La richiesta ucraina di ottenere missili Tomahawk dagli Stati Uniti, avanzata dal presidente Zelensky, ha aperto un dibattito complesso sulla strategia militare e diplomatica nel conflitto con la Russia.
Questi missili a lungo raggio, capaci di colpire fino a 2.500 km, potrebbero rivoluzionare le capacità di Kyiv, permettendo attacchi profondi contro obiettivi militari russi, ma sollevano timori di escalation, come sottolineato dalle dure reazioni di Mosca. Il presidente Trump valuta la decisione, bilanciando deterrenza e rischio di confronto diretto con la Russia.
MISSILI TOMAHAWK: CARATTERISTICHE TECNICHE E RUOLO STRATEGICO
I missili Tomahawk rappresentano uno dei pilastri dell’arsenale militare statunitense, noti per la loro precisione e versatilità in operazioni a lungo raggio. Come riportato da Euronews, questi missili da crociera hanno un raggio operativo compreso tra i 1.600 e i 2.500 chilometri, con una testata esplosiva di circa 400-450 chilogrammi. Possono volare a bassa quota per evitare i radar nemici, eseguire manovre evasive e persino essere riprogrammati durante il volo, rendendoli ideali per attacchi chirurgici contro obiettivi ad alto valore.
Tradizionalmente lanciati da piattaforme navali come sottomarini o navi di superficie, esistono varianti terrestri montate su lanciatori mobili su ruote, testate in conflitti come quelli in Bosnia, Afghanistan e Yemen, come spiega Euromaidan Press citando il portavoce della Marina ucraina Dmytro Pletenchuk.
Queste caratteristiche li distinguono da altri sistemi forniti all’Ucraina, come i missili Storm Shadow con un raggio limitato a circa 250 chilometri o gli ATACMS da 300 chilometri.
L’Institute for the Study of War (ISW), citato da Newsweek, stima che almeno 1.945 obiettivi militari russi rientrerebbero nel raggio della variante da 2.500 km, e 1.655 per quella da 1.600 km, inclusi fabbriche di droni come quella di Shahed a Yelabuga o basi aeree come Engels-2 a Saratov.
LA RICHIESTA UCRAINA E LE DISCUSSIONI NEGLI USA
La possibilità di trasferire i Tomahawk all’Ucraina emerge da una richiesta diretta del presidente Volodymyr Zelensky, avanzata durante un incontro con Trump ai margini dell’Assemblea Generale Onu lo scorso settembre.
Come scrive Axios, Zelensky ha chiesto esplicitamente questi missili per colpire obiettivi militari profondi in Russia, fino a Mosca, con l’obiettivo di svolgere deterrenza nei confronti di Putin e spingerlo a negoziati più favorevoli. In un’intervista a “The Axios Show”, Zelensky ha alluso a un sistema d’arma capace di “aumentare enormemente la pressione” su Mosca, anche solo come deterrente, senza necessariamente usarlo.
Trump, dal canto suo, ha rivelato di aver “quasi preso una decisione” sulla fornitura, come riportato da Reuters e confermato da Euronews. Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente ha espresso cautela: “Voglio sapere cosa ne faranno gli ucraini, dove li invieranno. Non voglio un’escalation”.
L’amministrazione Trump starebbe valutando di vendere i missili a paesi Nato europei, che poi li girerebbero a Kyiv, per mantenere un certo controllo sull’uso, secondo Axios. Il vicepresidente JD Vance ha confermato che le discussioni sono in corso, come nota Newsweek, ma fonti recenti indicano che la fornitura potrebbe non essere fattibile a causa delle scorte limitate destinate alla Marina Usa, con alternative come altri missili a lungo raggio in esame.
L’ex inviato di Trump per i negoziati ucraini, Kurt Volker, intervistato da Euronews, lega questa evoluzione alla frustrazione di Trump per le promesse non mantenute da Putin: “Putin ha mentito a Trump sui negoziati e un incontro con Zelensky, facendolo apparire debole. Ora è una questione personale”.
COME POTREBBERO IMPIEGARLI GLI UCRAINI
Se forniti, i Tomahawk potrebbero rivoluzionare le capacità offensive ucraine, superando i limiti attuali dei droni domestici come il Palianytsia, con carichi utili di soli 50-100 kg, come spiega Euronews. Kyiv li impiegherebbe principalmente contro siti militari russi: basi aeree come Olqwenya nel Murmansk, hub logistici, sistemi di difesa aerea e raffinerie energetiche.
Secondo l’ISW, citato da Newsweek, questi missili potrebbero degradare significativamente le operazioni russe al fronte, colpendo “aree di supporto vulnerabili” come fabbriche di droni e basi aeree, eliminando il “santuario” che Mosca gode nel suo retro.
Tecnicamente, l’Ucraina dovrebbe adattare i Tomahawk a lanciatori terrestri, dato che le piattaforme navali non sono disponibili. Euromaidan Press riporta che varianti “su ruote” esistono già, con test in combattimento, e Kyiv ha dimostrato adattabilità integrando sistemi di puntamento fai-da-te su artiglieria Usa. Tuttavia, come avverte Pletenchuk, servirebbero addestramento, logistica e adattamenti contro le difese elettroniche russe, un processo non immediato.
Zelensky ha enfatizzato l’impatto psicologico: “Dovranno sapere dov’è il rifugio anti-bomba”, ha detto a Euronews, riferendosi ai leader del Cremlino.
Nonostante il potenziale, esperti come Vuk Vuksanovic dell’LSE IDEAS, intervistato da Newsweek, dubitano di un cambiamento strategico profondo: “Infliggerebbero ferite ai russi, ma il problema ucraino è la mobilitazione, non le armi”.
LA CONTRARIETÀ DI MOSCA
Mosca vede nei Tomahawk una “escalation qualitativamente nuova”, come ha dichiarato Putin in un’intervista del 5 ottobre, riportata da Reuters. Il presidente russo ha avvertito che la fornitura distruggerebbe il “trend positivo” nelle relazioni Usa-Russia, richiedendo la partecipazione diretta di personale Usa per il lancio, portando a un confronto diretto. “Senza gli americani, gli ucraini non potrebbero usarli”, ha insistito Putin al forum Valdai, minimizzando l’impatto sul campo di battaglia ma ammettendo una minaccia “potente”.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ribadito, come scrive Reuters, che si attendono chiarimenti da Washington, notando il potenziale nucleare dei Tomahawk come “serio round di escalation”. L’ISW, citato da Newsweek, interpreta queste dichiarazioni come un tentativo di preservare il “santuario” russo, simile alle obiezioni passate contro ATACMS, F-16 e Abrams.
Putin ha persino suggerito che Trump potrebbe decidere contro la fornitura, confidando nel suo “ascolto”. Peskov ha promesso una risposta “appropriata” se approvata, potenzialmente aggravando la minaccia contro civili ucraini, come teme Vuksanovic.
IMPLICAZIONI E PROSPETTIVE
La decisione sui Tomahawk rimane in bilico, con Trump che insiste sul controllo degli obiettivi per evitare escalation, come sottolineato da Axios. Fonti recenti indicano improbabilità a causa delle scorte limitate, spingendo verso alternative europee.
Per l’Ucraina, rappresenterebbero un “game changer” per la deterrenza, come auspica Zelensky, potenzialmente forzando Putin al tavolo dei negoziati. Volker vede nel dibattito un modo per “ri-coinvolgere” Mosca.
Tuttavia, il rischio di ritorsioni russe – da attacchi su civili a escalation nucleare retorica – incombe. In un contesto di “leggero disgelo” Usa-Russia, questa mossa potrebbe ridefinire l’equilibrio, ma solo se gestita con cautela.