere da modello per lo Sri Lanka, il Ghana e altre nazioni povere in difficoltà. Così non è stato, però.

Il mese scorso i creditori del governo zambiano, capeggiati dalla Cina, hanno ristrutturato una grossa parte del debito del paese (6,3 miliardi di dollari su un totale di 8 miliardi). L’accordo, negoziato a Parigi, prevede un’estensione a vent’anni della scadenza per il ripagamento del debito e una riduzione all’1 per cento del tasso di interesse annuo. Stando alle previsioni di S&P Global, i creditori stranieri dello Zambia potrebbero subire perdite sui loro prestiti fino al 50 per cento.

Come ha scritto Quartz, la segretaria americana Yellen avrebbe voluto che il G20 adottasse, per il Ghana e lo Sri Lanka, un metodo simile a quello per lo Zambia, ma la Cina si è opposta a un approccio di tipo multilaterale per la ristrutturazione del debito.

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