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Rapporto dei Servizi segreti sulla disinformazione filorussa in Italia, il testo integrale

"Speciale disinformazione nel conflitto russo-ucraino, periodo 15 aprile-15 maggio, realizzato a cura del DIS, con i contributi di AISE, AISI e MAECI". Il documento integrale

Il perdurare del conflitto russo-ucraino fa registrare una diffusione trasversale della narrativa tra le varie piattaforme, ma con diversi livelli di coinvolgimento e di capacità di propagazione del messaggio in ragione delle peculiarità di ciascun canale mediatico.

Si conferma la rilevante diffusione del fenomeno su Telegram, attraverso il quale la disinformazione — in ambito nazionale — viene veicolata da gruppi e canali con un’adesione media rilevata tra le 50mila utenze (per quelli più visibili e strutturati), sino ad un minimo di 10mila. Tali gruppi si caratterizzano per i profili di contiguità con i movimenti antisistema no-vax/no-greenpass, nonché con forme associative locali che espongono una chiara posizione ideologica filorussa ed eurasiatista, sovrapponendosi a narrative di matrice sovranista e nazionalista.

Attraverso il medesimo strumento trovano, altresì, continuità le attività condotte dai media Russia Today e Sputnik, impegnati ad aggirare le misure di interdizione adottate nei loro confronti a livello europeo. Uno schema comportamentale simile si registra anche sulla piattaforma Facebook, dove numerosi gruppi — sia pubblici che privati — raccolgono mediamente l’interesse di 10mila utenti ciascuno, veicolando in prevalenza messaggi di propaganda filorussa e di diffuso sostegno simpatetico nei confronti della Russia e del suo Vertice politico, spesso idolatrato e posto in contrapposizione positiva rispetto al Governo italiano.

Anche i contenuti diffusi su Facebook trovano elementi di continuità con la disinformazione sulla pandemia da Covid-1 9, nonché con il filone delle teorie cospirative. Anche il socio’ media Twitter si conferma cassa di risonanza per fake news e propaganda, con il duplice scopo di aumentare la propagazione del messaggio — soprattutto se originato da canali ufficiali — ovvero di incrementare il rumore di fondo, ostacolando così la ricerca e la verifica della fonte delle informazioni stesse.

Tra i momenti più significativi osservati nel periodo in esame spicca l’intervista rilasciata dal Ministro degli Affari Esteri russo LAVROV a “ZonaBianca”, che ha catalizzato a lungo il dibattito sulle principali piattaforme socia/ (e non solo su queste), nel cui ambito diversi passaggi dell’intervento sono stati ripresi e strumentalizzati in chiave disinformativa.

Tra le tendenze emerse più di recente, si rilevano:

• una inversione di trend della disinformazione russa, la quale ha subito un forte rallentamento nella sua intensità e l’adozione di una postura difensiva. Nel merito; il Cremlino nelle ultime settimane ha messo in atto prevalentemente attività tese ad una controdeduzione delle narrative occidentali e all’ampliamento del consenso interno ed esterno, attraverso l’ingaggio di figure di alto livello con profili social caratterizzati da un grande seguito, unitamente al coinvolgimento di personalità di pregio all’estero;

• un generale rallentamento anche nelle attività di influenza cinesi.

(Leggi anche l’articolo di Startmag: Corriere della Sera, Servizi segreti, Gabrielli, Copasir e putiniani. Che cosa è successo?)

LE NARRATIVE PRO CREMLINO DIFFUSE VIA SOCIAL

A partire dalla seconda metà di aprile, le narrative diffuse sui canali online dalla propaganda russa hanno continuato a riguardare la presenza di biolaboratori occidentali in Ucraino, l’impiego di armi chimiche da parte di quest’ultima come pretesto per operazioni false flag, la denazificazione di quella Nazione, la Russofobia, la brutalità dell’esercito di Kiev in contrapposizione alle presunte gesta eroiche dei soldati russi, nonché la strumentalizzazione dei sondaggi relativi alla guerra e i costanti attacchi all’immagine di Zelensky. In tale quadro, sono state registrate le seguenti narrative inedite:

• le critiche all’operato del Presidente del Consiglio Mario DRAGHI, ritenuto responsabile – con la linea d’azione adottata dal suo Governo – dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari ed energetici, della chiusura di numerose aziende, nonché di aver colpito il popolo italiano con misure sanitarie inutili e di trascinare il Paese in guerra. In tale ottica, si evidenzia la contrapposizione, enfatizzata in chiave divisiva da taluni account social, tra la scelta della Germania di non rinunciare al gas russo, tutelando così il popolo tedesco, e quella del Premier DRAGHI, descritto come allineato alle decisioni americane e disinteressato delle sorti del suo popolo;

• la convinzione di un’imminente entrata in guerra dell’Alleanza Atlantica, che starebbe dispiegando equipaggiamento e personale militare ai confini con l’Ucraina, lasciando così presagire un più ampio sviluppo del conflitto;

• la preparazione, da parte ucraina, di offensive che prevedano l’impiego di sostanze chimiche, fra le quali quelle a base di cloro, per le quali far ricadere la responsabilità sui militari russi (c.d. false flag operation);

• la delegittimazione dell’attività di informazione dei media occidentali circa il conflitto in corso. In tal senso, l’Ambasciata russa in Italia ha condiviso la dichiarazione di Dmitry POLYANSKIY, vice Ambasciatore russo all’ONU, che accusa i media occidentali ed ucraini di ingaggiare una “guerra dell’informazione” a favore del Governo di Kiev, citando una presunta “fabbrica delle fake news” occidentale ed ucraina, unitamente ad una serie di eventi descritti come “provocazioni ucraine” in cui i media occidentali avrebbero avuto il ruolo consensuale di filmare e diffondere avvenimenti creati ad arte;

• le dichiarazioni stampa del portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, Maria ZAKHAROVA, la quale ha affermato che ‘Voglio che i cittadini italiani sappiano la verità. Poiché i politici italiani stanno ingannando il loro pubblico […]. L’iniziativa di condurre interviste non è venuta dal Ministero degli Esteri russo, ma dai giornalisti italiani” definiti dalla stessa come “insistenti” nel richiedere l’intervista;

• il malcontento e la sfiducia dei soldati ucraini prigionieri nei confronti del proprio esercito, accusato dagli stessi, durante presunte interviste rilasciate ai media propagandistici russi, di utilizzare i civili come scudi umani, ovvero di pianificare esecuzioni di massa nella regione di Kharkiv, di cui incolpare l’armata russa;

• la pianificazione a tavolino del conflitto da parte degli Stati Uniti, che avrebbero inviato droni Switchblade all’esercito di Kiev, dopo averne addestrato, mesi prima dell’inizio del conflitto e in territorio americano, gli operatori ucraini addetti al loro utilizzo;

• il supporto russo alla campagna elettorale di Marine Le Pen per le presidenziali in Francia, continuando, nel contempo, a stigmatizzare gli effetti delle sanzioni, propagando, in un’ottica di ribaltamento, notizie sulle pesanti conseguenze che esse avrebbero sui membri dell’Unione Europea.

• il frequente ricorso a informazioni e prodotti audiovisivi decontestualizzati ed artefatti, spesso riproposti in lingua originale, con l’intento di inquinare e sovraccaricare il dibattito interno, decostruire la narrativa dei mezzi di informazioni nazionali ed occidentali in generale, ostacolare il processo di verifica delle informazioni stesse – consapevoli dello difficoltà di riscontrare le evidenze sul campo – lasciando ampio spazio al dubbio ed all’incertezza, ovvero predisporre l’opinione pubblica ad accogliere la narrativa favorevole a Mosca;

• il tentativo di screditare l’operato delle organizzazioni internazionali tra le quali l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) in Ucraina, impegnate nell’individuare potenziali violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di ambo le forze armate impegnate nel conflitto.

In particolare, a seguito della pubblicazione di un report prodotto dall’OSCE dal quale non emergerebbero violazioni umanitarie attribuibili alle forze armate ucraine, è fortemente incrementata la diffusione, sia sui principali blog di controinformazione che su social network in lingua italiana, di contenuti relativi a:

l’impiego, da parte delle formazioni armate ucraine, di veicoli blindati sottratti con la forza alla Missione OSCE’, avvenimento nascosto da quella dirigenza; l’ammissione, da parte di un dipendente dell’OSCE detenuto nella “Repubblica popolare di Luhansk”, circa la trasmissione di informazioni riservate’ ai servizi di intelligente ucraini e stranieri; la prolifica produzione da parte delle ONG straniere’ di milioni di contenuti informativi falsi sull’operazione speciale russa in Ucraina;

il presunto rinvenimento, nel garage dell’edificio sede dell’OSCE a Mariupol, di svariate cariche di lancio per mortaio di fabbricazione italiana’, poi cedute ad una delle parti del conflitto; il sequestro, da parte delle truppe della “Repubblica Popolare di Donetsk”, dell’archivio dell’OSCE a Mariupol, che conterrebbe le prove dei crimini di Kiev del 2014, coperti dall’OSCE, il quale non ne avrebbe dato notizia nei suoi report;

• la viralizzazione dell’intervista rilasciata dal Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, Sergej LAVROV, al programma “Zona Bianca”, in onda su Rete4, durante la quale quel Ministro ha dichiarato che “il fatto che Zelensky sia ebreo non significa niente, anche Hilter lo era, i peggiori antisemiti sono gli ebrei- . Tale affermazione è stata poi rilanciata da varie fonti giornalistiche nazionali (Il Fatto Quotidiano, Giornale, Corriere della Sera e da numerose fonti della disinformazione sul tema (“maurizioblondet.it” e il noto l’antidiplomatico”);

• l’uccisione in territorio ucraino di numerosi giornalisti di guerra; secondo Alberto FAZOLO, economista iscritto all’albo dei giornalisti del Lazio come pubblicista ed intervenuto durante il programma “DiMartedì” (in onda su La7), il numero di reporter rimasti uccisi in Ucraina negli ultimi otto anni ammonterebbe a circa ottanta, introducendo così un nesso di consequenzialità tra l’elevato numero di decessi dei giornalisti e la presenza sul quel territorio di formazioni para-militari di matrice neonazista (come il Battaglione Azov)/;

(Leggi anche l’articolo di Startmag: Corriere della Sera, Servizi segreti, Gabrielli, Copasir e putiniani. Che cosa è successo?)

PRINCIPALI NARRATIVE DIFFUSE VIA TELEGRAM

Il canale @Sptnkita, verosimilmente riconducibile alla testata Sputnik Italia e creato successivamente all’oscuramento su territorio europeo dei media governativi di quel Paese, si è recentemente distinto per la assidua condivisione di contenuti in lingua italiana a supporto della narrativa filorussa.

Detta attività non è tuttavia passata inosservata, incorrendo nella chiusura del medesimo canale da parte della stessa Telegram. In sua sostituzione, è stato prontamente aperto il canale di backup “BAOSPTNK” (@Baosptk). Il Centro culturale russo a Roma ha intensificato l’attività sul proprio canale Telegram, volta ad amplificare la propaganda ufficiale relativa al conflitto in Ucraina.

Altrettanto degna di nota la manifestazione pro-russia promossa dal ‘Comitato Ucraina Antifascista (Stella Rossa)”, organizzazione no-profit attiva in opere di solidarietà per l’Ucraina e il Donbass, tenutasi il 25 aprile u.s. in piazza Venezia a Milano per “celebrare la liberazione dal nazifascismo” e chiedere “la pace in Donbass e la Democrazia in Ucraina”.

Il gruppo Facebook collegato a tale evento è amministrato da Rolando DUBINI, uno degli utenti più attivi nella pubblicazione di contenuti su canali italiani filo-russi dedicati al sostegno dell-operazione militare speciale” in Ucraina, dei quali fanno parte utenti afferenti alla galassia no-vax.

Particolarmente rilevante la creazione di un gruppo denominato “United Information Front”, apparentemente impiegato per coordinare le azioni congiunte del gruppo “Cyber Front Z”, nato con l’obiettivo di contrastare la propaganda anti-russa dei Paesi occidentali. la declinazione italiana di questo gruppo ha assunto la denominazione di “Comitato per il Donbass antinazista”, attivo nello smascherare la disinformazione ucraina e contrastare la c.d. “isteria anti-russa”.

Significativa, inoltre, la diffusione, su canali in lingua italiana, di numerosi documentari a supporto della propaganda pro-Russia, tra i quali:

– “Donbass ieri oggi e domani’, documentario sulla regione contesa, sottotitolato in inglese; o un documentario del 2018 realizzato del canale televisivo satellitare arabo Al Mayadeens ed incentrato sui principali biolaboratori attivi a livello mondiale, oro strumentalizzato per corroborare le attuali narrative disinformative in merito;

-un documentario sulla tematica della russofobia, mandato in onda sull’emittente Russia Today con traduzione in italiano, all’interno del quale si fa riferimento diretto all’eurodeputata Francesca DONATO, descritta come colei che ha votato contro l’invio di armi in Ucraina;

-un documentario, condiviso dall’Ambasciata Russa in Italia, che denuncia la situazione politica in Ucraina successivamente al “colpo di stato” del 2014 (in occidente qualificato come “rivoluzione di Maidan”), i presunti crimini di guerra commessi dagli ucraini nel Donbass, le violazioni del diritto internazionale per il trattamento dei prigionieri di guerra russi e le fake news ucraine sul conflitto.

Sono state registrate inedite narrative relative all’introduzione di ingenti incentivi russi per l’apertura di nuove imprese commerciali ed industriali, operanti ad esempio nel settore metalmeccanico, in contrapposizione a quanto accade invece in Italia, dove i ventilati tagli energetici approvati dal Governo Draghi determinerebbero, invece, una pesante penalizzazione del sistema industriale del Paese.

Il canale “Giubbe Rosse” (@rossobruni), noto per la matrice ideologica eurasiatista, ha fortemente criticato l’operato del senatore Alfonso URSO (in verità Urso si chiama Adolfo, ndr) e del relativo partito di appartenenza (Fratelli d’Italia), dopo che quest’ultimo ha annunciato con un tweet I apertura di un’istruttoria del COPASIR e delle audizioni dei vertici Agcom e Rai, a valle delle dichiarazioni della portavoce di LAVROV, Maria ZAKHAROVA.

Alcuni dei contenuti prodotti da “Giubbe Rosse” sono stati poi rilanciati dal canale riferibile a Giorgio BIANCHI, noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filo-russo. Il canale del sito web di disinformazione italiana “VisioneTV” ha, invece, strumentalizzato la dichiarazione del Pontefice in relazione alla presunta responsabilità del conflitto in capo all’Alleanza Atlantica, definendola una “brutale critica alla NATO da parte di Papa Francesco”.

Detto contenuto è stato poi rilanciato anche dalla testata giornalistica digitale russa “gazeta.ru”, a sua volta ripresa dal canale “Roberto Nuzzo”, precedentemente emerso in relazione ai movimenti No-Vax e No-GreenPass. Da ultimo, il canale “RA — Russia Amica”, particolarmente attivo nella diffusione di contenuti nell’ambito delle principali comunità online no-vax, sta portando avanti una campagna di disinformazione all’interno di comunità italiane e francesi.

I contenuti, principalmente attinenti a teorie del complotto e anti-governative, riportano notizie sia vere, commentate in chiave pro-Russia, sia tendenziose, o comunque non verificate, presentate come se fossero vere. In particolare, detto canale rilancia informazioni estrapolate da account Twitter riconducibili al Cremlino, principalmente afferenti allo screditamento della NATO, alla presenza di laboratori biotecnologici statunitensi in Ucraina, alla giustificazione dell’operazione militare in difesa delle popolazioni russofone oppresse dai “nazisti” ucraini.

PRINCIPALI NARRATIVE DIFFUSE VIA TWITTER

‘L’Ambasciata russa in Italia ha dichiarato in un post di aver subito un atto vandalico al cancello della propria sede, imbrattato con vernice rossa; l’autore del gesto sarebbe stato fermato dai militari dell’Esercito presenti a presidio del perimetro della sede istituzionale. Nel merito, vale sottolineare come la “vernice rossa” usata in gesti dimostrativi di questo tipo, all’interno del dibattito social, rappresenterebbe metaforicamente il “sangue” versato in Ucraina.

L’account di quell’Ambasciata ha poi dato ampia visibilità alle numerose interviste rilasciate da rappresentanti istituzionali russi su emittenti televisive italiane. Su tutte, vale segnalare quelle della portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo Maria ZAKHAROVA, nonché quella del Ministro LAVROV a “ZonaBianca”. A seguito di quest’ultima hanno immediatamente acquisito rilevanza gli hashtog #Rete4 e #ZonaBianca, in associazione ai quali si registrano sia posizioni favorevoli che contrarie a quanto sostenuto da quel Ministro.

In parallelo, l’hashtag #Draghi, a seguito della conferenza stampa del 2 maggio u.s., è stato incluso in oltre 38.000 tweet in più lingue, tra cui l’italiano, ed in relazione al quale figurano sia post a supporto delle posizioni espresse dal Presidente del Consiglio dei Ministri in merito all’intervista a LAVROV, sia diversi post dove si ritiene che lo stesso Premier non tuteli gli interessi dell’Italia e abbia un’impostazione dittatoriale.

Si inserisce in tale cornice anche l’intervista all’Ambasciatore russo in Italia Sergey RAZOV rilasciata al programma “Staseraitalia”, sempre su Rete4, in cui lo stesso diplomatico ha richiamato l’impegno e la proattività di Mosca nell’identificare e “sostituire” le aziende italiane in Russia (circa 4001 con aziende di altra nazionalità, con il verosimile intento di acuire il senso di preoccupazione dell’opinione pubblica in relazione al futuro delle imprese e dell’economia nazionali. la presenza su Twitter di varie figure istituzionali russe, come quelle citate, è stata inoltre percepita dalle utenze più affini alle posizioni di Mosca, come un’apertura al dialogo dimostrata dalla Federazione con le principali controparti europee, Italia inclusa.

Con particolare riferimento al nostro Paese, sono emerse, inoltre, narrative che tendono a porre in antitesi le figure del Ministro degli Esteri DI MAIO e di LAVROV, elogiando le elevate qualità diplomatiche di quest’ultimo, asseritamente non pienamente colte dal pubblico italiano.

Analogamente rilevante la narrativa anti-atlantista gravitante attorno alla figura del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario DRAGHI, in relazione al quale si segnala un’intervista a Rosangela MATTEI, nipote di Enrico MATTEI, rilasciata il 25 Aprile a “La Verità” e rilanciata sui social da noti influencer antigovernativi e filorussi. In tale contesto, la morte di MATTEI viene strumentalizzata e interpretata in chiave anti-governativa ed anti-NATO; il Premier DRAGHI viene descritto come “troppo amico degli americani”, mentre la NATO viene accusata di aver colluso con il fine di eliminare l’imprenditore italiano.

L’intervista si conclude con le affermazioni secondo le quali l’Algeria fornirebbe gas all’Italia solo grazie all’operato di Mattei e che, successivamente alla sua morte, la Russia sarebbe stata l’unico Paese ad aiutare la nazione algerina. È altresì emerso un costante flusso di immagini di repertorio che ritraggono DRAGHI mentre indossa una spilla da giacca con l’emblema della NATO, ancora una volta strumentalizzate per giustificare una presunta aspirazione personale del Premier a diventare Segretario Generale dell’Alleanza, per la quale porrebbe a rischio la sicurezza della sua stessa nazione.

PRINCIPALI NARRATIVE DIFFUSE VIA FACEBOOK

Sergey MARKOV, politologo, giornalista ed ex consigliere del Presidente russo, ha condiviso sul proprio profilo l’immagine del presunto bunker sotto l’acciaieria di Azovstal, estrapolata in realtà dal gioco da tavola Blackout. l’immagine, poi condivisa dalle trasmissioni TV “Piazzapulita” e “Controcorrente”, e l’intera vicenda sono state strumentalizzate da account social filorussi e della disinformazione nazionale per criticare l’operato dei media occidentali e, nello specifico, delle menzionate trasmissioni e delle relative emittenti.

Assume crescente rilevanza, su pagine riconducibili alla matrice sovranista, la narrativa secondo la quale l’attenzione mediatica sviluppatasi a valle dell’osservazione di LAVROV sulla presunta origine ebrea di Hitler rappresenti in realtà un escamotage dei media mainstream per distrarre l’opinione pubblica italiana dagli effettivi contenuti dell’intervista. In tal senso, numerosi profili Facebook interpretano l’evento mediatico quale esempio lampante di libertà di stampa — in contrapposizione ad un’asserita censura politica e ad un giornalismo nazionale ritenuto fazioso e controllato —nonché punto di vista autorevole sulla realtà degli accadimenti bellici e politici. Gli stessi profili accusano inoltre il Premier DRAGHI di aver partecipato in passato ad analoghi programmi televisivi con l’intento di diffondere fake news.

Tra le tendenze rilevate più di recente dall’osservazione del fenomeno, emergono le seguenti:

• sarebbe in atto un rallentamento dell’attivismo online della Russia a favore di una posizione difensiva basata sulla controdeduzione, in chiave pro-Cremlino, delle notizie provenienti dall’Ucraina e dall’Occidente, definite come foke news. Ad esempio, c fronte del risalto dato in Europa e nel resto del mondo alla notizia secondo la quale la Russia non escluderebbe un intervento nucleare, la Federazione russa ha reagito diffondendo la notizia dell’avvenuta acquisizione da parte Ucraina di droni dotati di armi chimiche e batteriologiche;

• il Cremlino starebbe provvedendo al reclutamento dei principali esponenti dell’intellighenzia per creare consenso nella popolazione russa. Ciò avviene ingaggiando personaggi pubblici caratterizzati do un livello culturale medio-alto, come professori e ricercatori, nonché online, dove il noto gruppo Cyber Front Z avrebbe avviato una campagna di reclutamento di gestori di canali Telegram o di altri socio/ dotati di un rilevante seguito;

• è interessante notare come la medesima tecnica sia stata utilizzata anche dall’Ucraina, attraverso la legione “libertà alla Russia” – unità militare ucraina, formato da oppositori politici, ex prigionieri di guerra e disertori russi – che starebbe coinvolgendo giovani russi acculturati per diffondere messaggi unti-Putin e per organizzare azioni dimostrative. Oltre a ciò, l’Ucraina starebbe avviando una campagna di reclutamento interno alla Russia per compiere piccole azioni di sabotaggio, ad esempio nella rete ferroviaria;

• l’ingerenza e la manipolazione informativa russa continuano a declinarsi in due direttrici tecnico comunicative: l’una orientata verso l’interno, che fa leva sull’orgoglio nazionale per risvegliare il sentimento nazionalista della popolazione. l’altra verso I esterno caratterizzata da attività sofisticate, adottive, puntando anche all’utilizzo di risorse intellettuali di pregio, nella forma di cittadini russi residenti all’estero;

• nel medesimo periodo si è osservato anche un generale rallentamento dell’attività d’influenza di origine sinica.

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(Leggi anche l’articolo di Startmag: Corriere della Sera, Servizi segreti, Gabrielli, Copasir e putiniani. Che cosa è successo?)

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ESTRATTO DELL’ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA SU COPASIR, SERVIZI SEGRETI E FILOPUTINIANI

La rete è complessa e variegata. Coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave del conflitto, attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti le tesi favorevoli alla Russia. La rete filo-Putin è ormai una realtà ben radicata in Italia, che allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo. E lo fa potendo contare su parlamentari e manager, lobbisti e giornalisti. L’indagine avviata dal Copasir è entrata nella fase cruciale. Il materiale raccolto dall’intelligence individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e singoli personaggi e soprattutto la scelta dei momenti in cui la rete, usando più piattaforme sociali insieme — da quelle più conosciute come Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, a quelle di nicchia come Gab, Parler, Bitchute, ExitNews — fa partire la controinformazione.

Agli inizi di maggio, quando l’esercito russo appare in difficoltà sul campo, l’argomento privilegiato è l’invio delle armi italiane all’Ucraina. La campagna di strumentalizzazione via social si concentra sull’immagine delle bolle di spedizione dei dispositivi militari, sottolineando la data dell’11 marzo: una settimana prima dell’approvazione del decreto in Parlamento che avverrà il 18 marzo. A condurre gli attacchi è Maria Dubovikova, giornalista russa che vive a Mosca e ha oltre 40mila followers su Twitter con l’account @politblogme. Nel mirino finisce Pietro Benassi, rappresentante diplomatico italiano presso l’Ue nonché ex consigliere diplomatico di Conte a Palazzo Chigi. Ma il vero bersaglio delle imboscate via social è Draghi, la cui maggioranza ha ben tre leader, Salvini, Berlusconi e Conte, che non si sono schierati senza se e senza ma con l’Ucraina, il Paese aggredito da Putin.

«Non in mio nome» è il motto rilanciato su decine di profili filorussi dell’estrema destra, che spesso si incrociano con negazionisti del Covid e no vax, per contestare a Palazzo Chigi di aver spedito le armi «senza il consenso del popolo italiano». Le accuse ricorrenti a Draghi vanno dal «mandarci in guerra» mettendo a rischio la sicurezza della nazione «per l’ambizione di diventare segretario generale della Nato», all’«aver causato l’aumento del costo dei generi alimentari ed energetici e la chiusura di numerose aziende». Il 3 maggio, quando Draghi critica duramente in conferenza stampa l’intervista rilasciata dal ministro degli esteri russo Sergej Lavrov a Rete4, su Twitter — che secondo il report fa spesso da «cassa di risonanza delle fake news» — si scatenano i post. «Non tutela gli interessi italiani e ha un’impostazione dittatoriale», è l’accusa contro il premier, che rimbalza sui social in sintonia con la portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, la quale accusa «i politici italiani di ingannare il loro pubblico».

Il bombardamento di messaggi anti governativi e filo-putiniani aumenta in corrispondenza dei passaggi politicamente decisivi. Così è stato quando si è votato la prima volta sull’invio di armi e così sarà il 21 giugno, quando si voterà la risoluzione sulla guerra invocata dal M5S di Conte. In questa scia si fa notare Giorgio Bianchi, definito dai report periodici che gli apparati di sicurezza inviano al governo «noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filorusso». Bianchi gestisce il canale Telegram Giubbe Rosse (@rossobruni), che conta almeno 100 mila appartenenti e ha preso di mira più volte il presidente del Copasir, Adolfo Urso.

Quello degli ucraini bollati come «neonazisti» è un filone molto battuto dai sostenitori di Putin e spesso rilanciato da Alberto Fazolo. È un economista e pubblicista che in tv e su Facebook ha sostenuto che «i giornalisti uccisi in Ucraina negli ultimi 8 anni sono 80 e questo numero elevato è correlato alla presenza di formazioni paramilitari di matrice neonazista». In realtà, evidenziano gli analisti, «i giornalisti uccisi a partire dal 2014 sono circa la metà, ma il post di Fazolo ha registrato moltissime condivisioni sia su profili Facebook filorussi, sia su canali Telegram».

Manlio Dinucci ha 84 anni, è un geografo e scrittore promotore del comitato «No Guerra No Nato». Un suo articolo che sostiene come «l’attacco anglo-americano a Russia e Ucraina era stato pianificato nel 2019» è diventato una sorta di manifesto «di mezzi di informazione statali russi e utenze che sostengono l’invasione dell’Ucraina». Passaggi del suo libro La guerra – È in gioco la nostra vita, pubblicato dalla ByoBlu Edizioni — editrice di un canale digitale e tv più volte tacciato di «disinformazione» — sono stati citati da Putin nel discorso del 9 maggio per le celebrazioni del Giorno della vittoria. Le tesi di Dinucci sono state riprese dallo stesso Bianchi, Alessandro Orsini — il docente licenziato dall’Università Luiss dopo il clamore suscitato dalle sue apparizioni televisive — e Maurizio Vezzosi: 32 anni, è un reporter freelance che racconta il conflitto dall’Ucraina e invita lettori e telespettatori «a informarsi non rimanendo alle notizie in superficie perché molti ucraini pensano che Zelensky sia responsabile della situazione, molti lo ritengono un “traditore”».

La rete si muove in pubblico, ma anche riservatamente. Agli inizi di maggio, quando il grillino anti governativo Vito Petrocelli si rifiuta di lasciare la presidenza della commissione Esteri nonostante gli ultimatum espliciti di Conte, gli attivisti filo Putin si mobilitano per una campagna di mail bombing verso indirizzi di posta elettronica del Senato. In prima linea ci sono canali Telegram no vax e pro Russia come @robertonuzzocanale, @G4m3OV3R e @lantidiplomatico, un sito che raccoglie documentazione per sostenere la scelta di Petrocelli di restare inchiodato alla poltrona, contro le indicazioni del partito. Su Antidiplomatico, che negli anni in cui Grillo guardava con simpatia a Putin era vicino alle posizioni di Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista, è attiva anche la freelance Laura Ru. Si chiama Laura Ruggeri vive a Honk Kong e scrive su Strategic Culture Foundation, ritenuta dagli analisti «rivista online ricondotta al servizio di intelligence esterno russo Svr» e che, assieme a Russia Today, è artefice di una campagna massiccia contro le sanzioni. La tesi della portavoce Zakharova — «l’Ue è la vera vittima delle misure contro la Russia» — viene periodicamente rilanciata dal «noto giornalista e diffusore di disinformazione» Cesare Sacchetti, che sul suo canale Telegram conta oltre 60mila iscritti: «L’Ue è costretta a tornare sui propri passi e a pagare il gas in rubli». Su questi temi si muovono, sottotraccia, anche personaggi vicini a quei partiti che si smarcano dalla linea di Draghi. Il putiniano di ferro Claudio Giordanengo, che nel 2019 si candidò per la Lega al comune di Saluzzo, sui social attacca Draghi, Speranza, Biden. Questo il suo messaggio via chat del 2 giugno: «AVVISO AI TERRORISTI – Si informa che l’Ucraina sta vendendo vari stock di armi di ogni genere. Visitate i siti!! (Dark Net). Sottocosto missili anticarro Javelin originali Usa a 30 mila euro al pezzo. Ottimo affare, il prezzo originale è 250 mila dollari cadauno. Ma a loro che importa? Gli imbecilli occidentali glieli regalano». E poiché la rete dei putiniani d’Italia va oltre i confini di partito e schieramento, Giordanengo rilancia gli attacchi a Draghi del fondatore di Italexit: «Gianluigi Paragone inchioda il premier sulla guerra: “Si muove come un socio di Biden”. Italia sottomessa sulla guerra”». Per ingrossare l’esercito dei filo-putiniani d’Italia, ci sono movimenti che agiscono attraverso i siti in lingua russa. Su VKontakte (VK) troviamo la Rete dei Patrioti, che posta (in italiano) messaggi contro Salvini, forse con l’obiettivo di «rubare» proseliti alla Lega.

 

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