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Tutte le trumpate sulle criptovalute tra Stati Uniti e Regno Unito

Gli Stati Uniti e il Regno Unito vogliono rafforzare il coordinamento sulle criptovalute, incluse le stablecoin (che la Casa Bianca considera fondamentali per il rafforzamento del dollaro). Tutti i dettagli.

Il Regno Unito e gli Stati Uniti collaboreranno in maniera più approfondita sugli asset digitali, incluse quelle criptovalute sulle quali il presidente americano Donald Trump e la sua famiglia stanno investendo parecchio.

CHI C’ERA ALLA RIUNIONE USA-UK SULLE CRIPTOVALUTE

Secondo il Financial Times, la cancelliera dello Scacchiere britannica Rachel Reeves (una posizione grossomodo equivalente a quella di ministra del Tesoro) e il segretario del Tesoro americano Scott Bessent hanno discusso martedì di come approfondire il coordinamento bilaterale sugli asset digitali e sui mercati dei capitali. Alla riunione erano presenti i rappresentanti di grosse banche, come Citigroup, Bank of America e Barclays, ma anche di alcune società di criptovalute come Coinbase, Circle e Ripple.

L’integrazione tra la finanza tradizionale e la comunità crypto sta crescendo: ad agosto, per esempio, Coinbase (ovvero la principale piattaforma di scambio criptovalute negli Stati Uniti) e JpMorgan Chase (ovvero la banca più grande al mondo per capitalizzazione di mercato) hanno annunciato la possibilità, per i clienti, di collegare i loro conti correnti con i portafogli di criptovalute a partire dall’anno prossimo.

IL PESO DELLE STABLECOIN

Stando a una fonte del Financial Times, l’accordo tra Londra e Washington sugli asset digitali è stato organizzato “all’ultimo minuto” e molto probabilmente riguarderà anche le stablecoin, cioè quelle valute digitali il cui valore è legato a quello di un asset di riserva stabile: il dollaro, ad esempio.

A luglio Trump ha firmato una legge – il Genius Act – per regolamentare il mercato americano delle stablecoin. In quell’occasione il segretario Bessent spiegò che le stablecoin permetteranno di rafforzare lo status del dollaro come valuta di riserva globale, di ampliare l’utilizzo del dollaro nell’economia e di stimolare la domanda di buoni del Tesoro statunitense (i cosiddetti Treasury).

– Leggi anche: Cosa vuole fare la Cina con le stablecoin

La stablecoin più popolare è Usdt, progettata per mantenere un rapporto 1:1 con il dollaro. Anche Trump – che dall’ultima campagna elettorale si è avvicinato molto alla comunità delle criptovalute, ricevendo corposi finanziamenti – ne ha lanciata una propria, chiamata Usd1.

L’OBIETTIVO DEL REGNO UNITO

Il Regno Unito spera che il maggiore coordinamento con gli Stati Uniti sarà d’aiuto alle aziende britanniche per accedere al ricco mercato finanziario americano e ad attrarre maggiori investimenti. Sullo sfondo, c’è anche la volontà di reagire al trasferimento negli Stati Uniti di diverse società quotate a Londra, che decidono di puntare sulla borsa di New York per provare a ottenere una valutazione più alta.

Relativamente agli asset digitali, con Trump gli Stati Uniti si sono dotati di una regolazione favorevole, mentre il Regno Unito ha seguito un approccio più cauto: la normativa britannica pone maggiori limiti, insomma, con l’obiettivo di preservare la stabilità del sistema e contrastare un’eventuale volatilità dei prezzi; le aziende di criptovalute, però, ritengono che queste regole le svantaggino rispetto alla concorrenza americana.

In un discorso dello scorso luglio, la cancelliera Reeves aveva insistito sulla necessità per il Regno Unito di preservare la competitività internazionale dei propri mercati dei capitali.

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