I bombardamenti reciproci tra Iran e Israele proseguono, il bollettino dei morti sale e gli scenari sul futuro di Teheran si complicano. Oggi, le autorità iraniane hanno invitato l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, a condannare gli attacchi israeliani contro i propri impianti nucleari. Dopo che, di fatto, proprio una risoluzione dell’Aiea del 12 giugno è stata usata da Israele per giustificare i raid contro l’Iran, avvenute poche ore dopo la sua pubblicazione.
COSA DICE LA RISOLUZIONE DELL’AIEA SUL NUCLEARE IRANIANO
La risoluzione è stata adottata il 12 giugno, durante la 1769° sessione del Consiglio dei governatori dell’Aiea a Vienna, un organo decisionale formato da 35 membri. E riguardava espressamente solo il programma nucleare iraniano. In sostanza, il documento ha messo nero su bianco – dopo più di 20 anni dall’ultima volta – l’insufficienza della cooperazione di Teheran nel fornire informazioni sul suo nucleare e sul suo programma di arricchimento dell’uranio. Quindi accusando l’Iran di non rispettare gli obblighi del Trattato di non proliferazione nucleare e impedendo all’Aiea di verificare le sue attività e lo sviluppo nucleare.
“I numerosi fallimenti dell’Iran nel mantenere i suoi obblighi dal 2019 per fornire all’Agenzia una cooperazione piena e tempestiva per quanto riguarda il materiale nucleare e le attività non dichiarate in più località non note in Iran costituiscono il mancato rispetto dei suoi obblighi ai sensi dell’accordo di salvaguardia”, si legge nel documento.
Secondo quanto scritto dalla risoluzione, ci sono almeno tre siti, Lavisan-Shian, Varamin e Turquzabad, che sono stati utilizzati in passato per attività nucleari ma che non sono stati dichiarati dall’Iran. Ma ha anche evidenziato come tra il 1995 e il 2000, nel laboratorio di Jabr Ibn Hayan ci siano stati esperimenti con materiale nucleare non dichiarato. E ha sottolineato il fatto che, nonostante le varie richieste, l’Iran non abbia fornito spiegazioni tecnicamente credibili sulla presenza di particelle di uranio di origine antropica in siti non dichiarati.
L’Aiea, sempre nella risoluzione, ha sollecitato l’Iran a dare le spiegazioni necessarie riguardo il materiale e i siti nucleari. E a consentire all’Agenzia dell’Onu di verificare fisicamente quanto dichiarato. Perché, concludendo, ad oggi l’Aiea non è in grado di dire se il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico. O se ci siano state “deviazioni” verso armamenti nucleari. Uno scenario sempre negato dall’Iran.
LA RISPOSTA DELL’IRAN
La risoluzione dell’Aiea è stata prontamente criticata dall’Iran, che l’ha definita “politicamente motivata” e “priva di fondamenti giuridici”. Anzi, Teheran è andato oltre. Ha annunciato un aumento delle sue attività di arricchimento dell’uranio. Mossa a cui ha invece risposto Israele, accusando apertamente l’Iran di avere un programma di armamento nucleare ancora segreto.
La risoluzione è stata approvata con i sì di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e di altri 15 paesi. Le astensioni sono state 11, mentre i contrari tre: Russia, Cina e Burkina Faso. Due paesi, invece, non hanno votato. Giorni prima dell’approvazione del documento, Reuters riportava pressioni da parte dei paesi occidentali sull’organismo dell’Aiea. L’obiettivo sarebbe stato quello di far prendere una posizione intransigente contro Teheran da parte del Consiglio.
Dall’Iran, il giorno stesso della risoluzione, sono arrivati attacchi diretti contro il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi (nella foto). Secondo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baghaei, Grossi minerebbe la credibilità dell’organismo delle Nazioni Unite, accusandolo di affermazioni “fuorvianti” e “provocatorie”.
La reazione veemente dell’Iran al documento dell’Aiea è stato solo l’ultimo assist per Israele. La notte successiva è scattato l’attacco su Teheran. Gli israeliani hanno colpito l’impianto di Natanz, uccidendo scienziati nucleari, oltre che la leadership militare del paese. A cui è seguito il lancio di missili iraniani sul territorio israeliano. Escalation di cui al momento non si vede la fine.