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Difesa, ecco perché l’Italia ricorrerà ai prestiti europei Safe

L'Italia ha chiesto di poter accedere a Safe (Security Action For Europe), lo strumento ideato da Bruxelles da 150 miliardi per contrarre prestiti per la difesa previsti dal piano ReArm Europe. Tutti i dettagli

Alla fine anche l’Italia aderisce a Safe (Security Action For Europe), il nuovo fondo Ue per gli armamenti da 150 miliardi di euro.

Il nostro paese ha chiesto ufficialmente alla Ue di accedere ai prestiti per la difesa: lo confermano fonti di governo all’Ansa.

Lo scorso 27 maggio il Consiglio dell’Unione europea ha adottato ufficialmente il regolamento che istituisce lo strumento “Azione per la sicurezza in Europa” (Safe), all’interno del piano di riarmo europeo ReArm Europe/Readiness 2030 presentato lo scorso marzo dalla commissione europea. Dunque i fondi saranno raccolti sui mercati dei capitali ed erogati agli Stati membri interessati su richiesta, sulla base dei loro piani di investimento per l’industria europea della difesa. Il programma consentirà quindi ai paesi membri di contrarre prestiti dall’Ue per l’acquisto di equipaggiamento militare,  i cui rimborsi possono essere spalmati in 45 anni anni.

La lettera del governo italiano sarebbe stata inviata alla Commissione nella notte: la decisione è stata presa durante un vertice – tenutosi ieri in primissima mattinata – tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, e tra gli altri il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Dunque l’Italia accederà ai prestiti, con l’obiettivo, spiegano fonti di governo, di finanziare i programmi di difesa già pianificati nel quinquennio 2026-2030 e “alleggerire il bilancio dello Stato ricomprendendo buona parte delle spese della difesa sul programma Safe”.

Tutti i dettagli.

PARTE DELLA STRATEGIA UE PER RAFFORZARE LA DIFESA

Innanzitutto, va ricordato che il programma Safe è solo una parte della strategia di Bruxelles per rafforzare la difesa europea. Questa strategia include anche l’attivazione della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità, che, su richiesta e fino al 2028, consente di superare i limiti di deficit pubblico fino all’1,5% del Pil. Un’altra possibilità è la riallocazione di fondi di coesione europei verso la difesa.

Entro la scadenza del 30 aprile, 16 dei 27 Paesi membri avevano notificato alla Commissione l’intenzione di avvalersi di questa clausola. Inclusa la Germania, che inizialmente era contraria all’esenzione. Al contrario, la Francia e l’Italia non hanno fatto richiesta, temendo un peggioramento del debito nazionale e un rischio per il loro rating.

Finora infatti il nostro paese si era mostrato assai cauto, ma alla fine ha fatto richiesta all’Ue per i prestiti per le spese militari.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO SAFE

Come ha spiegato ieri in conferenza stampa il primo ministro della Romania Ilie, Bolojan “i Paesi che desiderano accedere a questo credito per la difesa comunicheranno alla Commissione Ue l’elenco dei progetti. Sulla base della valutazione delle richieste di progetto, verrà istituito un meccanismo attraverso il quale i 150 miliardi di euro stanziati dall’Unione europea saranno assegnati a ciascun Paese”.

Nello specifico, diciotto Paesi membri hanno fatto richiesta di accesso allo strumento Safe per un soma totale di prestiti per la difesa attorno ai 127 miliardi sui 150 messi a disposizione dall’esecutivo Ue. Lo ha annunciato la Commissione accogliendo con favore la manifestazione di interesse da parte di Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Finlandia e Italia appunto.

“Il forte interesse per Safe, con almeno 127 miliardi di euro di potenziali appalti nel settore della difesa, dimostra l’unità e l’ambizione dell’Ue in materia di sicurezza e difesa. Rimaniamo impegnati a sostenere i paesi dell’Ue nei loro sforzi volti a rafforzare la sicurezza europea. Safe è un simbolo del nostro impegno collettivo a rafforzare la nostra preparazione in materia di difesa per un futuro più sicuro e unito”, ha sottolineato il commissario Ue alla Difesa Andrius Kubulius.

ANCHE L’ITALIA ADERISCE AL SAFE NONOSTANTE LA RITROSIA INIZIALE DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA

Come già detto, il nostro paese non ha aderito fin da subito ai prestiti Safe.

L’Italia “accoglie con favore” la proposta del dispositivo Safe della Commissione Ue “per il rafforzamento dell’industria europea della difesa” aveva dichiarato il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti (Lega), durante il suo intervento all’Ecofin a Bruxelles lo scorso maggio: “Tuttavia, la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche” aveva precisato il ministro, frenando quindi sull’utilizzo dell’iniziativa europea.

“Per questo motivo sosteniamo l’esplorazione di ulteriori opzioni, tra cui l’utilizzo di fondi del settore privato e la possibilità di estendere il dispositivo per la ripresa e la resilienza oltre il 2026, per aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri per rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa”, aveva proseguito Giorgetti. “Più in generale, riteniamo che la questione di una difesa condivisa e coordinata tra i Paesi europei meriti una risposta forte e strutturale e che nella discussione sul prossimo quadro finanziario pluriennale dovremmo tenere debitamente conto delle mutate condizioni del panorama geopolitico”, aveva concluso il titolare del Mef ed esponente di spicco della Lega.

Eppure alla fine, proprio all’approssimarsi della scadenza della mezzanotte del 29 luglio, Roma ha notificato a Bruxelles l’adesione allo strumento Safe.

COSA HA SPINTO IL NUOVO CORSO

Secondo La Stampa, “a far cambiare idea “al ministro dell’Economia leghista Giancarlo Giorgetti – presente all’incontro insieme ai vicepremier, al titolare della Difesa Guido Crosetto e al ministro per gli Affari Ue Tommaso Foti – sono stati due elementi chiave: le condizioni giudicate «estremamente favorevoli» del prestito e il cambio di scenario economico imposto dall’impatto dei dazi americani. Come spiega a La Stampa una fonte ai massimi livelli dell’esecutivo, le risorse del Meccanismo europeo per la sicurezza «serviranno a liberare spazio nel bilancio nazionale». In pratica, i fondi Safe saranno utilizzati per coprire programmi di difesa già approvati e compatibili con i requisiti che ora dovranno essere negoziati con la Ue. In questo modo, l’Italia potrebbe ritrovarsi con circa 3 miliardi di euro di margine in più fino al 2030, da usare per eventuali emergenze – compresa quella legata al contraccolpo dei dazi americani sulle imprese nazionali”.

NON TUTTI CONCORDANO…

Intanto però, proprio dalle file della Lega – partito del titolare del Mef Giorgetti – soffiano polemiche sulla notizia odierna riguardo il Safe.

“I giornali (che non vanno né letti né soprattutto creduti) blaterano di una supposta decisione dell’Italia di attingere al fondo Eu denominato Safe. Ovviamente non è così, è una richiesta di informazioni che nel caso dovrà passare dal parlamento. Farò il possibile per spiegare BENE, anche agli alleati se ci sarà bisogno, che qualsiasi siano le condizioni di questo mini “PNRR del razzo“, farsi prestare soldi dalla UE è un’idea pessima così come pessimo è stato il debito PNRR”   ha commentato così sulla piattaforma social X, il senatore della Lega Claudio Borghi, vicinissimo al vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

“Debito privilegiato e vincolato alla spesa che ci diranno altri a fronte di debito normale e senza vincoli di utilizzo per una differenza di pochi centesimi? Nessuna convenienza. Ci rivedremo in aula a settembre se ci sarà bisogno, ma spero non ci sarà perché ovviamente spiegherò tutto da subito per le brevi a chi di dovere” ha concluso perentorio il leghista Borghi.

LE RISORSE

Intanto, fonti di Palazzo Chigi hanno fatto trapelare che si punterebbe a “prenotare” sino a 14 miliardi di euro di fondi per i prossimi 5 anni: prestiti da ripagare con rate diluite entro 45 anni. Per di più a condizioni «favorevoli»” evidenzia il quotidiano torinese segnalando che “il tasso d’interesse dovrebbe infatti attestarsi sotto lo 0,18%, con possibilità di ulteriore ribasso nel corso del negoziato al via. La comunicazione inviata ieri sera sarà infatti seguita ora da una trattativa lunga e complessa. Si dovranno concordare con gli altri Paesi ammessi i criteri per selezionare i progetti finanziabili”.

E I PROGETTI FINANZIABILI

Pertanto, secondo il quotidiano, il nostro paese potrebbe, ad esempio, scegliere di rifinanziare l’acquisto già previsto — nel piano 2026-2030 — di 24 caccia Eurofighter per oltre 7 miliardi di euro, le 5 batterie missilistiche Samp-T aggiuntive (dal costo inferiore al miliardo), oppure una parte dei veicoli corazzati richiesti dal Ministero della Difesa, qualora rientrassero nei parametri stabiliti dall’Ue.

Dunque, proprio come ha avvertito un ministro coinvolto ripreso da La Stampa, insomma, «la lettera è solo l’inizio di un lungo percorso».

“La manifestazione di interesse preliminare consentirà alla Commissione di valutare la domanda e prepararsi alla raccolta di fondi sui mercati dei capitali. Il termine per la presentazione formale delle richieste nell’ambito di Safe rimane il 30 novembre 2025” ha fatto sapere Bruxelles.

 

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